14/02/2014 - Dall’11 marzo 2013 l’allora ministro Terzi aveva ufficializzato  che la vicenda dei due marò doveva essere gestita con il ricorso all’arbitrato internazionale ed aveva ufficializzato l’intenzione anche all’India attraverso una nota verbale.

In questi mesi l’ambasciatore stesso e tanti altri di noi impegnati a tenere alta l’attenzione sulla sorte dei nostri fucilieri di marina siamo ritornati sull’argomento supportati anche dal pensiero di illustri accademici esperti del settore.

Assoluto silenzio da parte delle istituzioni responsabili nella gestione della vicenda, a partire dal premier Letta fino ad arrivare al ministro degli affari esteri Bonino, tutti impegnati invece a ricordarci, con scadenza ciclica, di un processo equo e rapido.

Lo stesso commissario di governo dott. Staffan de Mistura, in varie occasioni, esprimeva continuamente la sua contrarietà di avviare l’arbitrato in quanto sarebbero stati necessari tempi lunghissimi, anche di anni. Lo confermò anche in occasione di una trasmissione radiofonica Zapping 2.0 della Rai alla quale intervenne a seguire anche chi scrive. Mi permisi di non condividere le pessimistiche previsioni del dott. de Mistura. Tutto si poteva, infatti, avviare in un tempo massimo i 60 ai 90 giorni.

Oggi, il ministro della difesa Mario Mauro attraverso l’ANSA ci informa che “è  esplorata ipotesi arbitrato internazionale” e ribadisce che è necessario "fare di tutto per fare chiarezza", in quanto l’episodio in discussione è avvenuto in acque internazionali per cui "apre un contenzioso internazionale da gestire in un contesto internazionale" e ha ribadito la necessità della "internazionalizzazione del contenzioso che va messo a sistema".

A tale punto è spontaneo chiedersi perché da oltre dieci mesi ci si ostina a non avviare l’arbitrato ora riconosciuto come strada valida anche dal ministro della difesa e da parlamentari che hanno fatto parte della delegazione che recentemente è andata  a Delhi, come esplicitamente dichiarato ed anche pubblicato su FB dall’onorevole Domenico Rossi.

Varie le ipotesi. Si può spaziare dalla difesa di interessi personali all’errore di valutazione. Infatti, potrebbe sussistere la possibilità che istituendo l’arbitrato possano essere resi pubblici altri documenti, tipo quelli pubblicati da Libero due giorni or sono, tali da creare un certo disagio in qualcuno o intaccare gli interessi di lobby.

Se, invece, c’è stato un errore di valutazione sulla tempistica e sulla fattibilità di portare avanti la richiesta di arbitrato, allora è giunto il momento che chi ha sbagliato esca di scena e si occupi di altro!

Fernando Termentini