19/04/2015 – Islam uguale terrorismo è l'adagio proposto all'opinione pubblica per il terzo millennio, funziona bene, costa poco, riempie i giornali (ne stiamo appunto scrivendo nda) e ci fornisce un nemico, che poi è lo strumento più efficace per garantire la coesione sociale degli stati sovrani, ma sarà davvero così semplice?

Chi scrive ritiene che le cose con l'accetta non vadano mai tagliate e questo imperativo vale sia per i concetti aulici che per le teste degli avversari, detto ciò occorre capire quale ruolo possa avere l'Islam nella definizione dei disequilibri globali ed è proprio in questa ultima frase la prima delle tre questioni.

Il mercatismo spinto all'eccesso porta qualsiasi commentatore, politologo, analista o semplice osservatore a cercare ricette globali, ciò oltre ad essere impossibile è ormai a tutti chiaro che sta diventando pericoloso, dal prezzo del petrolio al traffico illecito di opere d'arte la globalizzazione sta mostrando di riuscire a mettere in campo sempre il peggio, marginalizzando cose essenziali quali il bello, i valori, il pensiero e rendendo essenziale il superfluo, in tutto questo anche il mondo islamico nella sua accezione negativa deve essere globale, pertanto si deve costruire secondo i modelli comunemente accettati e soprattutto deve apparire ovunque.

Certo la dicotomia tra lslam e terrore funziona bene, peraltro a guardare la cartina delle crisi mondiali ovunque c'è una guerra almeno uno dei contendenti appartiene all'ampio mondo della Umma, però anche in questo caso occorre fare delle precisazioni, esse non attengono alle presunte differenze tra Islam moderato e radicale ne' si fondano su ipotetici conflitti giusti, ma partono dai nostri valori alla ricerca di ciò che è o potrebbe essere condivisibile del mondo musulmano in opposizione a ciò che va certamente combattuto. E così concludiamo il nostro ragionamento con il semplice- stiamo bene cosi- amico intimo dell'italico stellone, una realtà di qualunquismo e ipocrisia in cui il mediterraneo diviene mare nostrum se c'è da promuovere l'Expo di Renzi e Farinetti, ma non viene letto quale mare di mezzo quando c'è da tutelare le marinerie siciliane ostaggio dei pirati.

L'Africa è vista come la terra da cui proviene quel matto piantatore di tende di Gheddafi quando governa una certa parte politica e poi si trasforma in realtà drammatica a cui fornire aiuti ad ogni costo quando ormai la tragedia delle finte primavere arabe è consumata, intanto altri 700 disgraziati annegano, i pescherecci vengono assaliti e l'Europa se ne fotte, ma come si diceva: stiamo bene così!

Andrea Pastore