"I gradi della Marina Militare"

(di Giuseppe Calabrese)
07/05/14

Laureatomi a febbraio del 1976 e non potendo più fruire del rinvio del servizio di leva per motivi di studio, a breve sarei partito "militare nell'Esercito" e perciò mi ero focalizzato sui gradi di questa Forza Armata che pensavo sarebbe stato il mio habitat per dodici mesi: da sottotenente a generale di corpo d'armata conoscevo i gradi degli ufficiali nel loro giusto ordine e a scanso di equivoci m'ero studiato anche i gradi da caporale a maresciallo maggiore aiutante.

E, invece, l'inattesa lettura su "IL MATTINO" del bando di concorso per ufficiali commissari “a nomina diretta”, mi impose di resettare le mie conoscenze in materia di gradi militari e dare attenzione ai gradi "di mare", che - al primo impatto - risultarono ben più complicata cosa rispetto a quelli "di terra":

" 'na guardiamarina" era un sottotenente, un sottotenente era un tenente, un tenente era un capitano, i capitani potevano essere maggiori, tenenti colonnelli o colonnelli, al posto dei generali c'erano gli ammiragli e poi c'erano le corvette, le fregate ed i vascelli a condire e incasinare il blocco dei cosiddetti "capitani". Per una mente prima smistata sul grigioverde era un lavoro improbo, anzi era..." 'na fatica". Però ci riuscii, come i fatti hanno poi dimostrato.

Ciò per dire che comprendo come possa risultare difficile, a chi non è pratico in materia, entrare nel meccanismo gerarchico dei gradi della Marina.

Un mio caro amico mi chiama ancora "generale" nonostante le mie ripetute precisazioni, rispondendomi sempre " va 'bbuo', tanto è 'a stessa cosa"; mia madre, dopo averle dato la notizia della promozione a T.V. ed averle spiegato "...mamma, tenente di vascello equivale a capitano...", disse ad una sua amica "mio figlio è in Marina, è capitano di vascello"; persino mia moglie imparava i miei gradi solo quando me li cuciva sulle maniche ma contemporaneamente aggiornava il file dimenticando quelli precedenti.

Però, fortunatamente, chi è dell'ambiente queste cose le sa... quasi sempre.

Da T.V. fui nominato membro e segretario di una commissione di collaudo interforze che si sarebbe riunita a Verona e sul messaggio che ricevetti c'era riportato il numero di telefono di un Tenente Colonnello commissario dell'Esercito, “punto di contatto” per gli aspetti logistico/organizzativi. Gli telefonai.

-  Buongiorno, sono il tenente di vascello Calabrese di Maricommi La Spezia. Parlo con il signor colonnello XY?

-  Buongiorno, Calabrese, sì sono io, di cosa si tratta?

-  Signor colonnello, mi scusi se la disturbo ma è per la commissione di collaudo fissata per dopodomani. Volevo chiederle se potesse indicarmi come arrivare in ditta dalla stazione visto che ho prenotato una camera all'albergo ZETA.

-  Guarda, Calabrese, nessun problema, vengo a prenderti io visto che al mattino passo dinanzi all'albergo andando in ufficio.

-  Grazie signor colonnello, ma non vorrei esserle di disturbo.

-  Ci mancherebbe, figurati. Anzi, a che ora arrivi a Verona?

-  Sarò a Verona domani pomeriggio con il treno che arriverà alle diciotto.

-  Ma allora sarà un piacere venire a prenderti in stazione ed accompagnarti in albergo.

-  Oh, signor colonnello, lei è gentilissimo ma davvero mi sembra troppo disturbo per lei.

-  Ma scherzi? Per me sarà un piacere. Insisto. Vengo a prenderti in stazione domani pomeriggio. Ci vediamo in testa al binario. Sarò in uniforme, quindi potrai riconoscermi facilmente.

-  La ringrazio della sua gentilezza, signor colonnello. Allora va bene, ci vediamo domani pomeriggio.

-  Benissimo, a domani e - ti prego - basta con questo lei, dammi del tu. Diamine, fra di noi...

Meravigliato da questo inatteso accesso di cordiale cameratismo, aderii all'invito (o ordine?) e lo salutai con un “Okay, grazie. Allora a domani. Ciao".

Arrivai alla stazione di Verona l'indomani, in borghese, e mi incamminai verso la testa del binario dove mi aspettava un tenente colonnello del quale si intravedeva la giacca dell'uniforme fra una selva di nastrini e scudetti che la ricoprivano.

-  Sei XY? Ciao, sono Calabrese.

-  Ciao, bene arrivato; hai viaggiato bene?

-  Sì, grazie.

-  Vieni, ho la macchina fuori. Vuoi darmi la valigia?

-  Oh no, grazie.

-  Ma ci mancherebbe!

Con mossa rapida mi prese la valigia e s'incamminò verso l'uscita. Dopo qualche passo si girò verso di me e disse quasi ammirato

-  ...però...voi di marina...che carriera...!

-  E io "...beh, sì...insomma...ma perché, scusa?

-  Perbacco, così giovane e già sei tenente colonnello...

-  Chi? Io?

-  E chi, sennò?

-  Ma guarda che io sono tenente di vascello.

-  Appunto, quindi tenente colonnello.

-  No, vedi che tenente di vascello equivale a capitano.

Si impietrì. Si girò verso di me, mi restituì la valigia e mi disse "La prego, mi segua”.

Si era rialzato il muro del "lei", prima profanato dall'equivoco. In auto non profferì parola se non per dirmi, dinanzi all'albergo "La saluto. Ci vediamo domani in caserma... puntuale, mi raccomando".

Cosa potevo rispondergli se non "Comandi"?