Intervista al generale Vadalà: "Delle precedenti 200 discariche abusive ne sono rimaste 30"

(di Tiziano Ciocchetti)
12/04/21

Lo scorso 31 marzo il consiglio dei ministri ha confermato il generale di brigata dei carabinieri, Giuseppe Vadalà, nel ruolo di commissario unico per la realizzazione degli interventi per la bonifica delle discariche in seguito all'infrazione italiana sanzionata dall'Unione Europea.

Il generale era già stato nominato commissario straordinario dal consiglio dei ministri del 24 marzo 2017, dall’allora governo Gentiloni, a seguito della sentenza di condanna, del 2 dicembre 2014, inferta all’Italia da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, per non aver dato esecuzione a una sentenza del 2007, la quale aveva constatato l’inadempimento alle direttive sui rifiuti. Tale sentenza obbligava l’Italia a pagare una cifra pari a 42.800.000 euro per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie.

Generale Vadalà, l’Italia è quindi ancora sotto sanzione dell’Unione Europea?

Per ciò che concerne le discariche, l’Italia ha ricevuto una prima sanzione nel 2003, la seconda nel 2007, l’ultima nel 2014 che ha interessato 200 discariche nazionali non bonificate. Dal 2014 l’Italia ha cominciato a pagare 42.800.000 euro ogni sei mesi, tuttavia grazie al ministero dell’Ambiente prima e, dal 2017, all’intervento dei carabinieri la sanzione si è notevolmente ridotta ed è arrivata alla cifra attuale di 6.600.000 euro. Delle precedenti 200 discariche abusive ne sono rimaste 30 che saranno messe in sicurezza entro il 2024.

Qual è la procedura per mettere in sicurezza le discariche?

Nel caso delle discariche risalenti agli anni ‘80/‘90 dello scorso secolo, allorquando si verificò la prima emergenza rifiuti, si apprestarono dei siti già privi delle caratteristiche richieste dalla normativa vigente, sollevando quindi i primi problemi inoltre, un grave errore fu che rimasero aperte e non vennero prontamente bonificate. Grazie all’Unione Europea si è potuti intervenire allo scopo di creare un ambiente salubre, libero da qualsiasi tipologia di inquinamento, tutelando conseguentemente la salute della popolazione.

I carabinieri stanno dunque lavorando su due piani: da una parte limitare le sanzioni economiche dall’altro garantire la sostenibilità ambientale del territorio.

Come carabinieri stiamo operando all’interno del CUFAA (Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari), formato nel 2017 in seno all'Arma allo scopo di prevenire e contrastare i reati ambientali, ma anche per “sistemare” ovvero fornire un buon coordinamento tra carabinieri ed enti territoriali. Si deve quindi lavorare in sinergia con i Comuni e le Regioni al fine di preservare nel miglior modo possibile il territorio da qualunque forma di inquinamento. In pratica siamo un braccio operativo del ministero dell’Ambiente e del governo che svolge un lavoro di raccordo tra le varie amministrazioni periferiche, presenti sul territorio, e l’apparato centrale.

In questi quattro anni ho assistito a quello che possiamo definire un grande lavoro di squadra e i risultati sono stati molto positivi.

Secondo la sua esperienza quanto influisce la criminalità organizzata nella creazione di discariche abusive?

Esiste un filone di criminalità organizzata che si è inserito nel codice degli appalti pubblici, al fine di poter gestire fondi pubblici. Ma esistono anche singoli individui che cercano di lucrare, oppure più semplicemente cercare corsie preferenziali, attraverso la corruzione. Il nostro lavoro è impedire che questo avvenga, attraverso la messa in atto del protocollo col ministero dell’Interno, firmato nel 2018, che controlla i sub contraenti dopo l’aggiudicazione della gara di appalto (dai 9.000 euro in su), nonché attraverso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo con un gruppo di lavoro misto, costituito grazie al procuratore Cafiero De Raho, che ci permette di poter prevenire i reati. Inoltre utilizziamo più stazioni appaltanti pubbliche (dal comune a quelle a livello nazionale), sono 50 in tutto e 15 differenti tipologie. Quindi si acquisisce un ulteriore elemento di prevenzione nonché di controllo della corretta gestione della gara.

