Padre John Weir Foote: “Medaglia di Dio al Valor Militare”

(di Andrea Gaspardo)
29/06/20

“Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me.” (Salmo 23, versetto 4)

Il 19 agosto 1942 sulle coste del nord della Francia, si consumò uno dei peggiori disastri alleati della Seconda Guerra Mondiale, ufficialmente nota come “Operazione Jubilee”, ma per tutti quanti da allora semplicemente, “lo sbarco di Dieppe”.

Concepito inizialmente come una sorta di “operazione di ricognizione in grande stile” che avrebbe dovuto portare gli Alleati occidentali ad occupare i dintorni della città di Dieppe per un breve periodo di tempo al fine di ottenere elementi di intelligence sulle difese costiere tedesche ed attirare la Luftwaffe (l'aviazione militare tedesca) in una battaglia aerea decisiva perché venisse spazzata via dagli squadroni da caccia della Royal Air Force (RAF) britannica, il piano si risolse in un completo disastro per le forze alleate coinvolte, in particolare per i soldati della 2a divisione di fanteria canadese che, assieme a 5 battaglioni di commandos britannici, costituivano il nerbo della forza di terra impiegata in tale frangente. Eppure, le 6 ore di fuoco di Dieppe contribuirono anche a creare eroi dalla fama imperitura; soldati decorati le cui gesta impressionarono amici e nemici allo stesso tempo. Tuttavia, nessuna delle loro storie è evocativa quanto quella di padre John Weir Foote, capitano onorario del corpo dei cappellani militari canadesi, distaccato presso il reggimento “The Royal Hamilton Light Infantry (Wentworth Regiment)” basato ad Hamilton, nella provincia canadese dell'Ontario.

Nato nel 1904 a Madoc, nell'Ontario orientale, John Foote intraprese una brillante carriera accademica che lo portò a studiare alla University of Western Ontario a London (Ontario), alla Queen's University di Kingston (Ontario), al Presbyterian College ed alla McGill University di Montreal (Quebec) prima di prendere i voti nel 1934, all'età di trent'anni, e servire il suo magistero presso le comunità di Fort-Coulonge (Quebec) e di Port Hope (Ontario) per i successivi 5 anni.

Nel 1939, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e con l'immediato coinvolgimento del Canada nelle ostilità, padre Foote si arruolò nel corpo dei cappellani militari canadesi venendo assegnato come cappellano militare presso il reggimento “The Royal Hamilton Light Infantry (Wentworth Regiment)” con il rango di capitano onorario.

Nel corso del 1940, il reggimento venne trasferito nel Regno Unito, come parte integrante della 2a divisione di fanteria canadese e qui rimase fino all'estate del 1942 dedicandosi ad attività di addestramento.

Qui è necessario aprire una parentesi sul coinvolgimento del Canada nei due conflitti mondiali; partecipazione che troppo spesso viene ignorata con particolare disinvoltura dalla storiografia e dalla cultura popolare nostrana. Nonostante fosse diventato un “dominion” de facto indipendente dalla madrepatria britannica sin dal 1 luglio 1867, il Canada rimase un fedele alleato del Regno Unito diventando in tal modo (assieme all'Australia, alla Nuova Zelanda e al Sudafrica) una sorta di “consociato” dell'Impero Britannico.

Sebbene non esistesse un qualsivoglia obbligo giuridico, i canadesi parteciparono attivamente sia alla Prima che alla Seconda Guerra Mondiale, nonostante in entrambi i conflitti il pericolo alla loro salvezza ed integrità nazionale da parte degli Imperi Centrali prima e dell'Asse dopo fosse semplicemente pari a zero. Eppure, i fortissimi legami politici e culturali con il Regno Unito, nonché l'attaccamento ai valori democratici, libertari e pluralistici implicitamente accettati da tutta la società (frutto del “compromesso storico di convivenza civile” tra anglo-canadesi e franco-canadesi) facevano sì che, al principio di entrambi i conflitti, non esisteva alcun dubbio da entrambi i lati dell'Atlantico, sia tra le cancellerie degli amici che tra quelle dei nemici, che il “Paese dei Castori” avrebbe difeso Londra “fino all'ultimo uomo e fino all'ultimo scellino”. E così fu in entrambe le occasioni: nel corso della Prima Guerra Mondiale, 620.000 canadesi venero mobilitati e di essi 67.000 furono uccisi e 173.000 feriti (tasso di perdite del 39%) mentre nel corso della Seconda Guerra Mondiale, 1.100.000 vennero mobilitati e di essi 42.000 morirono e 55.000 furono feriti (tasso di perdite del 9%). Tali numeri per avere un senso devono però essere raffrontati con quelli della demografia canadese; nel 1914 il Canada aveva 7.910.000 abitanti e nel 1939, 11.565.000. Ciò significa che nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale, il Canada mobilitò rispettivamente circa l'8% e il 10% della propria popolazione per quelle che, di fatto, potremmo considerare “guerre d'oltre mare”. Non solo, nonostante il fatto che in entrambi i conflitti il parlamento canadese avesse approvato l'implementazione della leva obbligatoria, il 97% ed il 94% dei soldati partecipanti rispettivamente ai due conflitti, si presentarono volontariamente ed anzi la popolazione civile si risentì profondamente a causa dell'introduzione della leva protestando al grido di “Perché ci obbligate a fare qualcosa che in ogni caso noi faremmo lo stesso volontariamente?”. (I cittadini di alcuni paesi hanno più senso civico ed amor di patria di altri...).

