4 novembre 2019 e “Strade sicure”

(di Nicolò Manca)
04/11/19

Da sempre il 4 novembre ha rappresentato l'occasione per la società civile per rendere merito alle Forze Armate del loro impegno per la difesa e la sicurezza dei cittadini. Tuttavia alcuni giorni or sono la stampa ha dato ampio risalto ad un'avvisaglia del mutare dei tempi partita da quel liceo di Venezia che ha visto insegnanti e studenti rifiutare compatti un incontro con il mondo con le stellette. Motivazione ufficiale? L'articolo 11 della Costituzione recita: “l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà, ecc ecc”.

Data l'imminenza del 4 novembre, forse il mondo in uniforme si aspettava una tempestiva replica o una riflessione da parte dei vertici istituzionali, ma né il Comandante Supremo delle FA, né il Ministro della Difesa e ancor meno quello della Pubblica Istruzione, di cui peraltro sono noti i convincimenti sessantotteschi, hanno replicato alcunché.

Sarebbe stato sufficiente ricordare che la Costituzione recita anche che la difesa della Patria è “sacro dovere del cittadino” e che la “sovranità appartiene al popolo”.

Anche se i militari hanno fatto il callo ai silenzi dei vertici istituzionali, per loro non è facile digerire la distrazione o l'indifferenza con cui la Patria (il ministro Fioramonti perdoni il ricorso a questo desueto vocabolo d'altri tempi che sta ad indicare genericamente anche la classe politica, la pubblica opinione e il mondo dell'informazione) sottovaluta le problematiche militari... a cominciare dall'abnorme numero di suicidi che si registra tra gli uomini in divisa!

Come mai i militari si suicidano in percentuale doppia rispetto al mondo civile? Perché un cittadino che ha indossato la divisa per libera scelta e dopo aver superato una selezione psico-attitudinale decide di togliersi la vita, come è accaduto tra il 1 gennaio scorso e questo 4 novembre a 16 carabinieri, 4 poliziotti, 7 militari delle tre forze armate, 10 agenti penitenziari, 5 finanzieri, 5 vigili urbani e 1 vigile del fuoco?

È evidente che il malessere che serpeggia nelle Forze Armate deriva dall'indifferenza della la classe politica verso i problemi legati allo stress cui sono sottoposti i cosiddetti “servitori dello stato”, dalle difficoltà economiche connesse con i mancati ricongiungimenti familiari a finire nelle peripezie giudiziarie subite dai militari ad opera di una magistratura che li tiene sotto tiro (se un soggetto che delinque riporta un danno fisico durante l'arresto, per il servitore dello Stato c'è la certezza di finire sotto processo).

È fatale anche che la lontananza familiare, sinonimo di separazione, comporti rischi che possono sfociare in un divorzio.

Per quanto riguarda le difficoltà economiche non è facile per uno qualsiasi dei 7000 militari impegnati nella missione “strade sicure“ sentirsi dire che i 27 (ventisette) euro giornalieri spettanti durante i sei mesi di servizio svolto appoggiandosi a caserme per lo più inadeguate, gli verranno corrisposti al termine dei sei mesi e anche oltre! Eppure quei 27 euro farebbero comodo subito per “sopravvivere” lontano da casa e per effettuare saltuari viaggi per vedere i familiari e i figli (opzione problematica, a causa del costo dei voli, per i sardi della Brigata “Sassari”).

La risposta politica alle esigenze dei militari è nota: carenza di risorse. Mancherebbero le risorse, pare 400 milioni, anche per fronteggiare l'impegno delle missioni internazionali.

Ciò detto è comprensibile che chiunque dei 7000 militari in questione trovi indigesto apprendere dalla stampa che la Corte dei Conti ha certificato che il costo giornaliero per ogni clandestino (pardon: migrante) presente in Italia ammonta a 203 euro/giorno, pari a 6.090 euro al mese. Ma al VFP dell'esercito (che percepisce, se coniugato, uno stipendio oscillante intorno 1500 euro mensili) non è dato sapere quante centinaia di migliaia di migranti siano assistiti sul territorio nazionale, né se nel calcolo della Corte dei Conti rientri il costo delle oltre 500.000 tessere STP che danno diritto a qualunque migrante di accedere all'assistenza sanitaria nazionale, ed anche il costo di 170 euro/giorno per ciascuno dei 20.000 ospiti non-italiani delle nostre carceri. Senza dimenticare il costo dei voli charter con cui “andiamo a prenderci” migranti in Etiopia nonché dei voli con cui la Germania “ci riporta” in Italia, non si sa a quale titolo, 50 migranti alla settimana. Ne consegue che lo Stato deve spendere un fiume di denaro per queste esigenze prioritarie, come per quelle altrettanto prioritarie necessarie per il reddito di cittadinanza elargito ahimè (come riportato dai media e dichiarato dal governatore campano De Luca) anche alla numerosa manovalanza della camorra e ai pusher ancorché proprietari di Porsche Macan.

Questo quadro d'insieme contribuisce non poco a deprimere il morale di quanti sono impegnati nella missione “Strade sicure”, già mortificati da un ruolo non esaltante che esclude la possibilità di procedere ad un arresto anche in fragranza di reato. In tali circostanze il militare deve limitarsi ad allertare, il più delle volte inutilmente, la centrale operativa delle forze dell'ordine, sia che sia testimone di un'attività di spaccio, sia che scopra una discarica abusiva, sia che assista allo spettacolo di un migrante intento a defecare in una strade del centro della Capitale. Compiti di avvistamento e segnalazione che potrebbero essere assolti, senza nulla togliere al valore deterrente dovuto alla presenza di una divisa, anche da una buona telecamera o da un pensionato affacciato ad una finestra fronte strada.

Anche in caso di aggressione il militare deve limitarsi ad una difesa “proporzionata all'offesa”, mentre alle minacce e alle offese verbali non deve reagire ma … allertare la centrale. Anche questo non è facile da digerire per un soldato che che ha alle spalle più missioni in Iraq o in Afghanistan.

In sintesi: un ipotetico fermo immagine di questo 4 novembre lascia intravedere un uomo in divisa deluso e insoddisfatto che vede un futuro dai colori sbiaditi e un progressivo declino delle Forze Armate.

Come ormai chiaro, queste non rappresentano per la classe politica una priorità, e così sarà finché non si sarà consapevoli che se nello scenario internazionale l'Italia conta meno di quanto dovrebbe, molto è dovuto alla mancanza di Forze Armate credibili.

E a migliorare questo quadro per nulla esaltante a poco serviranno i consueti pistolotti di circostanza, proposti con algidi sorrisi e conditi con parole di circostanza inneggianti all'Europa prima che all'Italia.

Foto: Esercito Italiano