Report Niinistö: 72 ore per non morire

Più sicuri insieme! Rafforzare la preparazione e la prontezza civile e militare in Europa. Un ruolo importante l’avranno i cittadini vigili ed organizzati e in grado di attutire qualsiasi grave imprevisto nelle prime 72 ore! Questa è l’estrema sintesi di quanto è emerso al Convegno su una parte dei temi del Rapporto Niinistö tenutosi a Mestre venerdì u.s. presso il Voco Hotel e che ha visto un’ampia e sentita partecipazione.
Gli organizzatori, l’eurodeputato ECR Elena Donazzan, membro della commissione per la sicurezza e la difesa, e il dott. Enrico Gavagnin, consigliere comunale di Venezia e poliziotto, ormai da anni lavorano con l’obiettivo di veicolare il tema della sicurezza ai cittadini.
Lo scopo è quello di “Sensibilizzare l’opinione pubblica sul panorama dei rischi senza alimentare ansia e dare ai cittadini gli strumenti per assumersi maggiori responsabilità per la propria preparazione individuale è di fondamentale importanza”.
Il convegno ha visto un parterre di esperti di assoluto livello: il generale di brigata (ris) dei carabinieri Massimiliano Pigato, il dott. Emanuele Bellini dell’Università Roma 3, il dott. Simone De Battisti del think tank FEEL. I relatori hanno discusso le tematiche del Rapporto Niinistö – consegnato il 30 ottobre 2024 a Ursula von der Leyen dall’ex premier finlandese Sauli Niinistö – comparandole con la loro esperienza professionale.
Per il mantenimento della pace in Europa è dunque fondamentale la preparazione per “anticipare, prevenire, resistere e rispondere”.
Per capire appieno l’importanza del lavoro svolto e le tematiche trattate, oggi di grandissima attualità, si riportano i punti critici salienti del Rapporto:
- l’ordine globale basato sulle regole si sta frammentando;
- gli eventi meteorologici estremi diventeranno più frequenti e intensi;
- minaccia alla sicurezza rappresentata dalla Russia e altre potenze;
- cyber attacchi e campagne ibride;
- competizione strategica per le materie prime e tecnologiche;
- fragilità, instabilità, conflitti e guerre confondono i confini tra sicurezza interna ed esterna;
- controllo dei confini;
- nuove epidemie.
Le raccomandazioni sono:
- decodificare la crisi di oggi e anticipare le minacce di domani;
- consentire all’UE di funzionare in ogni circostanza;
- garantire la rapidità delle azioni con strutture e procedure atte allo scopo;
- rafforzare il potere dei cittadini come spina portante della resilienza e della preparazione della società;
- sfruttare tutto il potenziale dei partenariati pubblico-privati;
- sconfiggere gli attori maligni per scoraggiare gli attacchi ibridi;
- ampliare gli sforzi di difesa dell’Europa e sbloccare il suo potenziale;
- costruire una resilienza reciproca con i partner attraverso diplomazia assertive dell’UE;
- sfruttare l’economia della preparazione investendo assieme in anteprima.

A fronte di quanto sopra il senatore Raffaele Speranzon, membro della 3a commissione permanente affari esteri e difesa, nel suo intervento di saluto ai presenti ha ricordato che “non esiste la libertà se non c’è il prerequisito della sicurezza” e che “la sicurezza deve essere pensata ed intesa anche in ambiti molto più ampi rispetto a quelli tradizionali” e “si parla di difesa e non di attacco. Serve ai nostri concittadini e alle imprese per poter vivere in un mondo libero”. Inoltre, “Oggi l’Europa deve fare l’esame di maturità e fare la sua parte. Se non abbiamo capacità di difesa, siamo più vulnerabili e più deboli”.
Il tema della sicurezza dunque diventa sempre più pressante ed assolutamente necessario e i cittadini devono fare la loro parte perlomeno nella capacità di resistere e aiutare se stessi e gli altri durante le prime 72 ore.
