Molti affezionati lettori si sono chiesti: “Perché le immagini di velivoli e altri mezzi, schierati e impiegati anche in situazioni operative, presentano dei copertoni sulle loro strutture?”

Pressato dal senso di responsabilità per le ore di sonno perse dagli aficionados, ho sentito impellente il dovere di dare una risposta a tale quesito.

Dal 2003 è invalsa l’abitudine di utilizzare pneumatici di varie dimensioni sui profili alari degli aerei. Lo scopo è ingannare gli algoritmi di riconoscimento automatico delle immagini presenti in alcuni droni e in alcuni missili da crociera, come ad esempio lo Storm Shadow.

Accade, infatti, che la distanza del bersaglio e le contromisure elettroniche che lo proteggono rendono problematici l’individuazione e l’ingaggio del target. Per ovviare a questi inconvenienti, missili e droni si avvalgono di dispositivi in grado di distinguere i colori e le forme.

Tra le contromisure va considerato che se si spezza la forma degli aerei o se ne disegna sul terreno una copia, ancorché stilizzata, il software può essere ingannato. I pneumatici sono un ottimo espediente, estremamente economico. In che modo? Certamente non perché i missili o i droni rimbalzino sulla gomma dei copertoni. Un cerchio nero, tuttavia, può confondere il software facendo credere che si tratti di una zona d’ombra e, quindi, che il profilo dell’ala finisce prima oppure che il dorso risulta interrotto.

Lezione appresa: in guerra non si butta niente.

In realtà mi ripeto, perché l’avevo già detto scrivendo della policy di impiego dei russi relativa ai mezzi di ogni tipo di cui dispongono, anche presso gli sfasciacarrozze. Non lo dico con ironia. Lo dico con crescente preoccupazione.

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