Il terremoto e quel l'interesse nazionale che non c'è

(di Andrea Pastore)
27/08/16

Il terremoto della notte tra il 24 ed 25 agosto oltre alla tragedia delle vittime ed alla desolazione delle distruzioni ha messo in evidenza un ulteriore e forse mai fino in fondo esaminato male endemico dell'Italia, la totale assenza del concetto di interesse nazionale.

Innanzi tutto si dovrebbe provare a comprendere in parole semplici cosa sia l'interesse di una nazione e poi sarebbe necessario dare a questo sistema una dimensione concreta affinchè un'intera comunità nazionale ne possa godere. L'interesse nazionale, a voler fare un massimo comune denominatore di quanto fino ad ora detto, è l'insieme delle ambizioni di uno Stato che, qualora non perseguite, determinano la fine dello Stato stesso inteso come insieme organizzato e solidale di cittadini. Detto tutto questo ed aggiungendo che il tema esposto è per paradosso il fondamento della scuola politica realista (potere al di sopra dell'etica e della società nda), nonché la base delle relazioni internazionali contemporanee resta da capire cosa c'entri tutto ciò con il terremoto delle scorse ore, la risposta è proprio nei fattori connessi ai doveri dello Stato ed alla sua sopravvivenza.

L'Italia, messa insieme dalle ambizioni dei Savoia e dalle esigenze di equilibrismo politico francese, si è confrontata nella sua breve storia di nazione unita con una serie di disastri tellurici che iniziano a Messina nel 1908 (foto) e si concludono, momentaneamente, nella valle del Tronto, senza che nessun governo abbia fatto assolutamente nulla per prevenire tali eventi, eppure i morti sono stati migliaia ed i costi delle varie ricostruzioni sono al limite dell'imponderabile, in tale assurdo disinteresse sembra intrinseco il tarlo del mancato riconoscimento per l'Italia del suo status di nazione dal momento che nessuno ha mai ritenuto necessario elaborare un piano antisismico efficace, partendo dalla cultura e finendo agli interventi di costruzione del nuovo o di consolidamento del vecchio. Detto ciò il concetto di interesse nazionale si innesta in maniera perfetta, seppur fuori dal naturale brodo di coltura delle relazioni internazionali, per essere violentato fino a potersi addirittura usare il suo opposto per descrivere la situazione italiana, cioè il totale disinteresse per la nazione, ecco allora una domanda, ma se una classe dirigente non tutela in primis il proprio territorio, come potrà essere pronta a confrontarsi nelle sfide del consesso internazionale, come potrà vincere il dramma di una guerra o di uno scontro economico di grossa portata?

Per rispondere Potremmo elencare alcune clamorose occasioni mancate di questa Italia già dal lontano 1866 (3a guerra di indipendenza nda) fino all'affare libico del 2011, passando per il terrorismo rosso e nero e per le mafie, senza dimenticare gli attacchi alla lira e la rinuncia al progetto south stream, questi sono soltanto alcuni modelli per mostrare come l'interesse individuale o di piccoli gruppi sia 
prevalso e prevalga ancora oggi sull'interesse della comunità ed hai voglia a dirci che siamo bravi a gestire le emergenze e composti a metabolizzare i lutti, il problema è che forse non siamo ancora pronti ad essere una nazione.