Intervista all'ambasciatore Vincent Y. C. Tsai: "la Cina è una minaccia per la sicurezza globale"

(di Andrea Cucco)
10/02/24

Taiwan, è un paese sovrano la cui volontà, come in ogni democrazia, è definita dai suoi abitanti.

Nella Repubblica Popolare Cinese il regime afferma tuttavia che esiste solo una Cina al mondo e che Taiwan ne fa parte, senza alcuna autorità o sovranità, senza diritto di stabilire relazioni diplomatiche con altri paesi o di partecipare alle organizzazioni internazionali.

Il mondo, forse mai come oggi, è ad un bivio. L’escalation del conflitto globale prosegue inesorabile.

Dopo le elezioni dello scorso mese che hanno visto la vittoria dell’attuale vice presidente William Lai, la scorsa settimana Pechino ha modificato unilateralmente l’aerovia nello Stretto di Taiwan.

Per approfondire gli eventi, abbiamo incontrato nuovamente Vincent Y. C. Tsai, "rappresentante diplomatico di Taiwan in Italia" (per chi teme Pechino o ne è ancora suddito), "ambasciatore" per chi - come noi - crede nel nel diritto e ripudia le violenze del regime totalitario cinese. Prime fra tutte quelle verso i propri cittadini...

All’inizio del 2024 Taiwan ha dato - democraticamente - una ferma risposta alle minacce di Pechino?

Certamente. Ma voglio sottolineare un aspetto chiave: al momento, la Cina è sì la maggiore minaccia per Taiwan, ma lo è anche per la sicurezza globale.

Le provocazioni della Cina, come le esercitazioni militari, prima delle elezioni del mese scorso, hanno ricevuto molta attenzione. Hanno anche adottato politiche di coercizione economica, inviato palloni spia a sorvolare il nostro spazio aereo ed avviato numerose campagne di disinformazione.

Il tutto con un unico scopo: far votare il candidato più favorevole a loro.

Questo comportamento ha avuto l'effetto opposto a Taiwan?

Certo. L'esito delle elezioni è stata una risposta eloquente: no! Ogni intimidazione o minaccia riceverà una forte reazione da parte dell’elettorato taiwanese.

Le nostre consultazioni elettorali di gennaio, non erano solo per la presidenza e la vicepresidenza, ma anche per il parlamento. Sono dunque state una sorta di referendum su quale tipo di relazioni mantenere con la Repubblica Popolare.

L'esito ha mostrato una risposta corale: vogliamo mantenere lo status quo, pur non aggiungendo nulla riguardo alla questione dell’indipendenza di Taiwan.

Dovrebbero oramai aver compreso che, da noi, qualsiasi tattica o misura provocatoria adottata non funzionerà.

Con le elezioni abbiamo accumulato molta esperienza sulle tattiche e strategie di influenza della Repubblica Popolare Cinese. Le riassumeremo in un rapporto che sarà condiviso con altri paesi. Dalla Corea che, ad aprile, vedrà elezioni parlamentari, fino agli Stati Uniti che, a fine anno, avranno quelle presidenziali.

Questo sarà un anno di elezioni globali. In molti paesi si svolgeranno suffragi significativi.

Mandatene una copia in Italia! Posso ricordare perfettamente la nostra esperienza di influenza straniera nelle elezioni di anni addietro... Grazie a Dio, questo è (o “sembra”) passato.

Quali sono state le vostre contromisure?

La chiarezza: il prossimo presidente, attuale vicepresidente, ha fermamente dichiarato che seguirà la politica estera attuale. Nessun cambiamento.

E due semplici azioni: perseguire la stabilità e la pace nello Stretto di Taiwan e mantenere lo status quo tra le parti.

Sotto questi due principi possiamo, non solo mantenere la pace localmente, ma anche generarla nell’intera regione indo-pacifica.

Questa strada non è un vicolo cieco? Xi Jinping ha chiaramente detto che, entro il 2049, ci sarà una sola Cina. Potete ritardare l’evento, non evitarlo.

Oltre a “2049” in precedenza abbiamo sentito molti “2025”, “2030”, eccetera... Questo dimostra una sola cosa: la costante oppressione della Cina Popolare verso Taiwan.

Taiwan ne è consapevole e si prepara di conseguenza. Miglioreremo ulteriormente le nostre capacità, non solo militari.

Lo scorso anno aveva sottolineato l’allungamento del servizio militare...

La ferma obbligatoria è stato riformata. Da quest'anno, abbiamo aumentato la durata del servizio militare da quattro mesi a un anno.

Lo facciamo perché vogliamo rafforzare la nostra capacità militare, non solo in termini di numeri ma anche in termini di addestramento.

Non è però il solo provvedimento: quest'anno vorremmo aumentare la nostra spesa militare.

Per la nostra difesa vorremmo acquistare più armi e sistemi avanzati. Saranno fondamentali.

