Ali italiane nei conflitti del dopoguerra: gli MB339 argentini del conflitto delle Malvinas/Falkland

(di Manuele Serventi Merlo)
16/01/18

L’MB339, così come il suo progenitore MB326, anche se in misura minore, ebbe un buon successo di vendite all’estero.

Favorito dalle buone prestazioni generali, dalla sua ampia versatilità di impiego, e dalla capacità di portare un discreto carico bellico, l’allora nuovo modello dell’Aermacchi si impose specialmente in tutti quei Paesi che avevano adottato in precedenza l’MB326.

Tra questi paesi vi era anche l’Argentina che aveva in servizio dal 1968 otto MB326 presso la 1° Squadriglia da Attacco Aereonavale della Armada sulla base Comandante Espora con le matricole militari 3-A-... ecc ….

Successivamente, parte di questi aerei furono trasferiti sulla Base Aerea di Punta Indio presso lo Squadrone Aeronavale n.°4 nel 1972.

Soddisfatta dal precedente modello Aermacchi (foto), la Marina Argentina decise, nel 1980, di acquisire anche l’MB339, nella versione A, per un totale di dieci esemplari che vennero rischierati a partire dal 1980 sempre nella 1° Squadriglia da Attacco Aereonavale della Armada, inquadrata nel 3°Squadrone Aeronavale, con la designazione ufficiale MC.33.

L’MB339, come altri assetti aerei militari argentini, fu così intensamente impiegato nel conflitto delle Falkland in virtù delle sue doti e venne rischierato verso la fine di aprile del 1982 sulla Base Aerea di Puerto Argentino (secondo la toponomastica inglese Port Stanley) assieme agli IA-58 Pucara ed ai T-34 Mentor.

Questi aerei erano gli unici dell’arsenale argentino, infatti, che potevano operare dalla corta pista di Puerto Argentino per svolgere le necessarie missioni di ricognizione ed appoggio tattico alle truppe terrestri impegnate nel difficile compito di impedire lo sbarco delle forze inglesi per riconquistare le isole Falkland.

Consapevoli del decisivo ruolo che potevano giocare questi aerei nel conflitto appena iniziato, le forze armate di Sua Maestà Britannica attaccarono fin dalle prime fasi iniziali del conflitto la base aerea argentina presente sulle isole per eliminarne definitivamente ogni capacità bellica.

A questo proposito, già il primo maggio 1982 la Base Aerea di Puerto Argentino venne bombardata dalla RAF britannica impiegando l’ormai obsoleto bombardiere strategico Vulcan, in forza allora agli squadroni n.° 44, 50 e 101, dotato per l’occasione di armamento convenzionale, con un raid lunghissimo che richiese molteplici rifornimenti in volo.

Nonostante il forte impegno profuso, l’incursione dell’unico Vulcan utilizzato, missione “Black Buck”, il risultato fu molto mediocre: solo una bomba centrò la pista impiegata dai velivoli argentini compromettendone soltanto in minima parte l’operatività.

Ben altri effetti ebbe l’attacco eseguito all’alba del giorno dopo da parte di 12 Sea Harrier del gruppo d’attacco dell’Ark Royal. Rientrando senza perdite, gli Harrier inglesi riuscirono a distruggere un Pucara e a danneggiare altri tre aerei di Buenos Aires colà dislocati, causando anche l’uccisione di un pilota argentino.

Iniziava così la turbolenta vita del distaccamento aereo argentino sulle Malvinas, sempre sottoposto da allora in avanti alla minaccia di puntate avversarie tramite raid aerei, cannoneggiamenti navali, ed azioni di commandos, come avvenne nel raid sull’isola di Pebble da parte dei SAS contro il locale aeroporto secondario dove erano rischierati altri aerei argentini.

Una vita turbolenta dovuta anche alle precarie condizioni operative nelle quali velivoli e piloti si trovarono ad operare per via delle spesso cattive condizioni meteo e della difficoltà di avere collegamenti logistici stabili con il continente.

Di questo stato di cose fece le spese proprio un MB339A il 3 maggio che si schiantò al suolo per le cattive condizioni meteo con la morte del pilota.

Le missioni del velivolo dell’Aermacchi, tuttavia, non si arrestarono mai. Anzi, con il sempre più evidente avvicinarsi dell’invasione inglese per liberare le isole via mare impiegando truppe emezzi da sbarco, il loro impiego operativo divenne ancor più intenso e frenetico.

Per raggiungere questo risultato, gli MB339 vennero impiegati prevalentemente in missioni di ricognizione e di supporto tattico ravvicinato alle truppe argentine presenti nell’area.

Una di queste divenne giustamente celebre grazie anche, soprattutto, alla temerarietà dimostrata dal pilota argentino che la pose in essere. La persona in questione era l’allora tenente di vascello Owen Guillermo Crippa, per ironia della sorta di origine italiana.

Le circostanze di questa azione testimoniano chiaramente le difficoltà che Crippa e i suoi colleghi argentini dovettero affrontare per tutta la durata del conflitto: la sera precedente a quella della missione famosa, nel ritornare da un volo, l’aereo del suo gregario venne intercettato e colpito dagli Harrier inglesi nella zona di alloggiamento del carrello e dovette, pertanto, fare un atterraggio di emergenza sulla pista di Puerto Argentino.

