Scenario della diffusione del coronavirus in Italia… (leggetelo se siete poco impressionabili)

(di David Rossi)
21/02/20

Questo articolo - sotto le specie di un racconto fantapolitico - ha basi scientifiche solide e descrive né più né meno quello che succede in molte province della Cina e non solo. Se siete terrapiattisti, leggendolo siete giustificati a prenderlo per allarmistico. Se no, aprite bene gli occhi e la mente e continuate solo se siete spiriti forti

All’inizio era stata la scelta dei leader politici di non esporsi sulla questione del coronavirus: per alcuni sarebbe servito solo ad irritare i “nuovi amici” cinesi, per altri un rischio senza ritorni in termine di immagine e sondaggi. Poi, c’era stata la scelta scelleratissima di favorire le quarantene dei potenziali soggetti infetti nelle loro abitazioni, lasciando liberi nel Paese un numero incalcolabile di super diffusori della pandemia. Dopo, si era radicata la certezza che il covid-2019 colpisse solo gli anziani e e gli invalidi. Infine, a livello popolare, si era affermata per molto tempo la convinzione fatalistica che tutto si sarebbe risolto e che le poche cassandre erano loro stesse super diffusori di fake news. Ovviamente, tutto questo era avvenuto un po’ in tutto l’Occidente. Ma per questo scenario ci concentreremo sull’Italia, ben consapevoli che non si verificherebbe solo qui.

Dopo l’annuncio del presidente cinese che i casi di covid-2019 nel suo Paese erano nell’ordine di milioni1 e che la situazione “doveva essere rimessa sotto controllo”, in Italia galeotti furono le prime settimane di scuola a settembre: nelle scuole italiane apparve evidente che il tasso di assenze degli studenti (ma anche dei docenti) degli istituti di ogni ordine e grado fosse spaventosamente alto, nell’ordine di due volte il normale. Il Paese lo scoprì per caso, perché le conversazioni nelle chat delle mamme e degli insegnanti furono raccolte in un dossier trasmesso al provveditorato e da alcune scuole dell’Alta Italia, a sua volta intercettato da un quotidiano. Il fatto che il ministro dell’istruzione non avesse dato l’allarme provocò la prima crisi politica da pandemia della storia: non era chiaro se il presidente del consiglio avesse capito più di altri la gravità della situazione e intendesse fuggire - lui solo sapeva dove - oppure se fossero giunti al culmine i conflitti fra quanti paventavano l’emergenza e quanti sospettavano la presenza di un complotto plutocratico ordito da Big Pharma dietro il caso. Fatto sta che il capo dello Stato rimise tutti al loro posto, respingendo l’idea stessa di una crisi di governo in un simile frangente. E magari non gradendo l’ipotesi di ricevere delegazioni di politici potenzialmente infetti!

L’Italia reagì da par suo: con la crisi ventilata, si innescò una specie di “mini 8 settembre”, con l’assalto ai supermercati, l’approvvigionamento selvaggio di farmaci antivirali e antibiotici (questi ultimi utili per le infezioni batteriche, ma pura acqua di fonte per i virus), la fuga dalle scuole, dalle fabbriche e dalle università. E dagli stadi: nelle loro teleconferenze - giusto per evitare contatti troppo stretti fra di loro - i dirigenti di Juventus, Inter, Milan, Roma e Lazio paventarono una perdita netta di quasi 200 milioni di incassi per il settore del calcio. A confronto, l’eliminazione da Russia 2018 era stata una passeggiata nel parco per lo sport italiano!

Dopo la buriana dei primi giorni, la stessa grande distribuzione entrò in crisi: nessuno voleva rischiare di trovarsi in mezzo alla folla! Così, si svuotarono anche i cinema e i teatri. Il ministro dell’Economia, coraggiosamente arrivato fino a Palazzo Chigi, spiegò allora al premier che c’era il rischio serio che un blocco del sistema-Paese provocasse una contrazione del PIL pari a un quarto nell’ultimo trimestre. “Non dovremmo preoccuparci per gli scenari apocalittici!” rispose il presidente del consiglio. Al ché, il suo collega, più esperto di economia, rispose: “Questo è lo scenario più favorevole: il mio cardiologo non mi permetterebbe di illustrarle quello apocalittico!”

Alberghi vuoti, centri congressi deserti, chiese chiuse, traffico impazzito perché nessuno usava più i mezzi pubblici e ogni auto viaggiava con al massimo un passeggero e un bambino… Gruppi armati interforze presidiavano le stazioni di servizio e le banche.

Il ministro della Salute apparve allora sugli schermi del presidente del consiglio, dei ministri e, straordinariamente, del capo dello Stato, in quello che era il primo consiglio dei ministri completamente online della Storia italiana.

“Onorevole, a che punto stiamo?” Seguì un lungo sospiro e un silenzio imbarazzato.

“Secondo le stime, in questo momento il numero di casi di covid-2019 in Italia è attorno allo 0,2% della popolazione…”

“Posso, quindi, dire al Paese che tutto è sotto controllo e che abbiamo circoscritto il pericolo?”

“Non proprio…”

“Si spieghi meglio!” (colpo di tosse)

“Lo zero virgola due per cento di sessanta milioni di persone sono comunque 120.000 pazienti: noi non abbiamo che 240, a dir bene 250 mila posti letto effettivi. Riaprendo alcuni ospedali e reparti, superiamo i 300…”

“Ci stanno tutti, no?” esclamò il ministro degli Esteri.

“Onorevole collega, ci stanno… un accidente!” replicò il premier, stringendosi le tempie fra le mani.

