Le parole del generale Marco Bertolini dipingono un’Unione Europea morente, poco chiara e guerrafondaia. Secondo lui, il progetto di Ventotene è fallito e solo il ritorno agli stati-nazione può riportare pace e benessere. Ma questa visione ignora la storia e le conseguenze disastrose di un’Europa frammentata.

Prima dell’UE, il continente era un campo di battaglia per guerre nate dall’egoismo nazionale. La Seconda Guerra Mondiale ha dimostrato quanto fosse pericolosa un’Europa senza unione. Il sogno europeo è nato per spezzare questo ciclo e garantire stabilità attraverso la cooperazione.

Bertolini accusa l’UE di obbedire agli interessi del Regno Unito per distruggere la Russia, ma questa è una semplificazione fuorviante. L’Europa, però, non ha dichiarato guerra: sta semplicemente difendendo il diritto internazionale sostenendo un paese aggredito. Forse servirebbe una Nato più diplomatica in termini di allargamento?

Pensare che i singoli stati europei possano prosperare isolatamente è un mito. Oggi nessuna nazione del continente può competere da sola con giganti economici come Cina e Stati Uniti. L’UE consente agli stati membri di avere un peso globale e di affrontare insieme le grandi sfide.

Senza l’Unione, l’Europa tornerebbe a un mosaico di rivalità, con guerre economiche, tensioni diplomatiche e instabilità politica. La cooperazione non è una gabbia, ma una necessità per la sopravvivenza. Tuttavia, è evidente che l’Unione Europea ha bisogno di una trasformazione radicale: oggi molte decisioni vengono prese a scatola chiusa, generando inevitabili titubanze e diffidenze tra i cittadini.

L’UE non è perfetta, ma il suo fallimento sarebbe una catastrofe. Serve riformarla, renderla meno severa e più vicina ai cittadini, ma smantellarla significherebbe consegnarsi a un futuro incerto, fatto di divisioni e debolezza.

La vera sfida non è tornare indietro, ma costruire un’Europa migliore, capace di garantire pace, sicurezza e progresso. Un’Europa divisa sarebbe solo più fragile e in balia delle grandi potenze mondiali.

Foto: Esercito Italiano

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