La battaglia della Mosa-Argonne

(di Federico Gozzi)
01/05/18

Nell'autunno del 1918 Ferdinand Foch, comandante in capo delle forze alleate sul Fronte Occidentale, diede l'ordine alle proprie divisioni di assaltare le difese tedesche asserragliate sulla Linea Hindenburg.

L'offensiva prese il nome di “offensiva dei 100 giorni” e comprendeva una serie di attacchi su tre obiettivi principali: Gand, Amiens e Sedan.

I britannici, coadiuvati dai belgi, attaccarono Gand, mentre ad Amiens gli stessi sudditi di Sua Maestà furono affiancati dai francesi. Il settore sud, invece, fu prerogativa dei franco-americani, i quali diedero il via all'offensiva della Mosa-Argonne che tratteremo in questo articolo.

L'attacco nel settore meridionale prevedeva due filoni principali: le Ardenne sarebbero state prese dagli statunitensi, mentre la Mosa, e quindi successivamente l'Aisne, sarebbero state catturate dai francesi. Le forze franco-americane comprendevano almeno 46 divisioni (escludendo 7 divisioni di rinforzo), 2780 pezzi d'artiglieria, 340 carri armati e 840 aereoplani, mentre i tedeschi potevano contare solamente su 44 divisioni e i rimasugli dell'artiglieria, delle divisioni corazzate e delle forze aeree.

Gli alleati lanciarono l'offensiva il 26 settembre. Gli statunitensi, guidati da John J. Pershing (conosciuto come Black Jack Pershing, nella foto), furono bloccati dai tedeschi a Mountfaucon e solo una divisione riuscì ad avanzare di 8 km. Il giorno successivo, però, Mountfaucon cadde e vennero conquistate anche Baulny, la Hill 218 e Charpentry. La reazione tedesca non si fece attendere e l'esercito imperiale lanciò un vigoroso contrattacco, con 6 divisioni, il 29 settembre. Dopo un sanguinoso e duro scontro, le truppe USA al comando del futuro presidente Harry Truman, seppur con ingenti perdite, riuscirono respingere i germanici e quindi a procedere fino a nord-ovest di Reims, in Piccardia, teatro delle più sanguinose battaglie della guerra. I francesi, nonostante la forte resistenza tedesca incontrata riuscirono, nei primi giorni dell'offensiva, a prendere più obiettivi rispetto agli americani, favoriti anche dal terreno e dall'assenza della foresta, la quale conteneva numerose fortificazioni germaniche.

Il 4 ottobre gli statunitensi ripresero con determinazione l'assalto sulle linee tedesche. Fu aperto un varco tra le truppe germaniche e un battaglione della 77° divisione rimase intrappolato dai nemici. Erano accerchiati e senza via di scampo. La loro resistenza fu eroica e, come ultimo tentativo di salvezza, liberarono un piccione viaggiatore di nome Cher Ami, con l'intento di contattare le altre divisioni alleate. Il messaggio fu recapitato e il 7 ottobre, dei 575 uomini rimasti circondati, solo 194 tornarono tra le fila amiche. Questo episodio fece nascere il mito del “battaglione perduto” americano.

A fine ottobre, dopo abbondante sangue versato, i soldati di Pershing avevano conquistato la foresta delle Argonne mentre i francesi avevano raggiunto l'Aisne. L'ultimo sforzo offensivo alleato permise agli americani (divisi in due colonne, una diretta a Metz e una a Sedan) di conquistare Buzancy, permettendo quindi ai partner francesi di riprendersi lo snodo ferroviario di Sedan, annullando quindi la logistica tedesca e compromettendo così ogni loro sforzo bellico.

A seguito di quest'offensiva, l'11 novembre 1918 fu firmato l'armistizio tra gli alleati e l'Impero Tedesco. La guerra in Europa era finita.

Vi è da dire che l'offensiva alleata non fu risolutiva sul piano militare ma lo fu su quello politico: gli Alleati non riuscirono mai a sopraffare completamente l'Impero Tedesco, e anche nel caso l'offensiva fosse fallita, si sarebbe avuta comunque una pace, poiché la Germania, dissanguata da anni di guerra, era debole e non poteva sostenere un ulteriore prosecuzione del conflitto. Gli Alleati erano stremati e avevano subito le conseguenze dell'uscita della Russia dal conflitto (ovvero lo spostamento di truppe tedesche sul fronte occidentale e la Kaiserschlacht), ma allo stesso tempo gli USA intervennero a supportare militarmente l'Intesa. Questo significò l'arrivo di nuove truppe fresche, anche se impreparate rispetto ai veterani dell'Intesa, e di conseguenza, la possibilità di passare all'offensiva. Gli Alleati avevano quindi una superiorità numerica, ma non tattica.

Pershing, è famoso per i suoi sconsiderati assalti frontali, i quali provocavano più perdite del necessario. L'attacco frontale è ottimo solo quando non si hanno altre possibilità, altrimenti si rischia di trasformare la battaglia in una carneficina inutile, più di quella che già è. La tattica della “difesa elastica”, elaborata dai francesi e applicata dai tedeschi, invece, permetteva di contenere le perdite e di raggiungere migliori risultati. Essa prevedeva di sistemare il fronte su tre linee: nella prima vi erano concentrati posti di osservazione e pochi soldati, nella seconda vi erano pezzi d'artiglieria, bunker e numerosi combattenti, mentre nella terza vi si trovavano le riserve. In caso di attacco, dopo una breve schermaglia, la prima linea sarebbe arretrata nella seconda, e la difesa si sarebbe incentrata lì, con l'ausilio delle riserve in caso di necessità. Inutile dire che l'utilizzo di questa tattica contribuì a non far cedere le truppe germaniche e a rendere il Fronte occidentale un bagno di sangue.

Sebbene gli americani, nel corso dell'offensiva della Mosa-Argonne, riuscirono a strappare ai tedeschi il controllo della foresta e, indirettamente, di Sedan, essi subirono circa 117.000 perdite, contrapposte alle circa 120.000 perdite tedesche (causate anche dai francesi), rendendo questa battaglia la più sanguinosa e con più perdite della storia degli Stati Uniti.

L'affermazione non è intesa a demonizzare il ruolo degli USA o di Pershing nel conflitto, poiché la tattica degli assalti frontali era comune a tutte i partecipanti della WWI, dato che era una guerra nuova in un mondo rimasto ancora vecchio. La presenza dell'aviazione, dei carri armati, delle mitragliatrici, del gas e delle innovazioni in campo bellico, non era stata ancora compresa appieno e provocò, assieme a motivazioni imperialiste, una carneficina inutile, senza logica. Ricordiamoci che era solo una guerra per vedere quale dei due blocchi politici, tra quello inglese e quello tedesco, avrebbe dovuto guidare l'Europa.

Comunque sia, l'offensiva della Mosa-Argonne fu l'ultima del conflitto, e contribuì a finire l'Impero germanico.

(foto: web / Bundesarchiv)