L’azione militare italiana contro l’ISIS in Libia e blocco di jihadisti in fuga

(di Giuseppe Paccione)
23/08/16

Ormai è ben chiaro il quadro della partecipazione italiana al contrasto dell’ISIS in Libia, assieme ad altri Paesi che hanno costituito una coalizione a guida degli Stati Uniti, con il consenso del governo d’accordo nazionale guidato dal primo Ministro Fayez Al-Sarraj, dopo aver acconsentito all’uso della base Sigonella per far decollare i droni armati verso gli obiettivi dello Stato islamico presente anche in Libia. È stato predisposto, da parte delle autorità italiane, l’intervento di nuove squadre d’assalto anfibie a bordo delle navi da guerra della Marina Militare italiana con l’obiettivo di captare imbarcazioni sospette presenti nel mar Mediterraneo, per la ragione che vi possano essere alti rischi di infiltrazioni di foreign terrorist fighters dello Stato islamico in mezzo ai migranti, che rappresenterebbe un quadro molto attendibile, per tale ragione il governo italiano ha posto in essere un’unità della stessa Marina Militare.

Questa nuova unità è capace di abbordare una nave o un’imbarcazione che manifesti atti di ostilità, non solo, ma pure di arrestare individui armati o liberare, ad esempio, una nave mercantile che si trova nelle mani di gruppi pirateschi. In sostanza sono state costituite delle vere e proprie neo forze d’assalto anfibio che avranno una struttura di carattere antiterroristico e che interagiranno vis-à-vis con gli incursori del Comando Subacquei e Incursori (COMSUBIN), raggruppamento della Marina Militare incaricato di svolgere le operazioni di guerra non convenzionale in ambiente acquatico e di difesa subacquea. Quest’ultimi, chiaramente, sono seguiti dai sommergibili che vengono utilizzati proprio per scovare gli scafisti e i gruppi terroristici legati allo Stato islamico.

Il modus operandi di coloro che cercano di contrastare l’immigrazione clandestina e i c.d. trafficanti di esseri umani è davvero incredibile, nel senso che essi intervengono in aree molto ristrette, 24 ore su 24, in mezzo al mare, a bordo di navi scadenti e o in piccoli imbarcazioni e conoscono il timore che possano trovarsi, dietro ciascun portellone un pericolo e all’interno della stiva una minaccia. Compiti questi molto delicati per il grosso rischio di trovarsi a bordo di imbarcazioni provenienti dalle coste libiche in cui possano trovarsi infiltrati jihadisti, che sono fuggiti dall’ormai perduta roccaforte dell’ISIS nella città di Sirte, affidati ai militari del 2° reggimento San Marco, al quale è stato dato il compito di applicare la linea dura contro il terrorismo internazionale.

Vi sono due ragioni di fondo circa la partecipazione del nostro Paese nella lotta contro lo Stato islamico presente in Libia, affinché si eviti che gruppi terroristici arrivino con navi – non importa la dimensione di esse – in cui vi siano immigrati e si mescolino tra loro per poi raggiungere il suolo italiano: la prima ragione concerne il forte rischio di infiltrazioni di estremisti islamici, lanciato dai servizi segreti italiani e non solo, e che possono celarsi tra le persone che migrano verso l’Europa e il nostro Paese; la seconda ragione si fonda sul fatto che la reale possibilità di assistere ad attacchi contro navi commerciali e, aggiungerei, anche di mercantili che trasportano armi fuori dalla Libia. Entrambe le motivazioni hanno spinto le autorità italiane – Governo e Marina Militare – a creare una nuova forza militare a bordo di navi da guerra con il compito di cercare e catturare gruppi sospetti che si nascondono sotto le vesti di falsi migranti. In buona sostanza, sono mansioni particolari quali quelli di tenere sotto controllo il tratto di mare e vedere cosa può succedere tutti i giorni, di effettuare perquisizioni su imbarcazioni civili, di vigilare su imbarcazioni piccoli o grandi ed essere pronti in caso ci siano equipaggi non cooperanti ad intervenire.

Questa nuova unità è supportata e guidata dai sottomarini U-212, unità di medie dimensioni e considerati tra i migliori al mondo, tuttora impiegati nell’operazione Mare Sicuro – costituita qualche anno fa, a causa della crisi libica che ha reso necessario un potenziamento del Dispositivo Aeronavale della M.M. dispiegato nel Mediterraneo Centrale – Stretto di Sicilia, per proteggere gli interessi nazionali nell’area – esposti a continui rischi determinati dalla presenza di entità estremiste – e garantire adeguati livelli di sicurezza marittima. Grazie all’evolversi della tecnologia, il personale, che si trovi a bordo di questi sottomarini, può, mercé il periscopio, captare ovvero individuare gli scafisti o soggetti terroristici che possono essere armati, che sono sulle navi o gommoni dei migranti o nei cargo delle navi commerciali e segnale la loro presenza alle squadre d’assalto, che avranno il compito per un intervento celere.

Atro importante aspetto concerne l’istituzione di unità denominate combat che affiancherebbero le c.d. squadre ispettive – quest’ultime hanno il compito di effettuare minuziosi controlli su ogni nave che si trovi in transito – con la mansione di ingaggiare ciascun individuo presente, che manifesti comportamenti ostili, giungendo dal mare su imbarcazioni molto celeri oppure dal cielo per mezzo di elicotteri. Quindi, forze di fucilieri della Marina militare italiana sono state costituite per abbordaggi e interventi, qualora ci fosse l’ipotesi concreta di presenza di gruppi terroristici a bordo di imbarcazioni.

In conclusione, potremmo dire che queste unità sono formate dai fanti del reggimento San Marco, i c.d. marò (non dimenticando la vicenda dei due fanti Massimiliano Latorre e Salvatore Girone di cui si sta attendendo la sentenza a fine agosto 2018 da parte dei giudici dell’arbitrato del mare; ragazzi che hanno servito con onore e deferenza la propria nazione in situazioni molto delicate e complesse), addestrati al combattimento anfibio che hanno fatto un percorso di perfezionamento per la costituzione del nuovo reparto.

Nota: alcuni spunti sono tratti dal pezzo scritto da Mariano Alberto Vignali http://www.lastampa.it/2016/08/17/esteri/incursori-e-sottomarini-spia-co...

(foto: Marina Militare)