Nonostante fosse stata impiegata tutta la notte per riparare il velivolo, la mattina successiva soltanto quello pilotato da Crippa era in grado di alzarsi in volo all’ora stabilita per assolvere ai compiti assegnati.

Compiti assegnati che consistevano, essenzialmente, come ricordato in precedenza, nel compiere una ricognizione sullo stato delle forze avversarie inglese per carpirne le intenzioni e, eventualmente, attaccare le motozattere da sbarco che intendevano portare a terra la forza di invasione inglese, dando così man forte alle truppe di terra. Per assolvere tali impegni, contrariamente alle indicazioni dello stesso pilota, l’MB339A non venne armato con bombe.

Alzatosi in volo dalla propria base, l’Aermacchi si portò in volo radente sul mare in direzione nord-ovest. Successivamente, il pilota decise di entrare nello stretto di San Carlos da nord, con il sole da dietro, attaccato alla costa, volando a 500 piedi e ad una velocità di poco più di 300 nodi.

Fu così che Crippa, vicino al promontorio di Quemes si ritrovò davanti un elicottero Sea Lynx della Task Force inglese in missione di sorveglianza ad una altezza di circa 1.000 metri. Mentre era in procinto di attaccarlo, scorse in lontananza quello che l’Alto Comando Argentino temeva: la forza da sbarco di Sua Maestà scortata da diverse navi da guerra che aveva già iniziato le operazioni.

Visto un obbiettivo molto più appagante praticamente nella fase finale d’attacco al Lynx, il pilota argentino invertì la rotta d’attacco andando praticamente sfiorare l’elicottero e si lanciò in una disperata picchiata verso le navi inglesi a tutta velocità compiendo piccole manovre evasive.

Il fuoco antiaereo delle navi della Royal Navy fu subito molto intenso, specialmente quello delle mitragliere. Ciononostante, Crippa riuscì ad avvicinarsi alla flotta e a prendere la mira su una delle fregate di scorta della formazione.

Essendo armato solo con cannoni da 30 mm e di dispenser di razzi ZUNI il pilota argentino, ben sapendo di non poter minimamente puntare all’affondamento della nave, decise di sparare alle antenne e al ponte di comando della fregata inquadrata, che risultò poi essere la HMS Argonaut (foto a dx, distintivo ottico F56).

I danni prodotti dall’azione di Crippa furono tutto sommato modesti: diversi colpi arrivarono al radar Type 965 senza tuttavia distruggerlo. In compenso, la fuga dal fuoco antiaereo inglese fu ancora più spettacolare, l’MB339 – matricola militare 4-A-115 - ed il suo pilota, passarono letteralmente nel mezzo della flotta nemica confidando sul fatto che le navi, per non colpirsi a vicenda, non avrebbero fatto fuoco. E la cosa funzionò effettivamente consentendo a Crippa di guadagnare preziosi secondi e di raggiungere così indenne la base per lanciare l’allarme che lo sbarco era iniziato e stava procedendo.

Ancora una volta, invece, venne dimostrato al mondo il coraggio e la bravura dei piloti argentini, in grado di compiere missione praticamente da “Kamikaze” non molto diverse da quelle dei loro colleghi giapponesi di quarant’anni prima circa.

Se con queste tattiche i piloti argentini spesso riuscirono ad ottenere anche clamorosi successi quando ebbero a disposizione armamenti adeguati allo scopo – ciò vale in relazione soprattutto all’impiego dei missili antinave “Exocet” – altrettanto spesso, però, le missioni si concludevano tragicamente con la loro morte e la perdita dell’aeroplano.

Ciò avvenne anche per la linea MB339A. Nello specifico, il 21 maggio il tenente di corvetta Daniel Miguel (foto), che pilotava l’MB339A immatricolato 4-A-114, venne abbattuto da un missile antiaereo spalleggiabile “Blowpipe” operato da un Royal Marines mentre cercava, assieme ad un gregario, di fornire appoggio aereo ravvicinato alle truppe che argentine che difendevano l’abitato di Darwin.

A questo punto, però, la guerra per il possesso delle Falkland era oramai al termine e sempre più netta e manifesta appariva adesso la superiorità militare inglese dopo i primi momenti difficili.

Ai primi di giugno Port Stanley cadeva in mani inglesi e il 14 giugno veniva siglato un cessate il fuoco tra le parti. Finiva così con una pesante sconfitta la guerra per l’Argentina. Ciò provocherà una decisa accelerazione anche della oramai morente dittatura militare che ne reggeva le sorti fino ad allora.

Il nuovo sistema democratico, anche per far fronte alla già allora difficile situazione economica nazionale, decise un drastico taglio delle spese militari. Molti assetti divennero così inutilizzabili per mancanza di pezzi di ricambio e di denaro necessari per garantire una manutenzione adeguata.

Per garantire una minima operatività delle forze armate venne così deciso di disfarsi di parte del materiale. Tra questi rientrarono anche gli MB339A acquistati soltanto all’inizio degli anni ottanta. Diversi esemplari dell’addestratore Aermacchi venne così convertiti ed utilizzati come “Gate Guardian” o pezzi da museo. L’MB339A di Crippa, addirittura, venne venduto ad un collezionista privato statunitense.

Paradossalmente, tutto questo non avvenne per il più anziano MB326 che continuò ad operare con le insegne dell’Aviazione Navale Argentina fino al 2007 e di cui vennero acquistati 11 esemplari anche dal Brasile nella versione MB-326GC.

(foto: web)