Il generale Peach nuovo capo della NATO, bocciato il generale Graziano. All'estero non funziona come in Italia

17/09/17

Il capo di stato maggiore della Difesa italiana, il generale Claudio Graziano, questa volta non è riuscito nel suo intento, ovvero essere eletto presidente del Comitato militare della Nato, il capo dell’organismo che riunisce i capi di stato maggiore delle forze armate dei 29 Paesi alleati.

In una riunione che si è tenuta a Tirana, in Albania, il Comitato ha votato a maggioranza per il capo di stato maggiore inglese, il generale dell’Aeronautica Militare Stuart Peach (foto), fortemente appoggiato dagli americani. Quindi questa volta finalmente è toccato all’Aeronautica. All’estero, alla NATO, hanno rispettato le regole e probabilmente anche il merito. Hanno valutato sia il peso nella politica internazionale dei vari Paesi sia le indicazioni degli americani che si erano sempre espressi a favore del candidato inglese. Noi abbiamo sbagliato strategia.

In tutte le questioni calde del mondo è stato davvero difficile, in questi anni, conoscere il parere dello stato maggiore della difesa. Probabilmente è stato pensato che il silenzio dello stato maggiore avrebbe aiutato il raggiungimento del prestigioso incarico NATO. Peccato che il parere della parte militare, sulle questioni internazionali, è molto apprezzato dal mondo anglosassone. In Italia, invece, questa parte la si lascia alla politica, al governo. Una strategia di comunicazione che funziona solo in Italia per “ottenere” ma che limita visibilità e soprattutto reputazione fuori dai confini nazionali. Il generale che comanda le forze armate, deve svolgere un ruolo attivo ed andare oltre le questioni tecniche-operative, deve esprimere un “pensiero”, anche alla luce delle informazioni e delle minuziose analisi in possesso. In accordo con la linea decisa dal parlamento e con il capo del dicastero, ha il dovere di esprimere il punto di vista militare sulle questioni internazionali. Deve andare oltre le valutazioni prettamente politiche ed utilitaristiche perché ha il peso e responsabilità degli uomini e donne che rischiano la vita.

In precedenza altri due capi di stato maggiore italiani hanno guidato il Comitato Nato, entrambi ammiragli della Marina Militare: l’ammiraglio Guido Venturoni e dopo di lui l’ammiraglio Giampaolo Di Paola.

Il generale Claudio Graziano, in Italia, è riuscito nell’impossibile. Nominato capo di stato maggiore dell’esercito sbaragliando più di 10 generali di corpo d’armata più anziani di lui. Diventato capo di stato maggiore della difesa, anche se secondo una rotazione consuetudinaria sarebbe toccato al capo di stato maggiore dell’aeronautica.

Le Proroghe

L’ammiraglio De Giorgi e poi il generale Preziosa, rispettivamente capo di stato maggiore della marina e dell’aeronautica, hanno dovuto lasciare le proprie forze armate, il giorno in cui cessavano, per limiti d’età, il servizio attivo. Erano le indicazioni precise del premier Renzi: “nessuna proroga per nessuno, senza se e senza ma”.

Ma ci sono figli e figliastri

Il consiglio dei ministri deliberava il 14 gennaio scorso, su proposta del ministro della difesa Roberta Pinotti, la conferma dell’incarico di comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, fino al 15 gennaio 2018, al generale di corpo d’armata Tullio Del Sette; la conferma dell’incarico di capo di stato maggiore della Difesa, fino al 22 novembre 2018, al generale Claudio Graziano; la conferma dell’incarico di capo di stato maggiore dell’Esercito, fino al 25 febbraio 2018, al generale di corpo d’armata Danilo Errico. Per loro la regola Renzi non valeva.

Se per Del Sette la decisione se nominare il suo successore o confermare lui stesso al suo posto era veramente urgente (l’Arma non poteva restare neanche un giorno senza Comandante Generale) per gli altri due vertici di Difesa ed Esercito c’era ancora più di un mese di tempo per decidere. Ma le continue incertezze del momento hanno spinto con tutta probabilità il ministro della Difesa Roberta Pinotti ad accelerare i tempi, anzi ad anticiparli. Tutto questo in controtendenza con l’indirizzo «renziano citato», che non vedeva di buon occhio le proroghe negli incarichi pubblici preferendo di gran lunga il rinnovamento. Tutto come prima, si è rispolverato il classico «decreto milleproroghe», istituto tanto criticato nei precedenti governi. Forse perché De Giorgi e Preziosa erano gli unici che si facevano sentire nei tavoli che contavano ed erano molto apprezzati all’estero? Non erano “Yes Man”. Non erano buoni: erano una spina nel fianco, perché dicevano la verità.

Torniamo al generale Graziano

L’estensione di un anno e nove mesi dell’incarico avrebbe consentito al generale Graziano di potersi candidare ad un ruolo internazionale di primo piano come la presidenza del Comitato militare della Nato, oppure a presidente del Comitato Militare dell’Unione Europea.

Saltato quello alla NATO il generale Graziano potrebbe ambire a quello Ue proprio come il generale Rolando Mosca Moschini, che oggi è al Quirinale nel ruolo di consigliere per gli affari del Consiglio supremo della Difesa, presieduto dal capo dello Stato.

Mosca Moschini, che a marzo compirà 78 anni, potrebbe con un po’ di immaginazione lasciare l’incarico al Quirinale proprio a Graziano il quale, se riuscisse a ricoprire un incarico internazionale a Bruxelles, rientrerebbe a Roma nel 2021 e quindi sicuramente, perché in Italia, prenderebbe la carica degli “highlander”, gli ultimi immortali che stanno in carica fino alla veneranda età di 80 anni.

Femaz

(foto: NATO)