L’onorevole Donazzan ha posto l’intervento “sull’attualità che stiamo vivendo e soprattutto sul fatto che molti eventi erano noti da tempo, ma molte persone non lo sanno perché non abbastanza informate. Il parlamento UE, dunque, obbliga i parlamentari a svolgere attività sul territorio per divulgare, informare, rendere consapevoli i cittadini che cosa siano le istituzioni europee. Questo confronto rientra in questo contesto”. L’onorevole mette in evidenza che “il Rapporto Niinistö è espressione di una cultura. Si chiama addirittura metodo finlandese! Che prevede che ciascuno sia responsabile della sicurezza”. È interessante apprendere anche lo scopo dei rapporti redatti: “fare la fotografia sullo stato dell’Unione. Vengono dati su mandato e ce ne sono stati tre rilevanti negli ultimi tre anni”. Questo è il Rapporto “sulla prontezza e sulla preparazione della difesa in Europa”. È importante pertanto che ci sia un modello di collaborazione tra professionisti e cittadini.
Il dott. Gavagnin ha spiegato che la sicurezza passa anche attraverso gli ausili informatici come ad esempio la App del progetto Extract Personalized Evacuation Route e per l’occasione ha presentato anche il gruppo di lavoro tecnico-scientifico del progetto europeo che era presente in sala. “Il caso d’uso è su Venezia ed è quello di portare da una parte all’altra della città il cittadino utilizzando il suo cellulare all’interno del quale in caso di bisogno, abbiamo ipotizzato un incendio ma potrebbe anche essere un bombardamento, viene mandato immediatamente un percorso di salvezza personalizzato che lo guiderà a destinazione“.
Questo in estrema sintesi è una parte di quello che viene chiesto dal Report Niinistö e caso ha voluto che la felice intuizione del dott. Gavagnin abbia anticipato di due anni il rapporto e che poi col gruppo di lavoro sia già arrivato quasi alle battute finali della App prima della presentazione ufficiale. Tutto è partito come controllo di vicinato, visto con gli “occhiali del poliziotto”, ma poi tutto si è sviluppato fino a creare una rete e ad entrare nel Niinistö. I cittadini che operano nel controllo di vicinato sono portatori della cultura dell’osservazione e soprattutto nel loro territorio conoscono spazio e tempo. Il progetto Extract è di fatto lo sviluppo del controllo di vicinato in ambito accademico e in ambito difesa.
Il dott. Bellini ha spiegato chiaramente che cosa sia l’interesse nazionale all’estero, ad esempio in Germania pre-EU: “esisteva un briefing nelle Università e nelle Accademie dove il Governo diceva ai ricercatori tedeschi di perseguire l’interesse tedesco, dopodiché andavano a fare i progetti europei”.
Ecco dunque che i sistemi per contrastare le emergenze e tutelare gli assets dello Stato hanno un ruolo sempre più importante. Il “Digital Heritage Security and Resilience” è la risposta. I danni funzionali e strutturali degli attacchi Cyber alle strutture culturali dello Stato, i così detti Digital Cultural Assets (DCA), possono creare danni immensi e duraturi nel tempo. Un esempio economico chiaro: “il valore del Colosseo come asset sociale è pari a circa 77 miliardi di euro. Contribuisce per 1,4 miliardi di euro all’anno all’economia italiana”.

Questo dunque ben dimostra i danni potenziali ai quali il Paese si espone se non adeguatamente rafforzato nelle sue difese. Secondo il ricercatore: “La caratteristica unica che ci contraddistingue nel mondo sono i beni culturali”. Però poi arriva il vero nocciolo del problema legato al tema della sicurezza: “L’aspetto digitale però non è stato molto focalizzato soprattutto considerando che sono diventati un target. Dalla guerra in Ukraina è cambiato tutto, soprattutto dal 2023”. Pertanto un attacco cibernetico ha il suo peso e i danni sono rilevanti come ben dimostrato dai casi già successi in Europa e dell’inserimento dei documenti fake negli archivi storici. Questa operazione è una intossicazione pericolosissima alla memoria storica e alla credibilità dello Stato.
