L'arma segreta del Terzo Reich

(di Federico Gozzi)
04/04/17

L'esercito nazista fu sicuramente una dei più potenti della Storia. Numerosi fattori contribuirono a renderlo tale: superiorità tattico-militare, tecnologia, una forte campagna di indottrinamento e... una buona dose di droghe, come le anfetamine e le metanfetamine. A rivelarlo è un libro: “Tossici. L'arma segreta del Reich. La droga nella Germania nazista” scritto da un giornalista tedesco, Norman Ohler, il quale spiega accuratamente il ruolo delle sostanze stupefacenti nei trionfi delle armate germaniche durante la seconda guerra mondiale. Infatti, alcune campagne militari tedesche, come quella di Polonia e quella di Francia, sarebbero state impossibili senza l'ausilio del Pervitin, una metanfetamina capace (assumendo una certa dose giornaliera) di eliminare completamente l'affaticamento e la stanchezza, sensazioni più che normali all'interno di una guerra, ma pericolose per chi basa la propria strategia di vittoria sulla velocità, come nel caso della blitzkrieg tedesca. L'OKW, il Comando Supremo Tedesco, sapeva bene che un esercito privo di stanchezza, un soldato privo di stress, fosse la chiave per la vittoria.

Il Pervitin fu prodotto in grande scala nel 1940: l'azienda che si occupava della sua produzione, la Temmler, produsse circa 35 milioni di unità nel corso di quell'anno; e non fu solo usato dalle truppe tedesche, ma anche dai civili, seppur in quantità minore.

Molti soldati, ma anche molti ufficiali e sottufficiali, ne divennero assuefatti. I soldati assumevano la metanfetamina principalmente per sopravvivere alle avversità del conflitto e rimanere svegli il più a lungo possibile. Gli ufficiali, invece, adoperavano il farmaco per liberare la mente e tenere più alta la concentrazione. Il continuo utilizzo di sostanze psicotrope alla lunga portò a numerosi effetti collaterali, come depressione, nausea, infarti e irrequietezza, mista a una buona dose di aggressività. Tutto ciò venne documentato da un ufficiale tedesco, Otto Ranke, direttore dell'Istituto di Fisiologia delle Forze Armate tedesche, inviato a studiare gli effetti della droga somministrata. Ironia della sorte, anche Ranke ne divenne dipendente, tant’è che arrivò persino a falsificare i rapporti per mantenere in circolazione il Pervitin. Esisteva però un'altra ragione per queste sue azioni: la continuazione della guerra richiedeva uomini capaci di sopportare la feroce strategia hitleriana, quindi in grado di condurre senza problemi la blitzkrieg.

Non solo i militari e i civili si drogavano. Lo stesso Hitler avrebbe fatto uso di sostanze psicotrope per sopportare dapprima lo stress causato dagli incontri pubblici con le masse o con i diplomatici, poi il peso di una guerra che via via diveniva sempre più disastrosa. Le droghe che Hitler assumeva, lo avrebbero reso inizialmente ottimista ed euforico, cosa che rendeva irati gli alti ufficiali tedeschi, mentre poi avrebbero provocato forte depressione. Queste sostanze sarebbero state iniettate dal suo medico personale, Theodor Morell, quasi con cadenza giornaliera, soprattutto verso la fine della guerra.

Il ministro della salute tedesco, Leo Conti, si oppose in tutti i modi alla somministrazione di sostanze stupefacenti alle truppe e alla popolazione, tenendo conto dei loro effetti collaterali, ma senza alcun successo. Le anfetamine e le metanfetamine furono utilizzate fino alla fine della guerra: l'Esercito Tedesco arretrava su tutti i fronti ed i suoi militari avevano bisogno di sostanze che riuscissero a far sopportare il peso della sconfitta.

Questa luce oscura non riguarda solo la Wehrmacht, ma quasi tutti gli eserciti del secondo conflitto mondiale. Giapponesi, inglesi, francesi e americani (gli USA adoperarono sostanze simili anche in guerre successive, come quella di Corea e quella del Vietnam) utilizzarono sostanze stupefacenti per migliorare le prestazioni sul campo. Una questione veramente inquietante, che riesce a far comprendere i meccanismi disumani di una guerra che cambiò il destino dell'umanità.

(foto: web)