Libano: visita del vice capo missione di Unifil

(di Stato Maggiore Esercito)
20/10/20

“Il contingente italiano di Unifil è un presidio di pace e un modello operativo ed efficace, il cui fattore di successo risiede soprattutto nella straordinaria capacità di interazione dei militari italiani con tutte le componenti della società presenti nel variegato mosaico libanese”. Lo ha detto Jack Christofides, vice capo missione di Unifil, la Forza di interposizione delle Nazioni Unite nel Sud del Libano, in occasione dell’incontro a Shama con i “caschi blu” del contingente italiano a guida Brigata “Sassari”.

L’alto funzionario dell’Onu è stato accolto al suo arrivo dal comandante del settore Ovest, generale di brigata Andrea Di Stasio, e dal vice comandante Brendan Delaney. Al centro dei colloqui, le tematiche relative al monitoraggio della cessazione delle ostilità e la cooperazione strategica con le forze armate libanesi per la sicurezza e la stabilità nel Sud del Libano, “una realtà sociale in cui il contingente italiano si innesta attraverso il dialogo e il rispetto reciproco”, ha dichiarato Christofides, “nella convinzione della centralità di questo paese quale regione cruciale per il futuro del Medio Oriente sul fronte della sicurezza globale”.

Sul tavolo della discussione anche il dinamismo e la complessità degli interventi di cooperazione civile-militare realizzati dal contingente con fondi del ministero della Difesa italiana a supporto diretto della popolazione e delle Istituzioni locali, tenendo in debita considerazione l'ambiente sociale, politico, culturale, religioso ed economico dell’area di operazioni che risente della crisi politica ed economica dell’intero paese, aggravatasi ulteriormente a causa della pandemia da Coronavirus.

Sul piano dei progetti di ricostruzione e sviluppo, il generale Di Stasio ha illustrato le nuove strategie d’intervento a cui sta lavorando il contingente italiano, elaborate per andare oltre il collaudato meccanismo della distribuzione equilibrata delle risorse tra le varie comunità in un’ottica di necessità e di urgenza per il ripristino dei servizi essenziali.

“Il nostro vuole essere un impegno che punti a un coinvolgimento sempre più ampio della società civile libanese in termini di rafforzamento di politiche partecipative di sviluppo sociale che siano in grado di favorire lo “state” e il “capacity building” nel Sud del paese”, ha precisato Di Stasio, facendo riferimento alle recenti iniziative intraprese dai peacekeepers italiani nel supporto ai minori, alle donne e alle questioni di genere, nel miglioramento del servizio sanitario, di protezione ambientale e infrastrutturale, soprattutto della rete idrica e dello smaltimento dei rifiuti, nello sviluppo del settore agricolo e rurale, della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale.

“Un modello d’intervento innovativo ed efficace”, lo ha definito Christofides, che se da una parte punta a un sempre maggiore coinvolgimento di risorse e competenze locali capaci di generare positive ricadute economiche del territorio, dall’altra rafforza la sicurezza e la stabilità nell’area, prevenendo e riducendo possibili tensioni all’interno del paese e lungo il confine con lo stato di Israele. 
Al termine dell’incontro, il vice capo missione di Unifil ha manifestato apprezzamento e gratitudine al generale di Stasio, agli uomini e alle donne del Sector West per i risultati ottenuti “sul campo”, frutto di un coordinamento con il Civil Affairs di Naqoura che permetterà di fare un salto di qualità a tale azione congiunta, stabilendo, come proposto dal comandante del Sector West, modalità operative comuni tese ad un sempre migliore utilizzo degli sforzi e delle risorse del ministero della Difesa italiano e di quelle delle Nazioni Unite.

Nuovi progetti di autosostentamento da realizzare insieme al Civil Affairs di Unifil nelle principali Unioni delle municipalità nel Sud del Libano, sono allo studio del contingente italiano allo scopo di avviare un ciclo virtuoso che dia impulso al mercato locale, slancio al settore occupazionale e risposte concrete ai bisogni primari della popolazione.