Terrorismo contemporaneo: continuità o innovazione?

(di Vittorfranco Pisano*)
31/12/24

Palesemente gli eventi di natura politica che nel corso del 2024 hanno primeggiato a livello internazionale con sviluppi e conseguenze ancora incerti, particolarmente per il mondo di cultura occidentale, riguardano la guerra russo-ucraina, la situazione multi-conflittuale in Medio Oriente e l’elezione del presidente statunitense Donald Trump, che si insedierà il prossimo 20 gennaio.

Seppure con incidenza relativamente minore, non ha mancato di confermarsi dinamico il terrorismo di stampo contemporaneo, sorto negli anni Sessanta del secolo scorso. Si tratta di un fenomeno complesso la cui denominazione imprecisa, appunto “terrorismo”, non ne agevola minimamente la comprensione della natura, fini, strutture, dinamiche e fonti di sostegno.

Il 2024 si è concluso in Europa con due specifici eventi – qualificabili, quantomeno genericamente, come terroristici – verificatisi in Germania e in Italia e che, allo stato delle conoscenze nel pubblico dominio, generano interrogativi.

Il primo dei due ha avuto luogo a Magdeburgo, nel mercatino natalizio allestito nel centro storico (Altstadt), alle ore 19 circa di venerdì 20 dicembre quando lo psichiatra cinquantenne Taleb Al Abdulmohsen di origine saudita e residente in Germania dal 2006 ha falciato la gioiosa folla con l’impiego di una Bmw noleggiata un’ora prima e guidata a tutta velocità per circa quattrocento metri a zigzag, uccidendo cinque persone e ferendone circa duecento, quarantuno delle quali gravemente. L’attentatore si dichiarava da tempo ateo, antislamico, fautore dell’accoglienza e integrazione di stranieri e sostenitore dell’estrema destra tedesca e aveva, altresì, diffuso post aggressivi sui social media. Arrestato, risultava la presenza di varie sostanze stupefacenti nel sangue dell’attentatore.

Il secondo evento comporta l’arresto in Italia Settentrionale, il 24 dicembre, di quattro giovani jihadisti, indagati per associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere, con a capo una ragazza ventiduenne. Il fatto, con nessi diretti o meno, seguiva di pochi giorni le minacce dirette nei confronti del giornalista Fausto Biloslavo accusato da Zulfiqar Khan – già imam di Bologna ed espulso dall’Italia per motivi di sicurezza nazionale – di essere un miscredente al soldo dello Stato ebraico.

Entrambi gli eventi riscontrati in Germania e in Italia richiedono ulteriori approfondimenti da parte degli investigatori, ma presentano elementi già sollevabili in questa sede a seguito di alcuni cenni intesi ad inquadrare il terrorismo.

Del terrorismo non esiste una definizione universalmente recepita e, per di più, il termine viene spesso usato per qualsiasi fatto che genera paura o per denigrare avversari in contesti vari. Comunque, in via non emotiva e parzialmente oggettiva, viene concepito dai veri tecnici quantomeno come l’uso o la minaccia dell’uso della violenza per raggiungere fini politici. Questo concetto andrebbe, però, ulteriormente elaborato con una “descrizione funzionale”, basata su osservazioni e considerazioni di natura empirica, secondo cui il terrorismo comporta contemporaneamente quattro elementi indispensabili: (1) la violenza criminale fisica o psichica, (2) un fine politico, politico-religioso o politico-sociale, (3) l’impiego di strutture e dinamiche clandestine e (4) l’azione di aggregazioni non statali con o senza qualche forma di sostegno privato o statale.

Nel corso del terrorismo contemporaneo, quindi durante poco più di sei decenni, le matrici del fenomeno sono riconducibili a ideologie estremiste di destra (quali neonazismo, ultranazionalismo e razzismo) e di sinistra (quali anarchismo e comunismo); a propositi etnico-nazionalisti espressi in forme di separatismo geopolitico; a convinzioni di origine religiosa o pseudoreligiosa trasferite sul piano politico (quali radicalismo islamico oppure estremismo ebraico, cristiano, induista o sostanzialmente settario); a fini variabili dalla protezione degli animali (biocentrismo) o della natura (ecocentrismo) al sostegno dell’immigrazione irregolare e clandestina. A tutte queste matrici già riscontrate possono in qualsiasi momento aggiungersene altre attualmente inattive o ignote. Infatti, il terrorismo sorge e sfrutta situazioni di luogo e di tempo secondo la propria visione e fini.

Nell’ambito delle singole matrici o della totalità delle matrici possono agire una o più aggregazioni sia contemporaneamente sia in tempi diversi con proprie strutture rigide o flessibili oppure, nell’ambito di ciascuna matrice, le relative aggregazioni o alcune di esse possono organizzarsi o collegarsi in reti. Ogni aggregazione, a prescindere dalla matrice ideologica, si avvale di un milieu affine di riferimento e, ove possibile, del suo appoggio informativo, logistico od operativo. Alcune aggregazioni, specialmente se hanno raggiunto stadi più avanzati rispetto al terrorismo – quali l’insorgenza che comporta il controllo almeno parziale e temporale del territorio nazionale – godono inoltre del sostegno di Stati patroni esteri, come notoriamente esemplificato dell’attuale regime iraniano.

