L'Italia dispone del maggior numero di blindati in Europa

(di Giovanni Caprara)
26/08/15

In una zona lontana dal clamore cittadino e raggiungibile solo con una stradina anonima e senza nessuna indicazione, l’Esercito Italiano ha schierato la più formidabile forza di attacco della storia: novecento Leopard, trecento M-60, tremila fra M-109 ed M-113, oltre a centinaia di blindati Centauro e Puma.

In Europa, la Francia ne dispone quasi cinquecento e la gran Bretagna poco più della metà, questo per meglio descrivere l’enormità della componente blindata italiana. Sono ordinatamente disposti in una spianata nel vercellese di tre milioni di metri quadrati, più esattamene a Lenta, e benchè molti siano datati basterebbe una revisione per renderli operativi.

Questo è il prodotto non di una volontà di potenza, ma di una burocrazia lenta e farraginosa. Quando un mezzo necessita di una riparazione, se la spesa supera del 50% il valore dello stesso, si preferisce toglierlo dal servizio e venderlo piuttosto che demolirlo, ma tra regolamenti e spending review, da oltre 20 anni l’Esercito li parcheggia a Lenta in attesa di compierne il destino finale. Così i mezzi si sono trasformati in una vera e propria montagna di metallo che potrebbe ingenerare anche danni ambientali di rilievo.

Il Ministero della Difesa ha varato un piano di emergenza per liberarsi di questi veicoli ponendone alcuni sul mercato a prezzi vantaggiosi ed altri verranno smantellati con i criteri dettati dai protocolli internazionali. Allo scopo di velocizzare le operazioni di cessione, moltissimi mezzi sono stati regalati a nazioni amiche, e fra queste alla Libia prima delle insurrezioni.

La demolizione non sarà comunque fine a se stessa, infatti fra il riciclo dei materiali ed il recupero dei pezzi ancora in buono stato, la Difesa dovrebbe recuperare fino a seimila euro per ogni blindato rottamato, questo si traduce in circa 2,5 milioni di euro ripartiti tra vendita e pezzi di ricambio. Infatti molti mezzi conservati a Lenta sono migliori di altri che si fronteggiano in battaglia tutt’ora nel Kurdistan e nella stessa Libia.

Fra i clienti interessati all’acquisto, c’è il Pakistan che sborserà circa 60.000 euro per i semoventi con obici da 155 millimetri praticamente nuovi, la Giordania invece prenderà i Centauro a 100.000 euro. Da questo mercato guadagnerà anche l’indotto, ossia le aziende che saranno incaricate di riportare i veicoli a nuova vita prima della consegna, revisionandoli e togliendo le insegne delle missioni italiane in Bosnia, Kosovo ed Iraq.

Cosi facendo, l’Italia tornerà ad avere i suoi attuali e dichiarati 200 carri Ariete.

Fonte: L'Espresso

(immagine: Google Earth)