La strada della sovranità europea nella Difesa passa per l’Eurodrone. Dov’è la corsia di sorpasso?

(di Andrea Cucco)
19/07/21

La settimana scorsa è stato firmato a Roma un “Grant Agreement” (accordo di sovvenzione) per il parziale finanziamento (100 milioni di euro) del programma “Eurodrone” (MALE RPAS - Medium Altitude Long Endurance Remotely Piloted Aircraft System).

Alla cerimonia erano presenti, oltre al direttore di OCCAR, rappresentanti di Leonardo Spa, Airbus Defence & Space SAU, Dassault Aviation ed Airbus Defense & Space GmbH.

L'evento in sé ha rappresentato il primo esempio tangibile di cofinanziamento di programmi della difesa con fondi direttamente provenienti dal Budget dell'Unione Europea, sebbene la quota iniziale del finanziamento rappresenti una piccola percentuale rispetto all'investimento richiesto agli Stati Partecipanti, che sarà colmato potenzialmente da più cospiqui fondi dell'European Defence Fund (EDF).

L'Eurodrone offrirà alle industrie europee l'opportunità di partecipare ad un rilevante programma di velivoli senza pilota destinati ad integrarsi nel traffico aereo civile. Al momento il piano include lo sviluppo e la produzione di 20 sistemi (5 destinati all'Italia) che contengono ciascuno 3 velivoli e 2 stazioni di controllo a terra, cui si aggiunge il Ground Support Equipment, pezzi di ricambio incluso magazzinaggio, formazione e 6,5 anni di supporto in servizio iniziale.

Per l'OCCAR, agenzia con oltre 20 anni di esperienza nel management di programmi complessi nel settore degli armamenti, con invidiabili risultati in termini di sistemi consegnati alle nazioni ed introdotti in servizio, rappresenta un passo importante verso un portafoglio programmi di oltre 100 miliardi di euro.

Un passo importante per la cooperazione europea nella Difesa? Certamente.

Essendo stato presente all’evento, una frase dell’ammiraglio Bisceglia, il direttore di OCCAR, mi è tuttavia rimasta in mente: “...non so se l'EuroMALE potrà essere indicato come il migliore al mondo, quello che farà sarà realizzare in questo campo una Sovranità tecnologica europea”.

Dunque, finalmente, l’Europa colmerà un gap, uno sforzo che difficilmente un singolo paese (europeo) avrebbe potuto sostenere.

Ma serve colmare un ritardo od uno svantaggio tecnologico? Sì, se raggiunta la concorrenza non ci si ferma.

Mi spiego meglio: tutti i maggiori player mondiali (USA, Fed. Russa, Cina) non si limitano MAI a singoli programmi di ricerca e sviluppo e, nell’avvio della produzione di un assetto, sono già impegnati nelle successive generazioni di armamenti (almeno due!).

L’encomiabile lavoro di OCCAR funge da gap filler di capacità? Certo, ma l’UE deve fare qualcosa in più: investire nella Difesa, non solo per programmi di ricerca, ma per "capacità" con orizzonti temporali ben maggiori (non solo contribuendo ai costi di sviluppo ma anche a quelli di acquisizione?). Allora, dopo l’annullamento dei ritardi, si potrà perfino procedere a sorpassi in un mondo estremamente competitivo ed i fondi investiti non saranno persi nella sosta ad ogni traguardo.

Il dubbio che dunque rivolgiamo ai politici europei è: “L’Europa, che dal 2027 manderà in produzione l’Eurodrone, sta già pensando ai velivoli del 2035, 2045, 2055...?”

Immagine: Difesa Online / OCCAR