La Siria continua a far parlare di sé; di fatto non ha mai interrotto alcuna attività degna di resoconto, ma le relazioni internazionali ed un battage pubblicitario ben indirizzato, hanno condotto a considerare i nuovi padroni di Damasco degni della massima stima, forti di un capo che, dismessa la mimetica, ha trovato degna collocazione internazionale con completi giacca e cravatta politically correct. Peccato non aver più approfonditamente scavato in un passato neanche così lontano che, a Idlib, non dimenticheranno mai.
La Siria è sotto pressione di Israele a cui premono il Golan e la tutela della comunità Drusa e rimane al centro di commerci che vedono il captagon quale catalizzatore di interessi a svariate cifre. La Siria è anche oggetto di attenzioni prive di velo da parte di Ankara, mentre combattenti caucasici ed asiatici imperversano facendo deflagrare odi di decenni ora lasciati liberi. Alawiti ed ex governativi sono oggetto di caccia indiscriminata mentre le NU ancora non prendono una posizione e mentre Jolani mette sull'avviso le prossime potenziali vittime ma non frena la caccia degli jihadisti.
Il governo assicura che le esecuzioni sommarie debbano essere ricondotte ad azioni individuali non coordinate con le forze di sicurezza; peccato che ancora non sia state definite le linee entro cui le milizie debbano essere inquadrate; milizie arrivate a Latakia per partecipare ad una repressione che sembra sempre più una pulizia etnica.
Stridono molte cose, e spiccano l'assenza di un Occidente refrattario alle vittime siriane di ogni età, e l'inanità delle istituzioni internazionali.
Fotogramma: RAI