Sempre per quanto riguarda le matrici ideologiche, va aggiunto che determinati eventi, come l’attuale conflitto armato tra Israele, Stato sovrano, e attori non statali, precisamente Hamas, Hizballah e Houthi, sono sovente sfruttati da contestatori di composizione eterogenea che si  associano alla protesta, quindi elementi specificamente antisraeliani o antisemiti oppure semplicemente pacifisti (spesso a senso unico) assieme a svariati elementi anti-patriarcato, anti-Nato, anti assistenza all’assediata Ucraina, anti-frontiere, anti norme di ordine pubblico e anti proprio governo nazionale in carica. Anche da questo ambiente eterogeneo sorgono atti di terrorismo.

A seconda delle loro ideologie, della loro identificazione del nemico da abbattere e delle loro potenzialità logistiche ed operative, le aggregazioni terroristiche conducono, per il tramite delle proprie strutture clandestine, azioni ai danni di obiettivi prescelti. Ove il bersaglio ottimale non è sufficientemente accessibile, ne viene scelto uno di minore importanza ma maggiormente abbordabile, secondo il cosiddetto “calcolo terroristico”. Tipiche azioni terroristiche tradizionalmente includono l’impiego aggressivo di ordigni esplosivi o incendiari, ferimenti e omicidi con armi da fuoco, sequestri di persona e di mezzi di trasporto, particolarmente aerei.

L’espansione e successiva preminenza del terrorismo di stampo radicale islamico a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso ha notevolmente incrementato l’impiego, comunque già esistente, di armi improprie e da taglio, di attentati suicidi e di stragi indiscriminate tentate o compiute. Dato che per l’attentatore jihadista, contrariamente a quello laico, il nemico è l’infedele, colpire indiscriminatamente nella massa è comunque un atto “selettivo”. Non va dimenticato che il defunto Osama bin Laden, fondatore di al-Qaida, aveva decretato che l’acquisizione di armi di distruzione massa è un dovere religioso. Tuttavia, distruzione di massa può anche avvenire senza armi chimiche, biologiche, radiologiche o nucleari, come pienamente dimostrato dagli attentati dell’11settembre del 2001 ai danni di New York e Washington.

Fatte queste premesse, possiamo chiederci che cosa rappresentano e quali eventuali incertezze sollevano i su riportati eventi verificatisi a Magdeburgo e in Italia Settentrionale.

L’attentato di Magdeburgo rientra in una collaudata casistica a prescindere dall’esito. L’automezzo impiegato da jihadisti come “clave” contro la folla aveva precedenti: Nizza e Berlino nel 2016 e Stoccolma, Barcellona e Cambrils nel 2017. Lo stesso può dirsi per altri attentati con strumenti diversi come, ad esempio, i su accennati fatti dell’11 settembre 2001, preceduti in via esemplificativa dal fallito tentativo da parte di estremisti islamici algerini di colpire con un aereo sequestrato il centro di Parigi nel 1994.

Per quanto riguarda la commissione dell’attentato dal singolo saudita residente in Germania, ci sono precedenti sia in ambito jihadista che in ambito anarchico. Tuttavia, va tenuto presente che, con l’avvento e il vasto accesso all’informatica, si costituiscono continuamente gruppi virtuali di riferimento, apprendimento operativo e incitazione, settore in cui al-Qaida e il sedicente Stato Islamico sono divenuti maestri.

Invece, in attesa di conferma, ciò che sorprende nel caso di Magdeburgo è la dichiarata motivazione di estrema destra dell’attentatore e la scelta del bersaglio. Ci si domanda se si tratti di un’azione sotto “falsa bandiera” o se si tratti dell’intervenuto fattore imitativo che ha spesso influenzato elementi terroristici di ogni matrice.

A loro volta, per quanto riguarda gli arresti avvenuti in Italia Settentrionale, va rilevato che rispetto ad altri Paesi europei -- particolarmente Francia, Germania, Spagna e Regno Unito – l’Italia è rimasta, con minori eccezioni, sostanzialmente immune da atti terroristici di stampo radicale islamico. Il dovuto merito va riconosciuto all’intero impianto di sicurezza che nel corso dei decenni ha acquisito enorme esperienza nel contrasto al terrorismo interno e transnazionale. Alla pari, non va trascurato il fatto che il territorio italiano, grazie alla sua collocazione geografica, è da tempo ritenuto utile da elementi terroristici quale area di transito e di appoggio logistico piuttosto che come zona operativa. Rimane da monitorare se gli arresti effettuati alla Vigilia di Natale siano indicativi di un mutato approccio.

In conclusione, va preso atto che in materia di strutture e dinamiche terroristiche permangono gli elementi sostanziali, mentre è sempre presente la possibilità o esigenza di mutamento nei dettagli anche a seguito di sviluppi tecnologici particolarmente nella comunicazione, nei trasporti e negli strumenti di aggressione. Allo stesso tempo possono esaurirsi vecchie matrici e sorgere nuove accompagnate da specifici fini.

Ne consegue che il fenomeno terroristico richiede costante e fattiva attenzione nell’interesse della prevenzione, repressione ed eventuale contenimento dei danni.

*Il prof. Vittorfranco Pisano, attualmente segretario generale dell’Albo Nazionale Analisti Intelligence e docente di “Terrorismo e Conflittualità Non Convenzionale” presso l’Università eCampus, è stato consulente della Sottocommissione per la Sicurezza e il Terrorismo del Senato degli Stati Uniti e revisore dei corsi nell’ambito del Programma di Assistenza Antiterrorismo del Dipartimento di Stato statunitense.