Ali italiane dei conflitti del dopoguerra: i G91 portoghesi nelle colonie

(di Manuele Serventi Merlo)
03/01/18

Nel maggio 1964, il comandante in capo della Guinea portoghese, generale Arnaldo Schultz, con funzioni anche di governatore provinciale locale, si era oramai reso conto del salto di qualità che la guerriglia portata avanti dal PAIGC (Partito Africano per l'Indipendenza della Guinea e di Capo Verde) aveva posto in essere per affrancare quelle terre dalla dominazione coloniale portoghese.

Una evoluzione davanti alla quale le forze armate portoghesi rischiavano di ritrovarsi impreparate. Su pressione internazionale, e degli Stati Uniti in particolare, il Portogallo era stato da poco costretto, infatti, a ritirare dall’area dei combattimenti l’assetto aereo più pregiato a sua disposizione: l’F-86F Sabre ottenuto mediante il programma MDAP (Mutual Defence Assistance Program).

Un aviogetto che fino ad allora aveva consentito alle armate di Lisbona là presenti di reagire efficacemente con flessibilità e rapidità a qualsiasi azione di guerriglia, garantendo al contempo il ruolo della difesa aerea grazie al suo versatile armamento e alle notevoli capacità di carico.

Il ritiro degli F-86F Sabre, fino ad allora presenti sulla base aerea di Monte Real con il Distaccamento Permanente di Squadra 51, non poteva essere compensato efficacemente in alcun modo con altri modelli.

Non erano assolutamente comparabili con il caccia della North American in termini di capacità gli F-84G Thunderjet presenti allora in Angola né, tantomeno, i vari aeromobili ad elica come gli addestratori armati ad elica T-6 Texan o i Lockheed P2V-5 Neptune spesso rischierati temporaneamente sulla base di Ilha do Sal a Capo Verde.

Occorreva, pertanto, trovare in fretta una soluzione, considerato altresì che la guerriglia indipendentista marxista del PAIGC non era la sola che il Portogallo doveva affrontare nelle proprie terre africane. Anche in Mozambico ed Angola, infatti, vi erano attivi dei forti e combattivi movimenti di liberazione nazionale che aumentavano sempre più di capacità e consistenza dando molto filo da torcere alle forze armate portoghesi.

Una soluzione difficile oltretutto da individuare, considerato che il Portogallo si trovava sotto embargo ONU per via della condotta posta in essere con riguardo alle sue colonie d’Africa. Dato quanto sopra, il tentativo iniziale di ottenere dalla Luftwaffe tedesca i suoi Canadair CL-13 Sabre Mk.6 (foto) di costruzione canadese, forniti in conto CMAP (Canadian Mutual Aid Programme), cadde nel vuoto per via del veto opposto dal governo di Vancouver.

Si dovettero cercare così altre soluzioni, interagendo sempre con l’aeronautica tedesca allora interessata a costituire una base d’addestramento in territorio lusitano. Trattative dalle quali scaturì, l’8 di ottobre del 1965, la firma di un contratto in base al quale la Germania si impegnava a cedere al Portogallo 40 Fiat G91 modello R4 usati, ma ancora relativamente nuovi, equipaggiati con quattro mitragliatrici Browning Colt T M3 calibro 12,7 mm, dietro il pagamento di 17,5 milioni di marchi.

Denari che l’amministrazione militare portoghese si impegnava a versare in quattro differenti tranche: due nel 1966, una terza nel 1968, e l’ultima finale nel 1968.

L’addestramento degli equipaggi portoghesi iniziò già a novembre dello stesso anno sulla base di Leipheim (LKG 44), in Baviera, con l’invio di otto piloti cosicché a dicembre il primo G91 ex tedesco giungeva all’OGMA (Officine Generali di Materiale Aeronautico) di Alverca.

In Portogallo i caccia Fiat vennero preparati in maniera specifica per affrontare le particolari condizioni operative africane e, successivamente, ne vennero assegnati inizialmente quattro al vecchio Distaccamento 51 - già equipaggiato con i Sabre - di stanza a Monte Real per completare la transizione di tutti i piloti operativi destinati ad operare contro le varie guerriglie indigene. Di lì a poco gli altri esemplari vennero progressivamente dislocati anche in Mozambico ed Angola mano a mano che venivano consegnati.

Il battesimo del fuoco in Guinea

Il primo gruppo aereo portoghese ad entrare in servizio attivo con il nuovo aereo fu lo Squadrone 121° Tigres comandato dal tenente Egídio Lopes nell’aprile 1966 sulla Base Aérea nº 12 di Bissalanca, in Guinea.