“Ma presidente… 120 in 300 ci sta e…”

“Sono pazienti INFETTI, cazzo! Li vuol mettere in mezzo alle partorienti e ai malati di cancro?! E dove sono in questo momento? Ho timore a sentire la risposta…”

Il ministro della Salute sospirò di nuovo: “Per un terzo sono nelle caserme e nelle palestre gestiti dalla protezione civile, che non è addestrata per un’emergenza simile ma sta facendo un lavoro eroico. Nemmeno un migliaio sono nei dipartimenti di malattie infettive, con grave rischio per chi vi era già ricoverato per altre ragione e non può essere spostato. Circa duemila sono stati trasportati e per il momento rimangono nei locali dei pronto soccorso (che per questo sono al collasso e inagibili per gli altri pazienti… e con personale medico e paramedico a grave rischio…) e i rimanenti… beh, vuole che glielo dica?”

“La prego… Tanto, il ministro dell’Economia non è qui con noi su richiesta del cardiologo!”

“Sono ancora nelle loro abitazioni, in attesa di un nostro intervento, serviti dai loro familiari e dai volontari che per questo sono potenziali diffusori del coronavirus e andrebbero messi in quarantena subito… Insomma, ogni paziente si accompagna a 2-3 familiari che dovremo comunque attenzionare… Parliamo di circa 300.000 persone, fra pazienti a casa, familiari e volontari!”

Intervenne allora il ministro della Difesa: “Io da ieri ho in quarantena l’equipaggio di due pattugliatori che hanno intercettato dei clandestini potenzialmente infetti. È il quarto caso in una settimana: o siamo molto sfortunati o qualcuno lo fa apposta, a caricare individui con chiari sintomi sui barconi per falcidiare i nostri uomini. Oltretutto, ho perso già parecchie pattuglie di carabinieri che ho dovuto togliere dal servizio per isolarli, in quanto intervenuti per emergenze in locali occupati da malati conclamati…”

“Pure la criminalità organizzata…”

“Loro si sono adattati in fretta all’emergenza: dalla rapina in banca fatta usando un paziente fortemente sintomatico come arma alla neutralizzazione delle forze dell’ordine con lo stesso mezzo… Mica posso mandare in missione i militari con lo scafandro!”

Il ministro degli Esteri col le lacrime agli occhi: “A proposito di missioni, oggi dovremo discutere del rientro del personale diplomatico e dei militari impegnati in Medio Oriente e nei Balcani. Per non parlare dei cittadini rimasti bloccati all’estero, vista la cancellazione di tanti voli…”

“Sarà fatto fra poco, nel corso della teleconferenza del Consiglio Supremo di Difesa! Prima di quella però dovremo finire di ascoltare quello che ha da riferirci il collega della Salute”

Il ministro degli Interni portò, intanto, anche la sua testimonianza: “Abbiamo tutto il personale di polizia e i volontari della protezione impegnati. Ho dovuto non solo cancellare le licenze e richiamare proprio tutti gli ausiliari, ma anche predisporre, mi si passi il termine, una nuova 'infornata' di volontari addestrati in modo appena sufficiente, perché perdiamo ogni giorno donne e uomini che contraggono la malattia”.

“Lo stesso accade fra il personale medico e paramedico. Licenze sospese. Richiamo degli specializzandi e dei pensionati. Tenete conto che stiamo cercando di non trasformare i nosocomi in spugne infette e intendiamo accumulare i malati in strutture temporanee o di fortuna come in passato i terremotati... Vogliamo che i pazienti oncologici, quelli ortopedici, quelli in dialisi, le partorienti ecc. tutti ricevano i servizi urgenti.”

“Il mio dicastero sta impegnandosi per usare alcuni alberghi e centri vacanza per il ricovero dei casi sospetti…”

“Molto bene… Dovremo creare un database nazionale delle strutture disponibili e averne le planimetrie: servono le camere singole e doppie con i servizi privati, non le camerate dove il virus si diffonderebbe più in fretta… e occorre dare la precedenza a strutture con servizi catering interni.”

“È un incubo… Signor ministro della Salute, ha altro da aggiungere, in conclusione?”

“Sì, il peggio, purtroppo. Un decimo di dei casi ha sviluppato una forma grave di polmonite che impedisce loro di respirare autonomamente!”

Il capo dello Stato trasecolò: “Mi sta dicendo che abbiamo dodicimila pazienti con una sindrome respiratoria grave sottoposti a ventilazione assistita?”

“No. Semplicemente perché la ventilazione non serve quando i polmoni non riescono più a scambiare ossigeno con anidride carbonica. Abbiamo appena ordinato mille macchine per il filtraggio di gas nel sangue… Il collega dell’Economia troverà oggi stesso nella posta elettronica una richiesta di spesa di quasi un miliardo. E questo solo per le macchine e l’addestramento del personale”.

“Un’ultima domanda, ministro… E se il virus dovesse colpire non lo zero virgola due… ma il due o addirittura il venti per cento della popolazione?”

“Presidente, lei è un uomo religioso, lo leggo spesso nelle sue interviste: preghi che non si verifichi! Io non ho nemmeno questo conforto e mi rifiuto di risponderle adesso”.

Il titolare degli Interni con un sospiro: “Ho capito. Provvederemo a un ordine di sequestro per i forni crematori in tutto il Paese”.

Al ché il presidente della Repubblica: “Aggiorniamoci ogni sei ore, anche la notte e nei giorni festivi. Fra poco avrò una teleconferenza con alcuni di voi e con gli altri membri del Consiglio Supremo di Difesa. Ho il terrore di sentire i prossimi consigli dopo quello che ho appreso”.

1 Nascosti nelle statistiche ufficiali perché trattati a casa e non ospedalizzati oppure usando criteri molto rigidi di classificazione.

Foto dell'autore (cartello esposto da associazioni cinesi nella città di Prato)