Il ponte stregato del Morosini

(di Francesco Bergamo)
19/02/18

Venezia, domenica. A sant'Elena un ponte di legno lungo dodici metri con sedici gradini in tutto divide qualsiasi ragazzo o ragazza dall'avventura che durerà una vita: la Scuola Navale Militare “Francesco Morosini”. Una volta percorsi quei pochi metri, magicamente si rimane stregati! Per
sempre! Dal 1961 il ponte di legno suscita il medesimo effetto a tutti coloro che sono entrati al Morosini.

Il tempo inclemente tra raffiche di vento e pioggia battente non lascia tregua: sembra quasi voglia mettere alla prova gli aspiranti allievi. Il forte vento che arriva dal mare si mescola al tipico odore salmastro della Laguna di Venezia e l'aria che si respira ha già il profumo dell’avventura.

Attraverso il ponte. Inizia la visita per capire perché il ponte streghi gli aspiranti allievi: in fondo al viale, già si vedono gli allievi che sfidano la pioggia e passano da un blocco all’altro; a destra ci sono i campi da tennis, basket e la darsena con le imbarcazioni. A sinistra del viale c’è il campo da calcio con la pista di atletica, dove è atterrato l’elicottero della Marina Militare con papa Benedetto XVI in visita a Venezia e prima ancora Ronald Reagan per il Summit del G7.
Oltre il campo da calcio, si intravede una bella struttura in mattoni rossi e marmo bianco.

La Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” è una realtà logistica interessante e altamente dinamica e questo spiega il fortissimo interesse da parte degli aspiranti allievi, manifestato con l’aumento costante delle richieste di iscrizione al concorso annuale.

In alcune date dell'anno è possibile calarsi nelle attività svolte perché il “Morosini” apre le porte in previsione dell’imminente uscita del Bando di concorso per accedervi: è l'Open day con l'Istituto in piena attività! I visitatori possono vedere dal vivo quanto viene fatto, come è organizzato e la struttura nel suo insieme. I gruppi vengono accompagnati dal personale preposto e informati di tutti gli aspetti: dal tipo di formazione al menù, dalla retta alle attività ginniche.
Per un esterno è sicuramente affascinante poter vedere un gruppo di allievi che arrivano con le barche a vela o che fanno qualche giro di corsa del “campaccio” per il potenziamento psico-fisico o che percorrono i corridoi in divisa blu. Portamenti eretti, sguardi fieri e determinati, ordine e cura della propria persona sono il marchio di fabbrica del Morosini.

Ma i posti sono pochi e la selezione è ferrea. 70 posti in tutto: due classi da 26 posti per lo scientifico e una classe da 18 per il classico. Il Morosini è una scuola d’istruzione di secondo grado dove si svolgono gli ultimi tre anni dei Licei Scientifico e Classico Tradizionale il cui obiettivo è quello di istruire i giovani e suscitare in loro l’interesse alla vita sul mare orientandoli verso le attività ad esso connesso, integrando la preparazione con una formazione pre- universitaria di eccellenza che consenta ai frequentatori sbocchi professionali di prestigio, non esclusivamente indirizzati all’arruolamento nelle Forze Armate, ma anche all’impiego nel mondo civile.

Una volta dentro all’edificio centrale, nel quale da fuori si legge la scritta a caratteri cubitali “Patria e onore”, incrocio, ai piedi delle scale, un nutrito e variegato gruppo di visitatori composto da ragazzi e genitori. Sono in attesa del turno per salire al piano superiore per la visita alle camere. Attendono con eccitazione crescente. Tre marinai gestiscono con pazienza i visitatori facendoli entrare a scaglioni su ordine diretto di un ufficiale.

Noto un emozionatissimo ragazzo dagli occhi attenti che aspetta, in maniera composta, il suo turno a salire anche se continua ad alzarsi sulla punta dei piedi e ad allungare il collo per scrutare oltre il pianerottolo.
Si guarda attorno: è un misto di emozione e speranza. Cerca un'intesa visiva con altri aspiranti allievi: ragazze e ragazzi che vogliono vivere personalmente qualcosa di unico, più che leggerlo sugli opuscoli pubblicitari.
Gli aspiranti allievi accelerano il passo, i genitori che li accompagnano faticano a stare dietro. I ragazzi sono eccitatissimi e già si vedono in divisa!

