“Cari amici vicini e lontani…” - come avrebbe detto Nunzio Filogamo - sulla scia dello stupore e dell’ondata emotiva suscitata dal clamoroso attacco portato in profondità in territorio russo dagli Ucraini non posso esimermi da qualche sintetica considerazione di carattere prettamente militare sull’accaduto.
Mi accodo alla pletora di commentatori che hanno ripreso la definizione dell’Operazione Pavutyna (“Ragnatela”) come la Pearl Harbour russa e paragonato lo stratagemma adottato a quello del celebre Cavallo di Troia narrato da Virgilio nelle Eneide. Mi accodo perché è tutto perfettamente calzante per descrivere i fatti con toni enfatici. Le modalità con cui questo attacco è stato condotto sono state ampiamente divulgate; le riportiamo sommariamente allo scopo di commentarne gli aspetti tecnico-tattici e le implicazioni che questi potrebbero avere nell’evoluzione delle procedure operative dei conflitti.
Il 1° giugno 117 droni ucraini hanno colpito diverse basi delle forze aerospaziali sparse su tutto il territorio russo, prendendo di mira bombardieri a lungo raggio con capacità nucleare e aerei con per la gestione del comando e controllo e la sorveglianza del campo di battaglia.
Cinque gli aeroporti militari russi che hanno subito l’attacco: Belaya, nella regione di Irkutsk, Olenya nella regione di Murmansk, Diaghilev nella regione di Ryazan, e Ivanovo nella regione omonima e, secondo quanto riferito dal ministero della Difesa russo, anche l’aeroporto di Ukrainka, nella remota regione di Amur.
L’attacco, stando alle fonti disponibili, avrebbe causato la distruzione a terra di 41 aerei di diverse tipologie: dal Beriev A-50 ai Tupolev nelle versioni Tu-95, Tu-22 M3 e Tu-160.
L’A-50 è un velivolo di allarme e controllo aereo, in grado di individuare sistemi di difesa aerea, missili guidati e di coordinare gli attacchi sugli obiettivi designati per gli aerei russi. I Tupolev sono bombardieri regolarmente utilizzati da Mosca per lanciare missili contro l'Ucraina. In particolare, il Tu-95 (foto precedente), il più vecchio tra questi, è un aereo di epoca sovietica, originariamente utilizzato per trasportare bombe nucleari ma successivamente modificato per lanciare missili da crociera e Il Tu-22M3 (foto successiva) è in grado di trasportare missili da crociera Kh-22 e Kh-32.
Proprio l’obsolescenza dei modelli dei Tupolev, tuttavia impiegati nel conflitto coerentemente alla logica russa che in materia di armamenti applica la “regola del maiale”, di cui è risaputo che “non si butta niente”, può indurre alla considerazione che ripararli sarà difficile e, poiché nessuno è ancora in produzione, sostituirli è impossibile.
L’operazione, la cui preparazione ha richiesto un anno e mezzo, è stata concepita e coordinata dal Servizio di sicurezza ucraino (SBU) sotto il comando di Vasyl Maliuk. Sono stati usati dei semplici quadricotteri carichi di esplosivo, introdotti clandestinamente in Russia all'interno di prefabbricati di legno montati su pianali di camion e nascosti sotto tetti amovibili comandati a distanza. Una volta raggiunte le località stabilite, i droni sono stati fatti uscire dai tetti dei prefabbricati e guidati sui loro obiettivi.Sembra che gli autisti dei camion condotti in prossimità delle basi aeree ignorassero il tipo di carico trasportato1. Un camionista ha dichiarato che lui e altri conducenti hanno cercato di abbattere i droni che uscivano da un camion con delle pietre2.
Il dottor Steve Wright, esperto di droni residente nel Regno Unito, ha dichiarato che ciò che ha reso questo attacco "davvero straordinario" è stata la possibilità di introdurli clandestinamente in Russia e poi lanciarli e comandarli a distanza, cosa che, a suo dire, è stata possibile tramite un collegamento satellitare o via internet. Il dott. Wright ha anche suggerito che è probabile che i droni siano riusciti a volare utilizzando il GPS, ma potrebbero anche aver superato le misure di disturbo locali russe pilotando manualmente i droni da remoto3.
Zelensky ha dichiarato che nel territorio russo era stato costituito un centro di coordinamento dell’operazione, proprio vicino ad un ufficio regionale del FSB e che le persone che hanno contribuito a facilitare l'operazione sono state ritirate dal territorio russo e sono al sicuro4; dal canto suo Mosca sostiene di aver arrestato un numero imprecisato di "terroristi".
