Lo "Scandalo Toshiba-Kongsberg": un attualissimo monito su amici ed alleati imprevedibili

(di Vasco Monteforte)
12/03/25

Negli anni '80, nel pieno della Guerra Fredda, uno scandalo industriale e politico di portata internazionale scosse i rapporti tra il blocco occidentale e l'Unione Sovietica: il cosiddetto "Scandalo Toshiba-Kongsberg".

La vicenda rivelò come tecnologie avanzate, soggette a rigidi controlli sulle esportazioni, fossero finite illegalmente nelle mani dell'URSS, migliorando la capacità tecnologica della sua flotta sottomarina. Il caso ebbe ripercussioni di vasta portata sia per le aziende coinvolte sia per le relazioni diplomatiche tra Giappone, Stati Uniti e Unione Sovietica.

Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali cercarono di limitare l'accesso dell'URSS a tecnologie sensibili attraverso il Coordinating Committee for Multilateral Export Controls (CoCom), un organismo internazionale che imponeva severe restrizioni alle esportazioni di beni dual use, cioè potenzialmente impiegabili anche per scopi militari. Tra queste tecnologie vi erano le macchine utensili avanzate a controllo numerico (CNC), essenziali per la produzione di componenti ad alta precisione, tra cui le eliche dei sottomarini.

L'Unione Sovietica, consapevole delle proprie lacune tecnologiche rispetto agli Stati Uniti, si impegnava in attività di spionaggio industriale e acquisizione illegale di tecnologie occidentali per ridurre il divario.

Tra il 1982 e il 1984, la divisione Toshiba Machine, una sussidiaria del colosso giapponese Toshiba, vendette all'Unione Sovietica otto macchine utensili avanzate dotate di controllo numerico multiasse. La fornitura avvenne tramite la Wako Trading, una società di facciata giapponese, in collaborazione con la norvegese Kongsberg Vaapenfabrikk, un'azienda specializzata in tecnologie di controllo numerico.

Queste macchine consentirono ai sovietici di produrre eliche per sottomarini con un livello di precisione mai raggiunto prima, riducendo significativamente il rumore emesso dai battelli.

La silenziosità di un sottomarino è un fattore critico nella guerra sottomarina: meno rumore significa minore rilevabilità da parte dei sistemi di sorveglianza acustica.

L'esportazione di tali macchinari rappresentava una chiara violazione delle restrizioni del CoCom, poiché tali dispositivi erano classificati come tecnologia sensibile e proibiti per il commercio con l'URSS.

Alla fine del 1986, il governo degli Stati Uniti venne a conoscenza della vendita illegale grazie a una segnalazione interna proveniente da un dipendente della Wako Trading.

Le indagini rivelarono che i sovietici avevano ottenuto un significativo vantaggio strategico nella progettazione dei sottomarini grazie a queste tecnologie.

La notizia esplose nel marzo 1987, quando il governo statunitense informò le autorità giapponesi, chiedendo un'indagine immediata. Il 30 aprile dello stesso anno, la polizia giapponese fece irruzione negli uffici della Toshiba Machine, portando all'arresto di due dirigenti con l'accusa di violazione delle leggi sul controllo delle esportazioni.

Lo scandalo ebbe conseguenze devastanti per le aziende coinvolte. Toshiba Machine ricevette una multa di 2 milioni di yen, mentre i dirigenti arrestati furono condannati a pene detentive (poi sospese). L'onda d'urto fu tale che il presidente della Toshiba, Shoichi Sawa, e il presidente della Toshiba Machine, Ichiro Watarisugi, furono costretti a dimettersi per il danno d'immagine subito dall'azienda.

Negli Stati Uniti, la reazione politica e pubblica fu feroce. Alcuni membri del Congresso inscenarono proteste plateali, arrivando a distruggere con martelli prodotti Toshiba davanti alla Casa Bianca. Inoltre, vennero proposte sanzioni economiche severe, tra cui una proibizione temporanea dell'importazione di prodotti Toshiba negli USA.

La norvegese Kongsberg Vaapenfabrikk, dal canto suo, subì pesanti ripercussioni: il governo norvegese, principale azionista dell'azienda, intervenne direttamente nel caso, e il gruppo fu costretto a riorganizzare le proprie operazioni per garantire il rispetto delle normative internazionali.

Lo scandalo Toshiba-Kongsberg evidenziò gravi falle nei sistemi di controllo delle esportazioni, portando a un rafforzamento delle misure di sicurezza nei paesi occidentali. Gli Stati Uniti e i membri del CoCom inasprirono le normative per evitare che tecnologie critiche finissero nelle mani sbagliate. Inoltre, l'incidente rafforzò la cooperazione tra i paesi alleati nella lotta contro il trasferimento illecito di tecnologia. Il caso ebbe ripercussioni anche sul piano industriale: le aziende giapponesi e norvegesi aumentarono i controlli interni per evitare il ripetersi di simili episodi.

Lo scandalo rappresenta un caso emblematico delle dinamiche della Guerra Fredda e rimane un monito sulle sfide della sicurezza tecnologica nel prevenire la proliferazione di tecnologie militari avanzate in mani ostili. Un tema attualissimo in un’epoca di alleanze precarie e amicizie più pericolose dei nemici dichiarati.

Foto: web / U.S. Navy