Conte: la consapevole e tronfia ignoranza

(di Walter Raleigh)
01/03/20

Toccheremo pochi argomenti, pochissimi, perché il momento attuale è tale da non consentire voli pindarici, ma vedrete che basteranno.

Non dobbiamo allontanarci di molto, rimaniamo nel nostro (povero) Paese. L’aggettivazione non è casuale: l’accezione riguarda le caratteristiche morali di un contesto in disfacimento; la povertà materiale sarà il prossimo, rapidissimo ed inevitabile passo dovuto ad una stupida, consapevole e tronfia ignoranza. Così come si faceva a scuola, allora con tremore di fronte ad una lavagna ora con rabbia, giungeremo ad un “come dovevasi dimostrare”.

Cominciamo dalle esteriorità di una visita di Stato; città meravigliosa ed ex Capitale (Napoli), picchetto militare impeccabile (Carabinieri), onori alla Bandiera da parte dell’autorità straniera (Macron), distratto e praticamente assente cenno da parte del presunto padrone di casa (Conte). Su incedere (elegante e leggero come quello dell’uomo in frac di Modugno) e pochette nulla da dire, ma certo il contegno tenuto di fronte ad un simbolo che, volente o nolente, rappresenta tutto il Paese (v.video), conferma tutte le perplessità circa il senso di responsabilità istituzionale (e vogliamo essere ecumenicamente buoni).

Poche considerazioni. Immaginate se l’incontro si fosse tenuto a Parigi con le medesime modalità: ad essere indulgenti si sarebbe levato un coro di giustificata e pernacchiesca disapprovazione transalpina, molto probabilmente messo in sordina dall’informazione di casa nostra che, ormai, pesa più le parole dell’AD di una squadra di calcio piuttosto che i morti per un contagio. Alt, contagio? Eh si... sembra proprio che si sia di fronte ad un evento che, scientificamente parlando, se ne stropicci altamente di politicamente corretto, buonismo d’accatto e talk show.

Ma non basta, eh no... nel momento del caos e della massima disorganizzazione, chi si va ad attaccare - il termine ci sta tutto - con virulenza? Medici ed infermieri che, giornalmente, rischiano salute e vita per curare ed accudire i contagiati. Ragazzi, questo è davvero senso dello Stato e senso della coesione nazionale, tanto più ora invocata quanto più negletta fino a poche settimane fa, una parola che in bocca ad alcuni suona vuota come vuoto ed irrispettoso è stato il saluto contegnoso superficiale e quasi infastidito, rivolto a Napoli al simbolo nazionale.

Più passa il tempo, più cresce un dubbio: ma al di là della compensazione spartitoria delle poltrone da Manuale Cencelli, oltre alle pochette ed al supporto mediatico prestato, e profumatamente remunerato, da alcuni personaggi in virtù della loro partecipazione a noto programma televisivo francamente di bassissimo livello, cosa c’è? Poco, il vuoto ripieno di nulla.

Ed ancora non si tocca il fondo. Non so se ci avete fatto caso, ma al momento non si sentono più proclami, battute, sfide all’apertura di scatolette di tonno, eh no.. pensate, adesso hanno anche permesso alla virologa Ilaria Capua di parlare, dopo averla ingiustamente ridicolizzata e trascinata in una vicenda grottesca ed intrisa di cattiveria ignorante e di invidia verso una persona che ha studiato. Ma noi siamo così... collettivamente estro(n)si...

Dicevamo? Ah si... senso dello Stato... parola grossa, si fa presto a dire Stato; chiariamo un concetto, non stiamo parlando del participio passato del verbo essere (scusate ma dopo il vairus è necessario specificare), ma di quell’entità cui l’italiano medio si rivolge per avere ma senza mai dare.

Una volta, studiando la Costituzione, si poneva attenzione a suddividere i diritti dai doveri; ora i doveri, poveretti, sono rimasti triste appannaggio di quella percentuale di fessi, poveretti pure loro, che continua, romanticamente e per costrizione, ad osservare la legge.

E qui si apre un altro fronte. Avete mica letto le ultime notizie riguardanti le inchieste in corso in ambito militare? Un attimo... Dov’è? Sfugge sempre... ecco, di nuovo questo fastidioso e démodé senso dello Stato.

Immemori di ridicoli scarponi dati a suo tempo a poveri soldati spediti nelle steppe russe, torniamo a leggere titoli che non possono non ricordarci passate figuracce. Dov’è l’errore sistemico? Deve esserci, altrimenti non saremmo qui; azzardiamo un’ipotesi: in un marasma generale come quello in cui annaspiamo ormai da anni, anche le Istituzioni apparentemente più solide cominciano a mostrare crepe.

La domanda sorge spontanea: non se n’è accorto nessuno? Continuo l’azzardo: se le Istituzioni riflettono la realtà (e viceversa), è così lontano dal vero pensare che, laddove esista l’onnipresente base dei famosi e precitati fessi, alligni un’elite di furbi che, evitando i problemi, andando in slalom sulle difficoltà, delegando le rogne, sia in grado di fare comunque carriera? Stando a quanto si legge sui giornali sembra proprio di si.

Non basta essere onesti, e nemmeno così schietti da prospettare in sincerità le situazioni per trovare soluzioni legittime; eh no... l’azzeccagarbugli continua a piacere, anche perché le scappatoie che lui offre, qualcun altro deve poi metterle in pratica, il celeberrimo utile idiota, il necessario parafulmine su cui scaricare gli eventuali fulmini dell’inquisizione.

Forse non ve ne siete accorti, ma ci siamo arrivati. Partendo da una visita di Stato siamo passati per un’epidemia per giungere ad appalti e scarponi, per giungere a dimostrare la fine, se non la morte dell’idea del dovere di Stato, a conclamare l’esistenza di un male oscuro, l’ignoranza arrogante e cattiva in cui molti impudicamente si rotolano e che pervade ogni centimetro del nostro vivere.

Facciamoci una risata domenicale... siamo partiti da una pochette... pensate un po' se avessimo principiato da qualcosa di veramente più serio, magari il frac di Modugno.

Immagini: presidenza del consiglio dei ministri / Canale5