Il generale Hodges ci aveva visto giusto: le forze russe sono in crisi, non si stanno solo riposizionando

(di David Rossi)
04/04/22

Il generale Ben Hodges sa leggere le vicende militari russe in Ucraina come un libro aperto. Tre settimane fa, fra i primi in Italia, riportammo la sua analisi su Difesa Online (vedi link); ora possiamo dire che ci azzeccò su tutta la linea e non certo perché anche un orologio guasto dice l’ora giusta due volte al giorno: l’ex comandante delle forze americane in Europa andò oltre l’ovvio e fu coraggioso abbastanza da anticipare i tempi.

Negli ultimi giorni, è tornato a parlare1, per spiegare meglio le basi del suo ragionamento e per farci capire in che direzione va la guerra di aggressione voluta dal presidente russo Vladimir Putin. Proviamo a capire il pensiero di questo straordinario analista ed ex alto ufficiale, facendo non solo un lavoro di traduzione e di interpretazione, ma anche di applicazione del suo pensiero alla realtà attuale.

La crisi delle forze armate russe

Fu Carl von Clausewitz, nella Prussia del XIX secolo, a sviluppare in concetto di "punto culminante": lo fece “per evidenziare il punto decisivo dopo il quale un esercito non può continuare ad avanzare”. Questo è, secondo Hodges, quello che sta accadendo ora alle forze russe. “La Russia si è bloccata ovunque. Sono stati persino respinti da molte posizioni”. Quello che a noi sembra una ritirata tattica dalle zone di Kiev, di Chernihiv e di Kharkiv nasconde il fatto che ormai quelle posizioni erano divenute insostenibili e l’esistenza stessa di divisioni e reparti messa in pericolo.

Eppure, nel sud-est dell’Ucraina, da settimane i Russi sembrano avvicinarsi sempre di più alla presa di Mariupol. Molti sostengono che questo successo, che a volte sembra allontanarsi ogni volta che i Russi fanno un passo avanti, alla maniera di Achille e della tartaruga, le truppe di Putin potrebbero trarne un vantaggio in termini di morale, oltre che di logistica. Ebbene, Hodges non vede “la possibilità che possano riprendere il loro slancio in modo significativo. I loro problemi logistici non saranno risolti a breve. I loro problemi di personale continuano. Quasi 20.000 soldati sono stati uccisi o feriti gravemente. Questa è una parte consistente della loro forza”.

I russi non sono sconfitti, anzi…

Bisogna chiarirsi ora: “raggiungere il punto culminante non significa essere stati sconfitti”. Hodges lo dice chiaramente: “non significa che non continueranno a uccidere ucraini innocenti” con raid dal cielo e attacchi missilistici né che non cercheranno di radere al suolo intere città né che cesseranno di colpire i convogli di profughi. Tuttavia, il generale è certo che i Russi non avranno “la capacità di mettere le mani su Odessa” e men che meno, anche riorganizzandosi, riusciranno a prendere Kiev Nessun obiettivo importante è alla loro portata, né oggi né nel futuro prossimo. Anzi, anche se non lo diciamo abbastanza, i vertici politici e militari russi “sanno di essere nei guai”.

Perché quello che sulla carta - e solo lì - è il secondo strumento militare più potente del mondo dovrebbe essere nei guai? Sempre seguendo il ragionamento di von Clausewitz, una volta raggiunto il punto culminante, emerge un'opportunità per i difensori e anche per noi, il Mondo libero, “di aumentare e accelerare la fornitura dei mezzi e dei sistemi d’arma di cui gli ucraini hanno bisogno” e di aumentare il livello di logoramento delle forze di Putin. Hodges va dritto al punto: è anche un'opportunità d’oro per la comunicazione per raggiungere la popolazione russa: “il 1° aprile, 130.000 famiglie russe dovranno inviare il proprio figlio a diventare un coscritto nell'esercito russo. E quindi se potessimo raggiungere alcune di queste famiglie e dire… vuoi veramente che tuo figlio diventi un coscritto e sia carne da cannone?”

Mosca non può più vincere, ma non ha ancora perso. I Russi, che i media nostrani immaginano impegnati a spostare truppe e mezzi verso il Donbass per la spallata decisiva, “cercheranno di riguadagnare slancio”: tuttavia, Hodges dubita che sarà fattibile. Probabilmente inizieranno a consolidarsi, a rafforzare la presa su ciò che hanno. Proveranno a catturare Mariupol. Quindi penso che cercheranno la migliore posizione negoziale che possono ottenere”. Già, perché quelle truppe e quei mezzi che dovrebbero spostarsi verso sud sono quelli stessi - logori, demoralizzati e con carenza di uomini ben addestrati - che adesso stanno accumulando nella Bielorussia, probabilmente per capire se siano ancora servibili per qualche compito.

Il pericolo chimico e nucleare esiste, ma…

Ma se per disperazione dovessero usare le armi chimiche o peggio ancora quelle nucleari? Il generale americano è sicuro che “lo stanno valutando. Non ne dubito. Putin ha usato agenti nervini sul suo stesso popolo, sulla sua stessa opposizione”. Ma una cosa è gasare le persone all’interno di un teatro a Mosca, altra cosa è farlo su popolazioni o forze armate straniere. A Mosca hanno ben chiaro che “se usano armi chimiche sarà molto difficile per i paesi occidentali non essere coinvolti più attivamente e questo sarà solo un brutto risultato per la Russia”. E se invece il Cremlino intendesse usare le armi nucleari? Hodges ha un’opinione molto chiara: “Penso che le persone che sostengono Putin debbano pensare che ci dovrebbe essere vita dopo Putin. Dovrebbe esserci vita dopo che questa crisi sarà finita”.

La guerra contro le autocrazie

Spesso, leggiamo di opinionisti che reclamano la resa dell’Ucraina per riportare la pace. Hodges non vede questa possibilità come concreta: questa è una guerra “democrazia contro autocrazia. È ridicolo che siamo così titubanti e preoccupati per l'escalation quando i russi si inaspriranno. Creano i propri pretesti per fare quello che vogliono fare. Non vogliamo un'altra Srebrenica, dove i soldati sono rimasti dall'altra parte e hanno permesso che le persone venissero uccise”.

In definitiva, come può il Mondo libero approfittare di questa “opportunità”? Il generale ha le idee molto chiare: “Se vogliamo fermare l'uccisione e la distruzione delle città, dobbiamo concentrare i nostri sforzi nell'aiutare l'Ucraina. Ad esempio, dovremmo fornire loro un sistema d'arma che perfori una nave russa che lancia missili contro le città”. Semplice, no? Se non lo faremo, per gli stupidi tatticismi dei leader europei, “milioni di rifugiati, oltre i 3-4 milioni attuali, soffriranno e altri arriveranno nei paesi dell'UE, all’incirca altri 5 o 6 milioni”.

Una conclusione sorprendente

In conclusione, non dobbiamo dimenticare un aspetto che, trattato da un militare, acquista una valenza geostrategica, anche se è colpevolmente ignorato da molti media: la crisi alimentare che a causa della guerra di aggressione russa in Ucraina si riverserà in tutto il mondo. Lasciamo l’ultima parola a Hodges, che ha parlato in modo forte e chiaro: “Questo è in realtà un problema molto serio. Le persone in Medio Oriente e in Africa e persino in Cina dipendono dal grano che arriva dall'Ucraina”.