13/05/2015 - Gentile direttore, proprio ieri ho appreso che molti Ufficiali stranieri addetti per la Difesa in Italia sono stati invitati dal ministero della difesa italiano ad un briefing di spiegazione dei contenuti del Libro Bianco della Difesa.

Trovo che sia un gesto di garbo da parte dell'Italia far comprendere ai colleghi stranieri in che modo cambieranno le forze armate italiane da qui in futuro, proprio sulla base delle indicazioni strategiche descritte nel documento.

Una fonte a me vicina che ha avuto il privilegio di ascoltare quanto veniva riferito mi ha riportato un certo atteggiamento convinto da parte di un generale che affermava come il Ministro fosse estremamente positivo e confidente riguardo il passaggio parlamentare del Libro Bianco che sarebbe stato indolore e senza ostacoli.

Mi domando se è normale presentare un documento a dei militari stranieri (quindi all'estero) e quindi speculare su come saranno riorganizzate le Forze Armate Italiane, prima che questo incredibile Libro Bianco non riceva anche una sorta di approvazione da parte del Parlamento. O si è un po' creativi. come si dice qui in Italia, oppure non interessa nulla su cosa farà o dirà il Parlamento e quindi il popolo italiano sulle proprie Forze Armate. Sempre la stessa mia fonte mi riferiva che il generale oratore avesse anticipato agli intervenuti come un'indiscrezione l'idea da parte del ministro di considerare e far considerare il T.U.O.M. Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246, dal punto legislativo, meno importante o in secondo piano rispetto a quanto indicato e ridisegnato nel Libro Bianco. Questo certo spianerebbe e non di poco il percorso parlamentare del LB che non troverebbe alcun oppositore.

Appare strano inoltre che proprio oggi venga pubblicato un articolo, firmato dal generale Vincenzo Camporini, già capo di Stato Maggiore della Difesa ed oggi vicepresidente dello IAI Istituto di Affari Internazionali, scritto in totale supporto dell'idea interforze e di razionalizzazione della spesa e in completo critica alle spinte individualistiche che a detta del generale le singole Forze Armate avrebbero.

Così infatti il generale Camporini riporta nel suo articolo: "...Da queste premesse segue poi un’analisi limpida di come occorre modificare norme, strutture, procedure al fine di soddisfare il requisito in un’ottica di sostenibilità finanziaria. E qui emerge la natura radicale del documento, che si propone di avviare una riforma della governance che costituisca una piena concretizzazione della riforma del 1997, la riforma Andreatta, sostanzialmente tradita poi dal suo regolamento attuativo: un drastico ridimensionamento quindi degli spazi delle singole componenti, nel pieno rispetto della loro specificità, che nessuno vuol mettere in discussione, a favore di un rafforzamento dei poteri del capo di Stato Maggiore della Difesa, in un’ottica di un’indispensabile integrazione interforze che permetta grandi risparmi rimaneggiando inutili sovrastrutture a favore di un necessario efficientamento della spesa. Da qui la visione di una logistica integrata (folle sarebbe mantenere due catene logistiche per gli NH90 di Esercito e Marina, così come folle sarebbe mantenere un assetto analogo per gli F35) e di una messa in comune delle attività di formazione e addestrative già oggi sovrapponibili e mantenute separate solo da miopi interessi campanilistici.".

Un articolo quindi, quello a firma del generale Camporini, non di poco conto se si pensa anche che forse nella redazione del Libro Bianco ci sarà stato anche qualche ricercatore dello IAI. Io credo che pensando in termini di efficienza e di razionalizzazione della spesa, non si possa non essere d'accordo con quanto scrive il generale ma quello che veramente non riesco tollerare e che ho sempre espresso su questo tema è il metodo assolutamente non democratico con il quale si è arrivati a produrre e rendere pubblico un documento di tale importanza. Non credo che sia corretto liquidare e sminuire le critiche al Libro Bianco affermando che esse sono espressione di interessi di parte espressi dalle singole componenti. Credo che ad esse bisognerebbe porre la massima attenzione magari affrontandole e risolvendole in un ampio dibattito inclusivo nel quale non si può non uscire con una soluzione condivisa e democratica. Il problema è che al termine dei lavori questo documento non è stato esposto all'osservazione condivisa e magari critica anche dei vertici delle singole Componenti. Chi scrive su questo tema oggi, molto spesso è un ex militare che per la maggior parte dei casi è stato il capo almeno di una forza armata se non di tutta la Difesa.

Io mi chiedo come si sarebbe sentito il generale in questione a sentirsi escluso dalla fase di pensiero e di realizzazione di un documento di grande importanza strategica per il Paese?

Ora sarebbe interessante poter fare un'intervista a qualche addetto militare straniero, che ha partecipato all'incontro, al quale chiedere i toni con il quale tutto è stato spiegato e presentato. Sarebbe interessante capire se la cosa fosse stata presentata come una cosa già fatta. Certo in questo caso significherebbe che del Parlamento e quindi del popolo italiano il ministro e quindi il governo non se ne curi o meglio non consideri significativo il parere dell'organo istituzionale sul quale si fonda la democrazia. Allora mi viene da riflettere sulla storia italiana della quale sono appassionato fin da quando ero studente all'estero e vedevo l'Italia come il Bel Paese. Un Bel Paese da sempre, che attraversò, però, un periodo buio in cui le libertà erano negate ed iniziò proprio con il Governo di allora che non considerò minimamente il Parlamento anzi lo occupò e da lì partirono vent'anni neri.

Spero sinceramente che i modi e l'atteggiamento assunto da alcuni vertici della Difesa, avvalorati da un comportamento politico un po' troppo smart o cabriolet, per non dire superficiale, non permettano il verificarsi di una situazione antipatica, certo non pericolosa, ma sicuramente fastidiosa nella sua manifestazione estetica.

Io credo che saper ascoltare e quindi discutere in un proficuo dibattito, senza pregiudizi di sorta porti sempre ad una soluzione ottimale e condivisa.

Quella del Libro Bianco della Difesa mi è sembrata una vicenda un po' pasticciata, forse per responsabilità non solo apicali ma di molti collaboratori poco attenti alla forma, che poi ho imparato qui in Italia essere anche manifestazione di sostanza.

Gabriele Baracca