La vita dell’allievo viene scandita dal ritmo quotidiano tra studio, sport e attività ricreative tese alla formazione del perfetto cittadino e militare. Per questo al Morosini puntano molto alla correttezza, all’ordine e al senso del dovere. L’allievo viene seguito da un corpo docente civile e il piano di studi è, ovviamente, quello contemplato dal Ministero dell’Istruzione. Molto importanti sono le discipline marinaresche, che rappresentano un riferimento sportivo e addestrativo di ottimo spessore: gli allievi hanno dunque la possibilità di cimentarsi nella vela, canoa, canottaggio, nuoto e voga veneta con imbarcazioni tutte presenti nella darsena dell’Istituto. Tuttavia non vengono trascurati altri sport quali atletica leggera, basket, pallavolo, calcio e palestra.

Durante i tre anni completano il loro bagaglio di esperienze con attività formative ed addestrative invernali ed estive tra le quali: la settimana di ambientamento montano, la visita a Comandi ed Enti delle varie Forze Armate nonché le Campagne d’Istruzione navali estive sulle Navi Scuola della Marina Militare (“Nave Amerigo Vespucci” e “Nave Palinuro”) ed il modulo “Force Protection” presso la Brigata Marina San Marco di Brindisi. Tali attività rappresentano un momento di crescita personale ed un’occasione di conoscenza e contatto con diverse realtà militari per una scelta più consapevole al termine del percorso scolastico triennale.

Per capire di più tutta la frenesia degli aspiranti allievi ad intraprendere uno stile di vita così dinamico e denso di impegni, ma anche molto impegnativo e rigoroso, basti pensare che per regolamento non possono portare l’orologio al polso perché la loro vita viene scandita dal suono dell’altoparlante, lo chiedo direttamente a due “pivoli” di 16 anni (come scherzosamente vengono chiamati quelli del primo anno): Marisa Coppola di Ancona e Antongiulio Izzo di Caserta. Faccio le stesse domande, così la comparazione permette di capire perché sono stati stregati dal ponte di legno.

Marisa, perché hai scelto questo tipo di vita?

Volevo avere uno stile di vita diverso dagli altri adolescenti. Ho deciso di seguire i valori che mi rappresentano e vorrei prestare servizio nelle FFAA.

Che aspettative hai per il tuo futuro?

Al termine dei tre anni vorrei provare ad entrare all’Accademia di Livorno e poi entrare in Capitaneria di Porto per aiutare chi è in difficoltà in mare e stare a contatto con la gente. Ma non escludo l’Accademia dei Carabinieri.

Antongiulio, perché?

La mia passione nasce durante l’infanzia. Da sempre volevo fare il capitano delle navi e in famiglia tutti rimanevano sbalorditi, perché nessuno ha mai fatto parte delle FFAA. È una passione fortissima che è cresciuta in maniera autonoma. Ho avuto la fortuna che la mia famiglia ha capito il mio desiderio e mi ha permesso di visitare arsenali e navi, compresa l’Amerigo Vespucci. Poi ho avuto la possibilità di entrare nella plancia di comando di una grande nave moderna e lì non ho più avuto dubbi.

E per quanto riguarda le aspettative?

L’Accademia e poi l’imbarco! Spero di avere la possibilità di navigare moltissimo.

Li saluto e li guardo bene: sono giovani e molto determinati. Ma l’obiettivo è capire perché il Morosini ha un fascino così forte e le richieste per accedevi sono sempre molte. A questo punto inizio a pensare che la leggenda del ponte che ti strega potrebbe essere vera. Conviene andare a fondo della questione. Meglio parlare con gli ufficiali.

Il comandante e dirigente scolastico, capitano di vascello Massimo Fabbri, mi informa che anche lui rimane sorpreso dalla determinazione degli allievi e degli aspiranti tali e aggiunge: “questo anno abbiamo dovuto aumentare il numero dei posti disponibili, perché le richieste sono aumentate. Siamo ancora in fase progettuale, ma per il futuro è previsto un ampliamento della Scuola. L’obiettivo è aumentare la capacità ricettiva e arrivare a 90 persone l’anno. Lo sa che gli ex che presentano un curriculum ove c’è scritto che hanno frequentato il Morosini, solitamente i primi 10 minuti del colloquio di lavoro gli esaminatori si fanno raccontare del Morosini? Per noi della Scuola è un motivo di orgoglio, perché alla fine viene riconosciuto il valore formativo del Morosini.”