Ad ogni modo, mentre tutto intorno a loro il mondo andava a fuoco, gli uomini del reggimento RHLI si sottoponevano al più scrupoloso addestramento sempre sotto l'attenta giuda del loro cappellano. Sì, perché nonostante andasse ormai per la quarantina e non portasse armi per via del ruolo, padre Foote si rifiutava di “stare in panchina” ed anzi si sottoponeva allo stesso rigoroso regime di addestramento dei suoi uomini che finirono per chiamarlo affettuosamente “Padre X” (terminologia militare in base alla quale la lettera “X” viene utilizzata per designare i soldati scelti). Oltre a questo, il cappellano portava avanti il suo lavoro di padre spirituale dell'unità e in tale veste si premurò di conoscere uno per uno tutti gli uomini del reggimento (che egli chiamava “i miei ragazzi”), le loro storie personali e gli indirizzi di casa delle loro famiglie alle quali contribuiva a scrivere le “lettere dal fronte” sia in inglese che in francese. A loro volta, sia gli ufficiali che i sottufficiali, tra i quali quel William Denis Whitaker che dopo la Seconda Guerra Mondiale sarebbe diventato brigadier generale, erano ben contenti che l'operato del cappellano giovasse così tanto al morale della truppa e lo accolsero calorosamente “come un pari” (chi conosce le tradizioni militari anglosassoni sa che questo non è un privilegio che viene automaticamente concesso).

Nei tre anni trascorsi tra il 1939 ed il 1942 si creò quindi un legame fortissimo all'interno del reggimento tra il cappellano, gli ufficiali ed i soldati, sennonché l'infinito ciclo di addestramento venne interrotto dalla notizia che il reggimento RHLI sarebbe stato mobilitato, assieme all'intera divisione per prendere parte al raid di Dieppe. Sebbene non fosse assolutamente tenuto a farlo, padre Foote non ci pensò due volte ad imbarcarsi sulle navi pronunciando per la prima volta le parole “Io non abbandono il mio gregge nella valle oscura!”.

L'operazione Jubilee cominciò ad andar male da subito dato che, grazie all'operato della loro intelligence militare, i tedeschi erano riusciti ad ottenere i dettagli dell'operazione alleata. Non solo, la forza di 10.500 uomini mobilitati era assolutamente inadeguata per un'operazione così ambiziosa e, nonostante potessero contare sull'appoggio di 237 unità navali della Royal Navy e di 74 squadroni della Royal Air Force, la potenza di fuoco complessiva messa in campo per Jubilee non era semplicemente all'altezza del compito. Non appena i soldati arrivarono sulle spiagge, vennero investiti da un uragano di fuoco mentre in cielo i caccia della RAF e della Luftwaffe si misuravano in micidiali duelli, i bombardieri delle due parti attaccavano gli obiettivi avversari sulla linea della battigia e le forze navali e i cannoni costieri della Kriegsmarine impegnavano le navi alleate al largo della costa.

Nel corso di quelle terribili ore di battaglia, il reggimento RHLI rimase inchiodato lungo la cosiddetta “Spiaggia Rossa” senza riuscire a superare in alcun modo (nonostante l'appoggio fornito dai carri armati Churchill) le munitissime difese tedesche.

Con il passare delle ore, la battaglia si trasformò in un autentico carnaio fino a che il generale John Hamilton “Ham” Roberts, comandante in capo dell'operazione, una volta ricevuto un messaggio di aiuto recapitato dal piccione da guerra NPS.41.NS.4230, chiamato dai soldati “Beach Comber”, (che per questa azione avrebbe ottenuto la “Medaglia Dickin al Valore”), si rassegnò ad ordinare il ripiegamento dei superstiti.

Per quanto attiene a padre Foote, quando i suoi uomini smontarono dalle navi alle 3:30 della notte salendo suoi mezzi da sbarco, pronti per iniziare l'assalto, il cappellano non ci pensò due volte a seguirli. A chi opinava che questo non fosse il suo ruolo egli rispose per una seconda volta “Io non abbandono il mio gregge nella valle oscura!”. Nel corso delle successive interminabili ore, padre Foote cercò disperatamente di portare assistenza ai “suoi ragazzi” feriti o morenti lungo le bianche spiagge di Dieppe, cercando allo stesso tempo di non venire colpito dal fuoco dei tedeschi. Tale fu l'efficienza e la rapidità con la quale portava aiuto dove ce ne fosse bisogno che gli uomini del reggimento ebbero l'impressione che egli fosse dovunque.