Vorremmo lavorare con altri paesi come Italia, Stati Uniti, gli altri paesi europei e il Giappone, per resistere alle provocazioni.

In caso non riusciate?

Senza farlo, passo dopo passo, la Cina andrà avanti, sempre di più.

Se la Comunità Internazionale non facesse nulla per la guerra della Russia in Ucraina, darebbe il permesso alla Cina di invadere Taiwan. Per poi avere mano libera nella regione...

Paesi come la Francia, nella fornitura di armamenti, non si preoccupano delle proteste di Pechino. Dovrebbero essere un esempio per tutta l'Europa?

Se mi chiedete quale sia stato il maggior risultato diplomatico ottenuto nell’ultimo anno rispondo: “il miglioramento delle relazioni tra Taiwan ed il continente europeo”. Non solo con l'Italia, ma anche con Francia, Germania, Regno Unito e con altri paesi dell'Europa orientale. Abbiamo stabilito una partnership molto forte.

Ovviamente gli Stati Uniti ed il Giappone, restano i nostri alleati storici.

Il problema rimane il riconoscimento internazionale di Taiwan come Stato indipendente. Avete perso Nauru, una piccola isola nel Pacifico.

Abbiamo storicamente avuto diversi momenti diplomatici con Nauru: abbiamo mantenuto relazioni con Nauru per molti, molti anni ed abbiamo messo molto impegno nel lavorare su programmi di cooperazione per aiutare il loro sviluppo nazionale.

Sfortunatamente, dopo le elezioni, hanno assecondato le richiesta dalla Repubblica Popolare Cinese, interrompendo i legami con noi.

Prestiamo molta attenzione a quell'area. Nauru è una piccola isola in termini di dimensioni e di popolazione, tuttavia è un paese critico nel Pacifico meridionale. L'area sta diventando un punto di competizione tra Cina e altri paesi, inclusi Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda ed i paesi dell'ASEAN.

Dopo aver stabilito una cooperazione militare con le Isole Salomone, ora tocca dunque a Nauru... La loro ambizione non si fermerà qui!

Desidero ribadire l'importanza strategica delle nazioni del Pacifico meridionale: in quell'area ci sono molte piccole isole-nazioni ma si è trasformata in un vero e proprio campo di competizione. Faremo del nostro meglio per continuare a lavorare assieme ai nostri tre alleati diplomatici dell’area.

Da questi esempi potete comprendere molto della Cina.

Dopo le nostre elezioni, stanno cambiando le regole, partendo dalla rotta di volo tra i nostri paesi. Il motivo per cui lo fanno è uno solo: cambiare lo “status quo” dello Stretto di Taiwan.

Qual è stata la risposta alla decisione unilaterale di Pechino? L’azione è frutto di una strategia?

Sì. Hanno effettuato esercitazioni militari attorno a Taiwan, poi hanno inviato palloni spia a sorvolare il nostro spazio aereo, ora cambiano le rotte di volo...

La decisione potrebbe anche compromettere la sicurezza dell'aviazione civile, avendo voli domestici da Taiwan a Kinmen a Matsu, le nostre isole periferiche, e aumentando il rischio per i collegamenti internazionali che attraversano lo Stretto di Taiwan.

Intende dire che potrebbe avvenire un incidente con un aereo civile?

Penso che entrambe le parti lavoreranno con molta attenzione per cercare di evitarlo. Ma il passo successivo sarà un aumento delle minacce.

La linea mediana rappresentava un accordo consensuale tra Cina e Taiwan. Perché modificarla?

Ve lo spiego: hanno ridotto la zona cuscinetto tra loro e Taiwan. Ora avremo solo due minuti per l'allarme. Prima, quando i loro aerei militari decollano dalle basi, ne avevamo ben dieci.

Chiara strategia militare.

Sì. Penso che, accorciando il tempo di risposta del mio paese, abbiano quella sorta di ambizione.

La maggiore questione che il nuovo governo dovrà affrontare sarà ancora la relazione con la Cina, un’enorme sfida.

Sono felice di sentire che i principali miglioramenti dell’ultimo anno siano avvenuti in Europa. Molti dei migliori alleati della Cina erano proprio qui in passato. Non solo pensando all'Italia, ma anche alla Germania.

La maggior parte dei paesi europei ha riconosciuto che l'influenza della Cina è e sarà una minaccia. Non solo a livello continentale, ma anche per l'arena globale.

Non solo la Francia, ma anche gli altri paesi europei come la Lituania e la Repubblica Ceca hanno assunto una posizione molto forte contro il dominio della Repubblica Popolare.

Non abbiamo relazioni diplomatiche ufficiali con questi paesi. Ma l'ambiente globale può cambiare molto rapidamente...

Apprezziamo molto il sostegno che i paesi europei hanno inviato a Taiwan per il mantenimento della nostra sicurezza e status quo. Lo apprezziamo molto, incluso quello del governo italiano.

Foto: Difesa Online