Comandante, che cosa l’ha sorpresa di più degli allievi?

Il percorso di crescita! Ho notato che quando entrano (dunque percorrono il ponte di legno, ndr) iniziano subito a sintonizzarsi con la Scuola e si nota chiaramente che modificano, raffinano e perfezionano il loro carattere, la loro postura e anche il loro linguaggio. A volte mi raccontano che al loro rientro a casa hanno difficoltà a frequentare i loro vecchi amici, perché il percorso intrapreso li ha aperti ad orizzonti più vasti e con valori diversi. Tenga presente che se sono stati forzati ad entrare al Morosini non durano molto. Viceversa, quando la scelta è stata spontanea, si assiste ad un percorso di crescita importante e dimostrano tutti di avere le idee chiare. Mediamente il 40 % di loro rimane nel comparto della Difesa. Per gli altri c’è il supporto dell’Associazione Nazionale Scuola Navale Militare Francesco Morosini.

Che percezione personale ha degli ex allievi?

Il legame che si instaura tra loro! Ho notato che sono molto legati. L’interazione che perdura nel tempo è davvero molto importante. È un po’ come una grande famiglia, non per nulla ci sono i raduni degli ex allievi, che cadono solitamente a settembre, per il 25°, il 40° e il 50°.
Arrivano da tutte le parti del mondo. Hanno la loro Associazione. I soci più giovani si mettono a disposizione degli allievi per consigliarli e indirizzarli nelle scelte del percorso professionale da civile qualora non volessero proseguire con le FFAA. Sono persone importanti per noi come Scuola e soprattutto per i ragazzi, perché fanno vedere l’altro aspetto della vita: quella da civile.
Ma anche per altro: ogni Corso ha il suo padrino e viene scelto tra gli ex del Morosini. Questo serve a tenere viva la tradizione e ad avere un punto di riferimento in più. In questa fascia di età il legame è molto più forte delle altre fasce di età. Non sono morosiniano, ho fatto l’Accademia, siamo uniti anche noi, ma gli ex del Morosini sentono ancor più questo particolare legame creato nel periodo più bello della loro adolescenza.

Saluto il comandante e mi avvio verso l’ufficio del capitano di corvetta Alberto Rosati, comandante del 3° corso.

Comandante, che cosa l’ha sorpresa degli allievi attuali?

Sono ragazze e ragazzi che escono da ambienti molto eterogenei sia a livello scolastico, sia a livello famigliare. Uno degli aspetti che mi sorprende di più è la loro forza di volontà e lo spirito di sacrificio teso alla loro crescita personale. Tenga presente che stiamo parlando di ragazzi di 15 anni che vanno lontani dalle loro famiglie e che stanno plasmando il loro futuro. Un altro aspetto importante è lo spirito di aggregazione.

E degli ex allievi?

Il Morosini, gli ex allievi e l’associazione Assomorosini (così la chiamano in forma abbreviata) sono una grande famiglia, a prescindere dal percorso individuale intrapreso. Percepisco che tra loro c’è un legame fortissimo e duraturo, molto più intenso di quello che si crea in Accademia.

Entrambi gli ufficiali di fatto riconoscono il legame fortissimo e unico che si viene a creare tra gli allievi del Morosini. Legame frutto della convivenza di tre anni in una Scuola situata nel punto più bello di Venezia e cementata da una vera forza di volontà che questi ragazzi e ragazze sanno esprimere.

La visita si conclude e mi avvio lungo il viale che porta al ponte di legno. Realizzo che se i numeri aumentano di anno in anno, significa che è un implicito riconoscimento alla bontà formativa della Scuola. È un riconoscimento importante e che avrà un ritorno ancora più importante per la Patria. Nel viale ci sono degli allievi che escono perché è domenica. Li sento parlare con un tono di voce adeguato e con una bella proprietà di linguaggio. Li guardo con ammirazione, perché sono il futuro della nostra Patria. Evidentemente il ponte di legno li ha stregati davvero!

(foto: Marina Militare / autore)