Il viaggio del Cavour, colui che “A nessuno secondo”

(di Marina Militare)
28/07/17

L’Italia, uscita dal primo conflitto mondiale vittoriosa, assisteva impotente al sabotaggio di quelle che erano state le legittime ambizioni promesse dagli alleati in caso di vittoria. Vittoria che aveva comportato un enorme sforzo economico e, soprattutto, il sacrificio di intere giovani generazioni che per la patria si immolarono fino all’estremo sacrificio.

In questo contesto di delusione e di agitazione sociale, era necessario ridare fiducia a un intero popolo. Un nuovo sentimento nazionalistico che condusse a quel riscatto che da più parti venne rivendicato.

Altresì, era fondamentale riprendere le relazioni, di cordiale amicizia e commerciali, già esistenti con i paesi amici e crearne di nuove, avendo cura, in quei paesi, di dare un immagine reale del valore dell’Italia e di riflesso dei connazionali che in quei paesi, insieme alle loro famiglie, venivano e lavoravano e allo stesso tempo ravvivare in questi l’amore per la patria lontana.

Pertanto, fu deciso di utilizzare quello che, ieri come oggi, è lo strumento che più simboleggia il prestigio e lo sviluppo culturale di un paese: la nave da guerra. Alle ore 8, del 23 luglio 1919, da La Spezia la regia nave Conte di Cavour salpa verso l’America, al comando del sott’ammiraglio comandante Ugo Conz.

Lo scopo della missione è quello di esercitare una propaganda al fine di rafforzare le amicizie già esistenti, coltivarne di nuove ed aumentare il prestigio della nazione italiana.

La missione partì da La Spezia, poiché questa città, a differenza di Taranto, offriva la possibilità di rifornire la nave di nuovo materiale industriale e scientifico oltre che di nuove divise e provviste di cibo; questo grazie alla vicinanza di La Spezia ai poli industriali di Torino, Genova e Milano. La prima tappa del viaggio fu Gibilterra, che venne raggiunta passando a sud delle Baleari poiché le coste settentrionali di quest’ultime erano scarsamente illuminate.

Dopo aver rifornito la nave di nafta, partirono alla volta delle isole Azzorre e nello specifico sostarono a Fayal e Punta Delgada. Successivamente da Fayal si recarono ad Halifax dove nello stesso periodo sostava il principe di Galles. Quest’ultimo riservò un buon trattamento al comandante Conz e ciò fece sì che la nave italiana godesse di maggiore visibilità.

Come quarta tappa del viaggio la nave si recò a Boston ma durante il tragitto trovò una fitta nebbia ed una tempesta. Nonostante ciò arrivarono con un giorno di anticipo, dunque dovettero fermarsi otto miglia a largo per riuscire a raggiungere il porto il giorno in cui era prevista la cerimonia a loro dedicata. Ulteriore rifornimento venne fatto a New Port; in seguito giunsero a New York dove dovettero ritardare di un giorno la partenza a causa dell’imminente arrivo dei reali di Belgio.

La settima tappa fu Philadelphia (foto a dx) in cui furono obbligati a cambiare navigazione da marittima a fluviale anche se incontrarono delle difficoltà nell’attraversare il fiume Delaware poiché la nave era troppo grande per passare facilmente. Inoltre dovettero navigare di notte (grazie all’ottima illuminazione americana) a causa della presenza di foschia che impediva la visibilità durante il giorno.

Superato il fiume arrivarono ad Annapolis; qui l’equipaggio ebbe la necessità di rifornirsi di acqua dolce per pulire la carena della nave ma dato che le riserve della città non erano sufficienti dovettero ricorrere a delle cisterne borghesi di Baltimora. L’ultima tappa fu Norfolk, luogo dove avvenne l’ultimo rifornimento prima di intraprendere il viaggio di ritorno.

Il viaggio di ritorno cominciò da Norfolk verso Fayal (Azzorre). Il comandante Conz tentò di abbreviare il percorso per evitare inconvenienti quali il mare mosso e le perturbazioni. Le autorità locali, inoltre, crearono dei problemi al momento di fare rifornimento di viveri, nafta e carbone poiché l'isola non ne possedeva abbastanza. Risolti gli intoppi, partirono alla volta di Gibilterra dove si fermarono poco tempo senza fare rifornimento. Il viaggio si concluse con l'arrivo a Taranto, caratterizzato da mare "grosso" e conseguenti rollate fino a 28 gradi per parte.

La Campagna in America del Nord, partita per ridare il legittimo prestigio del paese esausto, raggiunse gli obiettivi; risaldando i deboli legami che si erano venuti a creare con le lontane comunità italiane di America e riscattando l'immagine di un paese buono e generoso.

Un successo raggiunto, come sempre nei momenti difficili, grazie al fattivo contributo della marina e dei suoi uomini, che ieri come oggi, senza risparmio di energie e con l'orgoglio di essere italiani, brandiscono il nostro tricolore su tutti i mari del mondo.

(foto: MM / web)

Questo articolo é il risultato del percorso formativo di alternanza scuola-lavoro a favore dei giovani studenti dell'Istituto d'Istruzione Superiore "G. De Sanctis" di Roma con l'Ufficio Storico della Marina Militare.