Grazie all'interminabile periodo di addestramento nel Regno Unito, Foote aveva imparato perfettamente l'arte della “medicina del fronte” ed era in grado di valutare le condizioni dei feriti che provvedeva ad evacuare personalmente portandoli a spalla o attorno ad un piccolo avvallamento dove era stato posizionato un precario punto di primo soccorso oppure direttamente verso i mezzi da sbarco che arrivavano per scaricare nuove ondate di uomini e mezzi ed evacuare i feriti indietro verso le navi. Spesso sotto il peso della fatica e le esplosioni delle granate, il cappellano finì per crollare al suolo e molti lo sentirono a tratti urlare frasi quali: “Oh Signore perché mi hai dato questo fardello?!”, “Dio, dammi forza!”, “Abbi pietà dei tuoi figli innocenti!” oppure “Non abbandonarci, oh Signore!”, tuttavia si rimise sempre in piedi ispirando anche gli altri soldati a non gettare la spugna ed andare avanti. Infine, quando gli ultimi mezzi da sbarco si accinsero a lasciare la spiaggia, Foote decise di non imbarcarsi e di rimanere laggiù assieme a quanti non potevano essere evacuati. A chi gli diceva che la scelta equivaleva ad un suicidio egli rispose per la terza ed ultima volta: “Io non abbandono il mio gregge nella valle oscura!” allorché un soldato ferito che già era stato testimone del comportamento del padre nelle ora precedenti si rivolse così a lui, mentre lasciava il mezzo: “Pietro! Un giorno è quasi passato ma non mi hai ancora rinnegato nemmeno una volta?”. Al che il padre gli sorrise stringendogli la mano, mormorando un paterno “Che Dio ti benedica, figliolo!” per poi precipitarsi nuovamente sulla spiaggia scomparendo tra il fumo delle esplosioni.

I superstiti che quel giorno ebbero la fortuna di essere evacuati in Inghilterra credettero per molto tempo che il loro beniamino li avesse abbandonati per sempre, senza che loro avessero avuto tempo e modo di ringraziarlo per averli salvati. Fortunatamente, si seppe in seguito, anche in quel drammatico momento, la Divina Provvidenza non aveva abbandonato il padre che era ancora vivo e non era nemmeno rimasto ferito. Quello stesso giorno, padre Foote venne catturato, assieme ad altri 2000 Canadesi, in larghissima parte feriti (molti in modo critico) e venne trasferito assieme agli uomini del suo reggimento in un campo di prigionia dove rimase per i successivi 3 anni, fino al giorno della resa del Terzo Reich. Aveva mantenuto fede alla sua parola di non abbandonare “i suoi ragazzi” e li aveva accompagnati, passo dopo passo attraverso la valle oscura difendendoli “dai lupi e dalle bestie feroci lungo tutto il cammino fino a che la luce aveva potuto nuovamente risplendere attraverso le tenebre”.

Terminato il conflitto, gli uomini del reggimento tornarono in Canada dove, in virtù del suo coraggio dimostrato a Dieppe, padre Foote venne insignito della Victoria Cross, la massima onorificenza dell'Impero Britannico; insieme a tutti coloro che erano stati decorati per le loro gesta quel giorno, egli era entrato a far parte di una schiera di eroi.

Nel 1948, dopo 9 anni di servizio, il cappellano militare più famoso del Canada lasciò finalmente l'esercito e tra il 1948 ed il 1959 fu attivo nel mondo della politica come membro del Partito Progressista-Conservatore dell'Ontario nella locale assemblea legislativa (il Canada permette ai chierici di partecipare alla vita politica a patto che siano liberi dal fardello di dover servire una comunità).

Dopo il 1959, abbandonata la politica l'ormai ex-cappellano militare ed eroe di guerra si dedicò unicamente ai suoi doveri pastorali, senza interrompere mai la sua opera di servizio presso la comunità dei veterani del suo vecchio reggimento. Infine, il 2 di Maggio dell'Anno del Signore 1988, all'età di 83 anni, padre John Weir Foote abbandonò le sue spoglie terrene e venne accolto nella Casa del padre tra il cordoglio dei suoi “ragazzi” (ora anziani incanutiti) che erano giunti da ogni dove per salutarlo un'ultima volta.

In suo onore, la caserma dove tutt'oggi è acquartierato il reggimento RHLI si chiama “John Weir Foote V.C. Armouries”.

La sua parabola terrena insegna che anche nell'inferno della guerra, la pietà e la carità cristiana sono le vitù che trionfano e che anche se il male non dorme mai, nondimeno gli umili lavoratori della vigna del Signore possono trovare la forza di compiere dei piccoli miracoli in sua vece.

Il piccolo miracolo di padre John Weir Foote fu quello di essere sempre vicino ai suoi uomini nella buona e nella cattiva sorte, la fede in Dio in una mano, e il coraggio dell'Uomo nell'altra.

Foto: Bundesarchiv / Hamilton Spectator / W.R. Heritage Museum