Con SICYNT 250 bambini sono più cyber-sicuri

(di Marco Rottigni)
09/12/21

7 Dicembre 2021, 6.40 AM, da qualche parte vicino a una Milano che per larga parte dorme ancora, considerato che è la giornata del Patrono Sant’Ambrogio.

Temperatura vicina agli zero gradi Celsius.

Quattro persone che fanno lavori diversi per società diverse nel mondo dell’IT e della CyberSecurity sono in macchina, con destinazione Calcinato (BS).

Hanno un laptop ciascuno, tre secchi di orsacchiotti gommosi e trecento diplomini stampati con scritto “Cyber-Eroe”.

Hanno deciso che la giornata di vacanza può essere spesa per una causa nobile; una causa che li appassiona; una causa che hanno condiviso con tre maestre illuminate di scuola elementare: aiutare 250 bambini di classe quarta e quinta ad essere più consapevoli dei rischi online a cui sono esposti.

Nella frenesia della nostra vita professionale, spesso ci occupiamo di clienti a cui vogliamo proporre le nostre soluzioni; di professionisti con cui vogliamo condividere informazioni; di giornalisti interessati alle tecnologie delle aziende per cui lavoriamo. Facciamo presentazioni, webinar, conferenze e incontri dove trattiamo temi complessi parlando da esperti, con esperti. Dimenticando però che esiste un mondo in divenire, un mondo di bimbi nativi digitali, un mondo che è molto, molto esposto ad una vita online che altrettanto spesso inizia prima di quanto possiamo addirittura immaginare.

Una vita online affascinante, intensa, ricca di emozioni e possibilità fino a qualche anno fa impensabili. Un favoloso Paese dei Balocchi collodiano, che esattamente come quello della favola nasconde rischi e aree oscure di cui è necessario essere consapevoli.

Da qui la decisione di tentare il confronto con questo mondo; di metterci alla prova con il più strano, il più inusuale, il più sfidante pubblico che – da divulgatori di cyber e nuove tecnologie – potessimo aspettarci.

Il progetto è nato quasi per gioco in SICYNT, un’associazione no-profit dedita alla promozione della cultura cyber, delle nuove tecnologie e dell’intelligence a favore della società italiana. Qui, lavorando insieme abbiamo assemblato una presentazione che – pensando ad un target di dieci-undici anni di età - provasse ad esporre i tratti affascinanti e interessanti della vita online evidenziando però anche i rischi e le possibili aree oscure.

Abbiamo cercato di usare un linguaggio il più semplice possibile, di adottare tecniche di gamification per rendere le sessioni più stimolanti, di usare rappresentazioni grafiche accattivanti come quelle riportate di seguito:

Abbiamo messo insieme l’esperienza di decine di persone con background e competenze molto diverse, affinché il risultato fosse olisticamente il meglio di quanto potessimo offrire.

Abbiamo concepito un gioco, il palio del Cyber-Eroe, che un giovane web developer ci ha aiutato a realizzare e mettere online.

Fatto tutto questo, ci siamo messi in gioco direttamente per quello che nel nostro ambiente si chiama beta test: la prova sul campo di una soluzione per vedere se… funziona.

E ha funzionato alla grande!

Dieci sessioni in una giornata gestite da quattro presentatori che hanno coinvolto oltre 250 bambini e diverse maestre.

Bambini che ci hanno stupito per il livello naturale di conoscenza del mondo online; che ci hanno regalato emozioni forti ed uniche nel modo genuino di condividere le loro esperienze; che ci hanno colpito per l’attenzione totale dedicata a noi per un tempo sorprendentemente lungo di un’ora e mezza per sessione.

Bambini che ci hanno fatto riflettere tanto, su loro e sui genitori, sulla società e sulle esperienze in cui sono quotidianamente immersi.

Abbiamo pensato di regalarvi qualche aneddoto per trasmettere l’unicità della giornata e le profondità dei pensieri che ha stimolato.

Bambini di dieci anni che alla domanda Come possiamo comunicare oggi? hanno risposto con una carrellata di strumenti come Discord, Telegram, Viber, Snapchat… molti dei quali sconosciuti agli insegnanti; solo due bambini su tre classi hanno detto “col telefono”, mentre solo una bimba – quasi vergognosa di dirlo – ha risposto “con una lettera”!

Alla domanda "cosa fai quando ti insultano online?", un bimbo ha risposto con “piango da solo in camera mia”, dimostrando l’incapacità di separare l’io bambino da io come avatar su Fortnite; un altro ha risposto “a me è successo che un cyberbullo ha messo un commento sul mio canale YouTube in cui insegno ad altri a giocare… ma io sono admin e l’ho cancellato e bannato dal canale!”.

Un altro bambino ha tranquillamente ammesso che ogni tanto compra le cose su Fortnite perché “tanto ha dentro la carta di credito di papà”

A uno di noi è arrivata una domanda molto strana sia per l’età del pubblico, sia per come è stata posta: “Ma quindi tu saresti uno dei pochi che può spiegarmi bene cos’è il Dark Web?”

Molti di loro, non sarebbe folle ipotizzare un 30% dei bambini coinvolti, si sono creati da soli o con l’aiuto di fratelli appena più grandi di un anno o due, un account Tik-Tok e Instagram… mentre ad altri ci hanno pensato i genitori!!! E in entrambi questi bambini si sono dimostrati consapevoli di trasgredire una legge.

Molti gruppi hanno sollevato temi in merito a Blue-Whale, Jonathan Galindo e la bimba morta a Palermo a Gennaio, rivelando attenzione e soprattutto preoccupazione sul tema.

Un bambino ha confessato che lui probabilmente sceglierebbe di saltare dalla finestra se un hacker (ormai il termine ha definitivamente raggiunto una connotazione negativa) minacciasse di geolocalizzarlo e venire a fargli fuori i genitori.

Tre classi su tre a cui è stata rivolta la domanda se conoscessero il termine ingegneria sociale non solo hanno confermato, ma hanno dato prova di saperlo definire correttamente.

Questi e molti altri interventi ci hanno confermato l’impellente necessità di iniziative simili, magari estese ai genitori, ma che indirizzino queste fasce di età ed utenza con contenuti pensati ad-hoc.

Diventa urgente, diventa un nostro preciso dovere, affinché il mondo online, così bello, così affascinante, così accessibile resti godibile da tutti noi. Soprattutto da chi lo merita di più, per la ricchezza di possibilità che offre: i giovani e giovanissimi nativi digitali.

Foto: SICYNT