Nel 2023 vari cyber attack hanno colpito vere e proprie istituzioni culturali come la British Library “bloccata da un anno. Il catalogo è stato attaccato, si parla dell’accesso a milioni di documenti digitali con danni da milioni di euro”; il Berlin Natural Hystory Museum “tutti i dati personali di chi ha comperato il biglietto” ed altri e nel 2024 Internet Archive che è “l’archivio mondiale di tutte le opere. È la raccolta e memoria storica non soltanto di quanto sta su internet ma anche della digitalizzazione”. A quale scopo? Riscatti, ricatti, dati sensibili della privacy. Il digitale dei beni culturali deve essere ben difeso contro il rischio di subire danni enormi perché “una volta che si passa al digitale si amplia la superficie di attacco”.
Per quanto riguarda la strategia di innovazione il dott. De Battisti, co-fondatore di Feel, think tank operativo basato a Milano, ha illustrato come le sfide locali ed internazionali che richiedono innovazione siano affrontate sempre più con una strategia definita GovTech, ovvero “Whole of Government” (del governo integrato). Anche indicato il Report Niinistö utilizza questa prospettiva. Significa costruire e gestire policy e servizi in ottica pubblico-privato (sia corporate che con startup e PMI) con il coinvolgimento dei cittadini in tutto il processo. Questo approccio è stato utilizzato per discutere e sperimentare soluzioni per una molteplicità di sfide – smart city/smart land – allo sviluppo delle economie locali, dalle strategie di prevenzione delle calamità con la AI, all’inclusione finanziaria del miliardo di persone più povere, dalla cooperazione europea a quella nel mediterraneo, nel GovTech Forum internazionale, seconda edizione, tenutosi a Milano lo scorso 13 e 14 marzo.

“In base al ranking della Banca Mondiale l’Italia è tra i leader nel Govtech. Abbiamo molte esperienze e soluzioni in questo settore, e possiamo essere un punto di riferimento importante. L’esperienza ed il format del Forum – che alterna contributi di altissimo livello a fasi di co-progettazione e la produzione di ricerca, paper, proposte e modelli operativi-, può essere di ispirazione per coinvolgere un ecosistema locale ed internazionale articolato per sviluppare innovazioni e soluzioni, alzare la attenzione generale sulle sfide oggetto di questo convegno: dalla cybersecurity, alla sicurezza locale, alla difesa”.
Il generale Pigato ha quindi centrato il suo intervento sull’importanza che “il cittadino da coinvolgere deve essere principalmente l’appartenente ai corpi di polizia in quiescenza”, perché una formazione richiede tempi molto lunghi ma si possono accorciare: “Ciò di cui difetta la società civile per gestire la sicurezza è invece presente in chi abbia significativi trascorsi nelle FF.PP.” entrando dunque nello specifico i congedati sono “già selezionati, addestrati, con esperienza sedimentata e cognizioni non solo di ordine procedurale, ma soprattutto psicologico, morale, etico, culturale”.
Il messaggio trasmesso dal generale in sintesi è: in caso di crisi avere già a disposizione persone qualificate, formate e con una forte preparazione alle spalle, non può che portare benefici nell’immediatezza della crisi stessa perchè sanno già che cosa fare, come coordinare e agire con equilibrio.
Da quanto sopra, durante il convegno è emersa consapevolezza e chiara volontà di voler informare, formare, per essere pronti ad ogni evenienza in funzione di tutela dello Stato e dei suoi cittadini. Naturalmente tutto ciò è una sfida impegnativa, ma attuabile visto e considerato il lavoro svolto e la stima guadagnata sul campo, con apprezzamento in ambito internazionale.
Foto: OpenAI / autore