Una prima considerazione è che abbiamo assistito ad un attacco veramente ingegnoso, senza precedenti. Pianificazione, organizzazione e condotta dell’operazione veramente accurate, frutto di 18 mesi di lavoro in cui emergono le gravi lacune delle capacità di intelligence del FSB. I casi sono due: o il controspionaggio ucraino è stato veramente efficiente, oppure il Servizio di sicurezza interna russo non solo non è stato in grado di procurarsi dati e notizie in merito a quanto Kiev stesse organizzando, ma addirittura non si sarebbe accorto di nulla sul suo territorio ed in prossimità di una delle sue sedi. Se poi quest’ultimo aspetto sia vero o sia parte di un’abile campagna di info-ops elaborata dal SBU a latere dell’operazione per amplificarne gli effetti, non è dato di sapere. Sulla maggioranza che legge o ascolta questi fatti può comunque risultare sconcertante.
La scelta degli obiettivi, poi, è stata assolutamente intelligente. Si tratta, infatti, di high payoff targets, obiettivi altamente remunerativi scelti in concorso tra gli operatori dell’intelligence e gli addetti alle operazioni, che hanno due grandi qualità: la prima è il valore intrinseco dei manufatti distrutti, che non rappresenteranno più una minaccia per l’Ucraina e hanno rispettato in pieno la regola del rapporto tra i costi sostenuti e i benefici conseguiti; la seconda è relativa al fatto che si sia trattato di obiettivi militari assolutamente legittimi e non di infrastrutture bombardate indiscriminatamente come fanno i Russi in Ucraina, attuando la strategia dell’“urbicidio”5, l’attacco e la distruzione indiscriminata di obiettivi civili per fiaccare il morale della popolazione ed eliminare gli elementi caratterizzati della cultura di un Paese. In tale quadro assumono una valenza particolare anche le azioni condotte contro due ponti ferroviari nelle regioni russe di confine di Bryansk e di Kursk, situati lungo linee utilizzate per il sostegno logistico alle truppe schierate nel Donbass.
In particolare, la scelta degli obiettivi militari chiaramente individuabili, consente di tacitare la propaganda russa, impossibilitata a dichiarare che fossero obiettivi civili colpiti con volontà terroristica. Per contro, quanto accaduto sui ponti ferroviari, dove sette persone sono rimaste uccise, ha dato agio al Cremlino di parlare di esplosioni, classificate come attacchi terroristici. Ad ogni buon conto, “terroristi” sono stati definiti anche coloro che hanno condotto gli attacchi sugli aeroporti.
Sotto il profilo militare siamo in presenza della consueta narrazione propagandistica di Mosca, che mistifica per terrorismo quello che in realtà va considerato più propriamente come un normale atto di guerra. Al limite potrebbero essere interpretate come sabotaggi, come nel caso delle azioni portate contro i ponti.
Una riflessione che riguarda sempre le “persone che hanno contribuito a facilitare l’operazione” lascia intravedere la possibilità che non abbiano agito i servizi segreti ucraini sul territorio russo o, almeno, non da soli. Se consideriamo la prospettiva offerta dal dottor Wright, la conoscenza del terreno e la precisione dell’esecuzione dimostrate, non si può escludere la partecipazione di personale appartenente ad organizzazioni che avversano il regime putiniano, magari appartenenti a quei gruppi paramilitari russi che collaborano con le forze ucraine. Prendiamo, poi, per buone le loro affermazioni ed escludiamo il coinvolgimento degli ignari ed eroici camionisti che hanno preso a sassate i droni.
Quello che si può dire con certezza è che la dimensione ibrida della guerra assumerà forme sempre nuove, anche se le basi dottrinali di quella serie di attività che nella counterintelligence è definita Tessoc (Terrorism, espionage, sabotage, subversion, Organized crime) resteranno immutabili nel tempo. E nelle attività di Tessoc, con l’implemetazione delle “misure attive” adottate senza risparmio fin dagli albori dell’epoca sovietica, i Russi sono maestri.
1 E. Ulitina, Водитель выпускающей беспилотники фуры дал пояснения об атаке (L'autista del camion che ha schierato i droni ha fornito una spiegazione dell'attacco), Lenta.ru, 01/06/2025.
https://lenta.ru/news/2025/06/01/voditel-vypuskayuschey-bespilotniki-fur....
2 O. Ivanova, Водитель фуры рассказал, как забрасывал камнями дроны в Иркутской области (L'autista del camion racconta come ha lanciato pietre contro i droni nella regione di Irkutsk), vz.ru, 02/06/2025. https://vz.ru/news/2025/6/2/1336115.html.
3 L. Gozzi, How Ukraine carried out daring 'Spider Web' attack on Russian bombers, BBC, 02/06/2025. https://www.bbc.com/news/articles/cq69qnvj6nlo.
4 K. Tishchenko, Зеленский об операции СБУ: Использовано 117 дронов, "офис" был возле управления ФСБ (Zelensky sull'operazione SBU: utilizzati 117 droni, l'"ufficio" era vicino alla sede dell'FSB), Pravda.ua, 01/06/2025. https://www.pravda.com.ua/rus/news/2025/06/1/7515094/.
5 N. Cristadoro, La Guerra dei Roses, Limes n. 6-2022.
Immagini: web / U.S. Air Force / MoD Fed. Russa