Il caso dell’azienda di Wuhan alla fiera del gelato a Rimini: una domanda agli organizzatori

(di David Rossi)
27/03/20

La nota giornalista Selvaggia Lucarelli si è attirata di recente le ire di amministratori e imprenditori delle aree dell’Italia settentrionale più colpite dalla pandemia COVID-19 per aver scritto che “dal 18 al 22 gennaio a Rimini si è svolta la fiera del gelato Sigep”, un evento importante, anzi addirittura “l’unica fiera al mondo nella quale si presenta tutta la filiera del gelato artigianale”. Era presente, presso lo stand 60 del padiglione B3 la “Wuhan Huiyou Wood Products Co., Ltd, un’azienda che produce oggetti biodegradabili come cucchiaini e vassoi”. La Lucarelli faceva notare che “nello stesso padiglione in cui c’è l’azienda di Wuhan ci sono anche aziende di Crema e Codogno con bizzarre vicinanze anche con aziende di San Marino e Treviso, due zone molto colpite dal Coronavirus. C’è anche da aggiungere che Rimini stessa ha registrato vari contagi già da febbraio”. La conclusione della nota opinionista: è “impossibile stabilire se questo sia il luogo in cui tutto è iniziato a Codogno, ma è innegabile che per un’eventuale indagine epidemiologica i tempi tornano e potrebbe essere una pista interessante”1.

Dura la reazione di SIGEP: “Il SIGEP è terminato il 22 gennaio. Il paziente zero si è registrato a Codogno quattro settimane dopo. Un po’ lunga come incubazione. Invitando tutti a un atteggiamento responsabile su temi di tale gravità, Italian Exhibition Group vigilerà con attenzione perché eventuali ulteriori notizie o supposizioni non ledano gli interessi di un mercato che rappresenta uno dei più floridi ‘made in Italy’. E non ledano quelli della Società stessa, quotata alla borsa italiana. La diffusione di informazioni prive di fondamento saranno perseguite legalmente. Sull’argomento IEG non ha altro da aggiungere”2.

Non appoggio la posizione di Selvaggia Lucarelli, per lo meno perché è un po’ troppo semplicistica: la povera Codogno non c’entra niente con Rimini. E che qualcuno dei rappresentanti dell’azienda cinese fosse portatore del COVID-19, è solo una supposizione. Tuttavia, dal punto di vista etico e di opportunità la risposta di IEG lascia molto perplessi.

Premetto che ne parliamo qui perché decine di migliaia di uomini e donne delle forze armate e delle forze dell’ordine rischiano la vita ogni giorno, spesso senza dispositivi in grado di garantire loro standard di sicurezza adeguati, per la pandemia in corso e, purtroppo, TUTTO il Made in Italy è soffocato a morte da una politica di locking-down inevitabile e accettata da decine di milioni di cittadini con spirito patriottico.

Con loro, rischiano la vita medici e personale sanitario, volontari, sacerdoti, malati e loro familiari.

Con loro, rischiano di subire danni irreparabili alle loro esistenze personali e alle loro sicurezze finanziarie lavoratori, professionisti e imprenditori.

Con loro, l’intero Sistema Italia geme e soffre.

Bene, detto questo, carissimi signori di IEG, ci potreste far sapere se avete almeno inviato una e-mail all’azienda di Wuhan a cui avete venduto uno stand dal 18 al 22 gennaio, quest’ultimo il giorno prima del totale isolamento imposto dalla Repubblica Popolare cinese all’intera provincia dello Hubei e al suo ormai celeberrimo capoluogo? Detta e-mail, per come ce la immaginiamo, dovrebbe porre loro una semplice domanda: messers… dear sirs… spettabile azienda, gentili signori, siete per caso risultati positivi ai centinaia di migliaia di test fatti dal vostro Governo nella vostra città martoriata dal coronavirus? Ve lo chiediamo perché siamo un po’ preoccupati per quanti hanno partecipato al nostro magnifico evento e non vogliamo che abbiano a patire alcun danno per la partecipazione, senza nostra responsabilità, di un soggetto infetto.

Sono certo che lo avrete fatto in quanto l’azienda per voi è stata da detto 23 gennaio a oggi di facile raggiungimento perché sicuramente ne avete i contatti (ho partecipato a molte fiere in vita mia: si danno le e-mail, i numeri di telefono fissi, i mobili di uno o più dirigenti, quasi sempre anche numeri personali ecc.). Per i lettori, riporto il sito web della Wuhan Huiyou Wood Products Co., Ltd, su cui troveranno i riferimenti per chiedere informazioni direttamente, se fossero stati alla SIGEP fra il 18 e il 22 gennaio: https://www.hywoodstick.com/

Il lettore, visitando detto sito web, scoprirà che l’azienda era così speranzosa all’idea di sviluppare nuovi mercati attraverso la fiera riminese da aver addirittura pubblicato un banner in homepage, che è ancora lì (immagine apertura). Sì, perché in tempi in cui si può venire denunciati e avere conseguenze penali per aver portato il cane a fare i bisogni due isolati lontano da casa, un po’ tutti siamo in allarme per la salute nostra e dei nostri cari e francamente, con le nostre imprese o quelle dei nostri datori di lavoro in forte sofferenza, ci interessa relativamente che una azienda sia quotata in borsa o no. Ci basta sapere la risposta dell’azienda cinese di cui sopra alla vostra e-mail. If any.. Caso mai l’aveste scritta.

Qui, non si tratta di cercare il paziente zero, ma di avere attenzione per il cliente, come sono certo, anzi certissimo che voi avete. Per questo, ci piacerebbe, se non lo avete già fatto per motivi di inopportunità, che in questi giorni, per e-mail o per telefono, provaste a contattare questa benedetta azienda cinese. Sapete, a Wuhan si comincia un po’ a uscire per strada. Ma da quel 23 gennaio la posta elettronica e i cellulari hanno sempre funzionato.

Con questo pensiero, porgo i migliori auguri per il successo della vostra e di tutte le imprese italiane.