Quale nuovo mezzo corazzato per i bersaglieri?

09/08/22

Uno dei programmi più urgenti di rinnovamento degli equipaggiamenti in dotazione all’Esercito italiano è quello relativo alla sostituzione del veicolo da combattimento dei bersaglieri Dardo (foto apertura). Acquisito nel 2002, era stato progettato e costruito dall’industria nazionale dopo una lunghissima fase di sviluppo iniziata negli anni Settanta del secolo scorso (progetto VCC-80). Dotato di torretta armata di cannone automatico da 25 mm e di prestazioni in mobilità che si avvicinavano a quelle del carro Ariete, al momento della sua entrata in linea il Dardo era un mezzo di discrete prestazioni, paragonabile al BMP-2 russo e che reggeva il confronto anche con gli IFV della NATO come l’AMX-10, il Warrior e la prima versione del Bradley M-2, pur soffrendo della mancanza di una rampa lanciamissili controcarri.

Nel corso del suo servizio il Dardo non è mai stato sottoposto ad interventi migliorativi ed oggi apparare carente soprattutto in fatto di protezione, data da un guscio corazzato in alluminio con sovrapposte piastre d’acciaio di 6 mm di spessore.

Dopo alcuni infruttuosi progetti di miglioramento (nuova torretta senza cestello armata di mitragliera da 30 mm e corazzature supplementari esterne) e di estensione della produzione a versioni specializzate, proposti alla fine negli anni Dieci, la ditta costruttrice aveva di recente sconsigliato lo sviluppo di una versione ammodernata.

La guerra in Ucraina ha cambiato le prospettive ed ora l’Esercito ha deciso di procedere ad alcuni interventi di potenziamento delle prestazioni. Rimane, comunque, il fatto che il Dardo risente dell’anzianità di progettazione e la Forza armata sta pensando ad un suo sostituto.

Sono allo studio varie opzioni, come quella, già ventilata, dell’adozione del cingolato tedesco Lynx (foto seguente) o di una versione attualizzata del blindato 8x8 Freccia.

La scelta da operare è prima di tutto quella tra un veicolo cingolato o uno ruotato, seguendo, in quest’ultimo caso, l’esempio dell’esercito francese che ha deciso di affiancare al carro Leclerc il VBCI ad 8 ruote, del peso di 29 t ed armato con un cannone mitragliera da 25 mm in torretta. In questa direzione sembrano andare anche i britannici che hanno deciso di abbandonare il rimodernamento del Warrior a favore del Boxer.

Nel panorama mondiale dei mezzi corazzati le scuole di pensiero in tema di veicoli da combattimento per la fanteria divergono notevolmente da paese a paese: si passa infatti da IFV superpesanti, derivati dagli scafi di carri armati come il Namer, pesante 63 t, prodotto in Israele su meccanica del carro Merkava e del russo T-15, dotato dello scafo del carro T-14 Armata, di mitragliera da 30 o 57 mm con 4 rampe lanciamissili controcarri e del peso di 48 t, agli IFV di medie dimensioni a trazione cingolata come lo svedese CV-90 (foto seguente) ed i tedeschi Puma e Lynx, adottato quest’ultimo recentemente dall’Ungheria, che ricorrono a scafi dedicati, di peso inferiore a quello degli MBT, alle versioni IFV tratte da veicoli trasporto truppe ruotati 8x8, come il Boxer tedesco armato di mitragliera da 30 mm, il VBCI francese, il Patria AMV, ecc.

Lo scrivente ha molte perplessità sulla capacità di un veicolo ruotato, ancorché 8x8, di poter assicurare la cooperazione in terreno difficile con un carro armato ed un livello di protezione sufficiente ad operare a contatto balistico con un avversario modernamente equipaggiato in tema di armi controcarro.

Un IFV destinato ad operare a stretto contatto di formazioni corazzate deve disporre di una mobilità analoga a quella dei carri, di mitragliera di calibro elevato (30 e più mm), rampe lanciamissili controcarri a lunga gittata o lancia loitering munition, tutte armi capaci di integrare l’armamento principale dei carri armati, oltre ad una corazzatura passiva che si avvicini il più possibile a quella di un MBT, nonché naturalmente di sistemi di protezione attivi anti-missili ed anti-droni, identici a quelli montati sui carri. L’installazione a bordo di un IFV di una tale varietà di armamenti e di sistemi di autoprotezione e soprattutto il montaggio di piastre corazzate di notevoli pesi e spessori non possono essere ottenuti con veicoli a trazione ruotata, pena il decadimento eccessivo delle prestazioni di mobilità.