Nell’attuale esecutivo ha riscontrato una particolare sensibilità per queste problematiche?

Fin dal 2014 si è prestata una sempre maggiore importanza alla bonifica del territorio, attualmente l’attenzione è molto alta, soprattutto da parte del ministero dell’Ambiente, e sono state stanziate maggiori risorse economiche. Anche le Regioni stanno facendo la loro parte tuttavia è indispensabile che i fondi vengano messi a disposizione: si tratta di investimenti che non sono a fondo perduto ma che servono per risanare il territorio e rimetterlo a disposizione della cittadinanza.

Il principio europeo “chi inquina paga” qualche volta si riesce a oggettivizzare altre volte meno perché i processi e i procedimenti si perdono negli anni. Quindi, vista la sanzione pecuniaria a cui è sottoposta l’Italia, è indispensabile fare presto, lo spazio da risanare corrisponde allo 0,6% dell’intero territorio nazionale, forse non si potrà risanare tutto ma sicuramente ci sono ancora importanti bonifiche da effettuare.

A livello internazionale esiste un coordinamento a livello di forze di polizia?

Come europei scontiamo forse il fatto che le bonifiche non sono materia comune dell’Unione, ogni singola nazione affronta il problema secondo le proprie normative. Secondo una recente stima, nella zona UE, esistono 2,2 milioni di siti oggetto di discariche o contaminati, causati dalla forte industrializzazione avvenuta in tutti i paesi europei all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. Oggi è arrivato il momento di risanare, ovviamente l’Italia non è l’unico paese europeo con queste problematiche ambientali, sussiste un’esigenza europea (ma anche mondiale) di dover preservare il territorio anche attraverso le bonifiche. Come recita l’Articolo 44 della Costituzione italiana dedicato alle bonifiche fondiarie, che prescrive il recupero delle terre fondiarie per poi poterle mettere a coltura, lo stesso articolo lo possiamo interpretare per le bonifiche ambientali al fine di preservare i terreni dall’eccessiva produzione industriale.

Un altro tema analogo è quello della rigenerazione urbana, indispensabile per poter avere un ritorno di sostenibilità ambientale per l’intera popolazione.

La sempre maggiore industrializzazione della società Occidentale ha portato a un costante aumento della produzione di rifiuti, come quelli dei dispositivi elettronici.

L’Italia è uno dei paesi che ha dato maggiore impulso allo sviluppo di tecnologie di disinquinamento, anche sul recupero dei metalli preziosi esistono da diversi anni aziende private che riciclano tali rifiuti e li trasformano in altro. Se riuscissimo a minimizzare i consumi e al contempo gestire meglio lo smaltimento dei rifiuti maggiormente inquinanti, la nostra società potrebbe fare un grosso passo in avanti verso una maggiore sostenibilità ambientale.

Quanto è importante la collaborazione dei cittadini per una maggiore sostenibilità ambientale?

Gli utenti sono fondamentali per ogni rivoluzione ambientale e sociale. Lo abbiamo visto negli alimenti, come i cittadini riescano a orientare i consumi di cibo: meno quantità e più qualità. Lo stesso vale per la gestione dei rifiuti, grazie alla raccolta differenziata il cittadino è più attento nello smaltimento, inoltre ci sono molti comuni virtuosi che quantizzano il sistema dei rifiuti, contribuendo non poco a una corretta gestione degli stessi.

Altrettanto importante sono le isole ecologiche, presenti in tutte le città italiane, anche se dovrebbero avere una accessibilità più estesa di quanto non lo sia ora.