Hashima, la nave di pietra

(di Mario Veronesi)
16/12/24

Hashima, chiamata anche Gunkanjima (“isola nave da guerra"), per la somiglianza della sua forma alla corazzata Tōsa, è un’isola al largo della costa della prefettura di Nagasaki, in Giappone. Ha ospitato uno dei più produttivi siti minerari del Giappone.

L'isola fu colonizzata dai giapponesi a partire dal 1887 per la presenza di un giacimento di carbone benché la presenza del minerale sull'isola fosse nota fin dal 1810. Nel 1890 (foto seguente) la Mitsubishi acquistò l'intera isola e ampliò la miniera esistente con l'intento di estrarre il carbone dai giacimenti che si estendevano fin sotto il fondale marino. Negli anni immediatamente successivi ebbe inizio l'intensivo sfruttamento del giacimento minerario e la Mitsubishi finanziò la contestuale costruzione delle prime abitazioni per i lavoratori che sempre più numerosi accorrevano sull'isola.

Le fasi di ampliamento si susseguirono fino al 1931 e il territorio dell'isola venne completamente occupato da numerosi edifici che ospitarono le strutture industriali, svariati condomini e anche un ospedale e una scuola. In quegli anni la rigida organizzazione sociale giapponese ad Hashima divenne una sorta di organizzazione su “caste” gerarchiche, dove i minatori celibi vivevano separati da quelli con famiglia che, a loro volta, erano separati dalle famiglie dei dirigenti della Mitsubishi.

Durante la seconda guerra mondiale l'isola divenne un campo di lavoro per prigionieri cinesi e coreani che vennero duramente costretti all'attività di miniera, al posto dei minatori giapponesi richiamati dall'esercito a combattere al fronte. Secondo alcuni rapporti, durante la seconda guerra mondiale l’isola sarebbe stata silurata e bombardata dalla Marina americana, probabilmente ingannata dalla forma dell'isola che dal mare appariva del tutto simile a una corazzata.

Ripristinati i danni dei bombardamenti, nel secondo dopoguerra i lavoratori fecero ritorno alla miniera della Mitsubishi e l'esigua superficie di Hashima arrivò a contare una delle più alte densità di popolazione al mondo, con ben 1.391 abitanti per ettaro per la sola zona residenziale e 835 abitanti per ettaro in tutta l'isola, fino al picco del più alto tasso di popolazione raggiunto nel 1959 con oltre cinquemila abitanti.

Nel 1974, con la chiusura dello stabilimento minerario, l’isola è stata completamente abbandonata diventando un’isola fantasma.

Il clima dell'isola, oggi come allora, è caratterizzato dal forte vento e da ciclici fenomeni burrascosi; inoltre il suolo arido non ha consentito la coltivazione e pertanto non vi è mai stata la possibilità né lo spazio per aree verdi o giardini pubblici. Hashima era un luogo privo di cespugli, di fiori e i bambini crescevano senza conoscere che cosa fossero i ciliegi in fiore.

Anche le stagioni erano percepite diversamente, si riconoscevano l'una dall'altra soltanto da come soffiava il vento o dal colore del mare. Questo scenario spettarle però è diventato anche la sua fortuna: nel 2009 l’isola è divenuta nuovamente accessibile per ospitare brevi itinerari turistici. Soprattutto per chi visita Nagasaki (dista circa un’ora in nave), Hashima rappresenta una sorta di pregiata fotografia dell’architettura industriale e per questo nel 2015 l’Unesco l’ha inserita tra i patrimoni dell’umanità come uno dei 23 siti storici industriali più importanti.

Il regista Sam Mendes prese l’isola come fonte di ispirazione per ambientare alcune scene del film di James Bond “007 Skyfall” (fotogramma).

Foto: Nagasaki Prefectural Library / YouTube / web