L’enfasi posta sul requisito di una capacità di sopravvivenza degli IFV prossima a quella di un carro si fonda sulle seguenti riflessioni:

1) rispetto all’epoca della guerra fredda, in cui vi era la necessità di acquisire un numero elevato di IFV per equipaggiare tutti i reparti di fanteria meccanizzati inquadrati in grandi unità corazzate, oggi tale numero si è ridotto notevolmente e basterebbero poche centinaia di IFV per soddisfare le esigenze di eserciti come quello italiano o inglese o francese che mettono in campo non più di 200-300 carri armati.

2) I moderni criteri di impiego dei reparti corazzati in campo aperto, caratterizzati da elevata dinamicità, tempi serrati d’azione per sfuggire al tiro avversario e tiro in movimento, pongono una minore necessità di appiedamento dei bersaglieri.

3) Nei combattimenti in centri abitati, eventualità sempre più presente negli attuali campi di battaglia, eccellono le prestazioni dei mezzi corazzati più protetti e corazzati e soprattutto cingolati, maggiormente idonei dei ruotati al superamento di barricate, ostacoli e ammassi di macerie o all’abbattimento di muri.

Non si capisce, infine, perché un IFV debba avere una protezione notevolmente inferiore a quella di un carro, quando il primo trasporta un numero di uomini almeno triplo del secondo.

Compito principale di un mezzo corazzato è quello oggi quello garantire la sopravvivenza del proprio equipaggio. Il compito vulnerante e di offesa è certo importante, ma secondario rispetto alla capacità di incassare colpi senza danno per gli occupanti, specie negli eserciti occidentali che hanno una spiccata sensibilità nei riguardi delle perdite in vite umane.

Perché i carristi dovrebbero avere una protezione molto superiore a quella dei bersaglieri, almeno finché questi ultimi non scendono a terra? In guerra carri armati più apprezzati dagli equipaggi sono sempre stati quelli che riuscivano meglio a resistere alle offese avversarie. Si veda, ad esempio, il Matilda ed il Centurion britannici, il T-34/76 ed il KV-1 sovietici, il Tiger ed il Panther tedeschi, il Merkava israeliano.

In operazioni belliche i carri poco protetti sono sempre stati visti con sospetto ed apprensione dai propri equipaggi. Lo stesso ed a maggior ragione dicasi per i veicoli da trasporto truppe, come evidenziato dalle centinaia di carcasse di BMP, BTR, MTLB, BMD, ecc. sparse sui campi di battaglia ucraini.

Dopo queste considerazioni non dovrebbero sussistere dubbi almeno sulla scelta della trazione del nuovo IFV per i bersaglieri, che non può essere, a nostro modesto avviso, che quella cingolata.

I numerosi tipi di 8x8 in servizio nel mondo, i veicoli blindati per la fanteria che vanno per la maggiore in questi ultimi anni, si adattano solo a determinati scenari, come quelli a medi/bassa intensità, o in contesti operativi particolari come i terreni desertici o le grandi pianure del centro Europa, dove sono in grado di esaltare le proprie caratteristiche di mobilità su strada o piste preparate e sfruttare al meglio la superiore capacità di traslazione su terreno consistente rispetto ai mezzi cingolati.

Gli 8x8, con la loro protezione laterale limitata normalmente al tiro delle armi automatiche calibro 12,7-14,5 mm, difettano di protezione passiva, sono troppo evidenti con sagome eccessivamente sviluppate in altezza (pari se non superiori spesso a quelle del carro M-60A1) e presentano problemi ad ospitare a bordo sistemi di protezione attiva antimissile/razzo. L’unico IFV 8x8 ad esserne dotato fino ad oggi sembra sia l’Eitan israeliano.

F.C.

Foto: Esercito Italiano / Rheinmetall / BAE Systems / U.S. Marine Corps