"Ritorno su Marte"

(di Andrea Troncone)
16/09/15

Considerazioni utili per chi ha 20 anni, oggi

 

25 anni. Tanti ne sono passati da quando, 20enne, ho avuto il privilegio di entrare in Accademia Aeronautica, ruolo Naviganti Piloti nel corso “Marte IV”.

Una brevissima permanenza, poi proprio quando avrei voluto iniziare “per davvero”, qualcosa è andato storto e sono stato messo fuori.

E’ passato ¼ di secolo, una quantità di tempo che mette paura. A dire il vero, però, a me non sembra che siano passati tutti questi anni… un po’ perché a 45 anni mi sento ancora per certi aspetti ventenne (in effetti quando avevo 20 anni mi gravavano addosso responsabilità da adulto, mentre da adulto mi illudo di poter ancora vivere esperienze che non appartengono più alla mia attuale età), un po' perché nella mia memoria tutti quei ragazzi con cui ho condiviso mesi fra i più duri della nostra vita hanno sempre gli stessi volti e sono sempre tutti ragazzi di 18-20 anni.

Cosa si è inserito fra me e loro in questo quarto di secolo? Esperienze differenti.

Per loro una carriera fatta di impieghi in missioni operative reali come l’Italia non vedeva dai tempi della II Guerra Mondiale. Per me, invece, il tentativo di ricostruirmi una vita.

E il tentativo più naturale e “scontato”, per chi da ragazzo voleva fare il Pilota Militare e non ci è riuscito, è quello di tentare la strada della “Aviazione Civile”.

Nulla di più sbagliato, già solo per il fatto che quando le cose iniziano come una “seconda scelta”, si parte male, e considerando la realtà di cui è fatta l’aviazione civile italiana (nepotismo e clientelismo sono solo le qualità più nobili, mentre ogni possibile schifezza trova in questo ambiente terreno fertile e legittimazione), non si può arrivare a nulla di diverso che non sia una seconda ed ancor più distruttiva “debacle”. Soprattutto quando sei uno che le cose non se le tiene ed è ha fatto suo il motto del corso Marte IV (“O giungere o spezzare”)…

Lo scorso weekend ho rivisto quei “ragazzi”, in un bellissimo raduno e li ho ritrovati praticamente “intatti” per come erano sul lato umano e non posso non essere impressionato da come sono ora, sul lato professionale.

La loro storia professionale non è a me nota, ma quelle decorazioni che portano sull’uniforme dicono tutto.

Decorazioni vere, non quelle dei “colonnelloni” di qualche decennio fa. Prese in azioni di guerra vera, non in esercitazioni, operando nei più disparati ruoli (Piloti, Navigatori, G.A.R.I. e “Servizi”).

E mentre li ritrovo con immutato e reciproco affetto, condividendo un pranzo nella cornice elegante, e non ostentata che contraddistingue gli Ufficiali, li osservo per come si ritrovano anche fra di loro.

Ciò che ho visto mi ha fatto spontaneamente nascere il confronto con quanto trovato ambiente “civile” (anche i più blasonati e non solo legati al mondo del volo) in questi 25 anni… Beh, la distanza è proprio quella che mi separa da Marte, …ma il pianeta, non il corso!

Molti dei miei compagni di Accademia, pur rimanendo in servizio si sono persi di vista e si sono ritrovati fra di loro e con me ora. Di cosa si parlano? Delle loro famiglie, del gommone che hanno comprato per andare in vacanza o del fatto che per star dietro al figlio campioncino nascente di “Kite Surf”, si deve rimanere in forma e fare sport (magari non il “kite”, ma il “windsurf” si). Non una sola parola o un accenno alle azioni per cui oggi sono tutti tappezzati di riconoscimenti e medaglie.

Francamente è stata una bella sorpresa, perché nel mondo “civile”, fatto di Aeroclub e scuole di volo, mi sono abituato a certi boriosi soggetti che si fanno chiamare “Comandanti”, quando non se ne arrivano con uniformi, tute da volo e seguìti di lecchini ignoranti anche del fatto che se non hai i titoli per presentarti in quel modo stai commettendo il reato di “sostituzione del persona”. Persone che non fanno altro che raccontare ogni volta e a tutti con fare eroico di quella volta che hanno salvato il loro aeroplano (Piper o simili, Airbus 320 compreso) da quel cumulo sempre più minaccioso, o altre fesserie di nessun conto.

E quelli che i titoli ce li hanno per davvero? Okkio, perché se tu sei un esordiente, faranno sempre in modo che tu debba pagare. Dal caffè al bar dell’aeroporto alla licenza per fare il Pilota, all’abilitazione all’aeroplano al loro stipendio (non certo il tuo, che non c’è o se c’è non è protetto da un’assunzione regolare), fino alla prostituta con cui passeranno la prossima notte. Eppure loro di soldi ne guadagnano un bel po’, diciamo almeno il doppio di quello che guadagnano i miei ex compagni di Accademia.

E mentre 25 anni di Forza Armata ti forgiano Ufficiale di Stato Maggiore con esperienza di vita impareggiabile, cosa ti danno in cambio in ambiente civile per tutto ciò per cui tu stai pagando e che tu credi essere un investimento?

I L L U S I O N I. Si, soprattutto quella che ti stiano insegnando una professione. Per non parlare dei valori morali, delle tradizioni. Tra i miei compagni di corso “civili”, l’unica tradizione che effettivamente conoscono e portano avanti con scrupolosa osservanza è quella della raccomandazione. E sono davvero felice di non avere più nulla a che fare con loro.

Perché “illusioni“? Perché per insegnare occorrerebbe avere esperienza. Come quella che ora hanno i miei compagni di Accademia, non certo quella di quei ragazzini neo-brevettati che si fanno chiamare “Comandanti” atteggiandosi ad essere loro i “Top Gun” e che fanno gli istruttori per totalizzare ore di volo nella speranza di raggiungere i requisiti minimi per una “low cost”.

“Illusioni” , dicevo… Beh, anche questa parola ha cambiato significato per me in questi 25 anni.

Per noi “Marziani”, si identificava inequivocabilmente e unicamente con il titolo di un libro di Richard Bach che avevamo letto almeno 3 volte ben prima di entrare in Accademia e che divenne per noi più illuminate e importante dello stesso Vangelo.

 

Oggi, imparata a mie spese la classificazione di Sciascia sugli Uomini, Mezzi-Uomini, Ominicchi e Quacquaraquà, se dovessi nuovamente ispirarmi al titolo di un libro di Richard Bach, per definire come ho metabolizzato quei 25 anni di vita, sceglierei “Straniero alla Terra”….