Il reparto comandato da Lopes andò così a formare una formazione aerea di reazione azione rapida atta, soprattutto, ad appoggiare l’azione dei reparti terresti nelle operazioni controguerriglia – anche con missioni di foto ricognizione - a partire dall’ultimo trimestre del 1966 quando si raggiunse un livello di prontezza operativa accettabile.

Inizialmente, infatti, l’operatività del caccia Fiat nel teatro della Guinea era ostacolata da molteplici malfunzionamenti del “motorino” d’avviamento esterno degli aerei per la messa in moto. Periodo che venne sfruttato, però, per ridipingere totalmente i G91 con una mimetica più consona agli ambienti africani, corredata all’altezza della presa d’aria anteriore da una goliardica bocca da squalo.

Dinnanzi al rischieramento dei G91 la guerriglia del PAIGC non era rimasta ovviamente a guardare. Aiutata da diversi paesi del blocco comunista e, in particolare, dai consiglieri militari cubani inviati da Castro, era riuscita a schierare nel 1967 diversi armi utilizzabili in funzione anti aerea in corrispondenza di un aumento delle proprie attività militari.

Si trattava, nello specifico, di cannoni da 37 mm, ZPU-1 e mitragliatrici da 12,7 mm.

Armamenti che, tuttavia, non impedirono al 121° Tigres di ottenere dei risultati significativi nelle missioni di appoggio aereo a favore delle truppe di terra proprio nel 1967, in aeree difficili per l’alta presenza di contraerea come Cantanhez e Quitafine.

E tutto ciò nonostante la Guinea-Bissau, sebbene fosse di dimensioni contenute ampiamente rientranti nel raggio operativo dei G91 senza problemi, possedesse un clima assolutamente ostile all’impiego del mezzo aereo ed una configurazione del terreno che ben si prestava all’azione di guerriglia.

Ma la situazione era sempre in rapida evoluzione. A partire dal 1968 aumentarono le notizie e i rapporti di sconfinamenti aerei da parte di velivoli non identificati appartenenti a stati confinanti ostili come la Guinea Conakry.

Per fronteggiarli vene deciso di avviare un programma volto ad integrare i missili Sidewinder del F-86F Sabre al Fiat G91, senza tuttavia arrivare a risultati concreti apprezzabili.

Se i portoghesi non riuscivano ad impiegare sui loro aeroplani gli ultimi ritrovati tecnologici in fatto di missilistica, lo stesso non poteva dirsi per la controparte. In Guinea Bissau, infatti, il locale movimento di liberazione riuscì ad ottenere ed impiegare diversi sistemi antiaerei Strela (SA-7 Grail nella designazione NATO).

Armamento con il quale, nel 1973, riuscirono ad abbattere il G91 pilotato nientemeno che dal comandante del gruppo aereo d’intervento allora in carica, il tenente colonnello Almeida Brito, mentre si trovava in volo con altri due aviogetti.

L’avvenimento, dopo l’iniziale sorpresa, rendeva necessario lo sviluppo di nuove tattiche operative per poter affrontare efficacemente anche tale nuova minaccia. Si decise così che le nuove missioni andavano affrontate o a un'altitudine molto bassa oppure sopra i 9000 piedi al livello del mare, con il recupero dai passaggi di tiro accompagnato da manovre evasive sui 4G.

In aggiunta agli accorgimenti sopra riportati, venne altresì deciso che dopo la prima grande ispezione manutentiva programmata gli aerei fossero riverniciati con una nuova livrea verde oliva con le insegne nazionali sensibilmente ridotte.

Ma, oramai, la vicenda operativa dei G91 portoghesi in Guinea Bissau stava per concludersi dopo aver volato oltre 10000 ore di volo di combattimento ed aver patito la perdita di sei aerei e tanti altri danneggiati.

Il Mozambico e l'Angola

In Mozambico vennero assegnati 16 esemplari del caccia Fiat. Il primo di essi giunse nella colonia portoghese verso la fine del 1968 via nave al porto di Beira per essere poi stanziato sulla Base Aerea n° 5 di Nacala. Venne così stabilito il primo nucleo di quello che diverrà il 502° Squadrone Jaguares comandato dal capitano Fernando Fernandes.

Con l'espansione delle azioni di guerriglia nella colonia fu creato anche il 702° Squadrone Escorpiões, che iniziò le proprie operazioni sulla Base Aerea n.° 7 di Tete Chingosi nel gennaio 1971, comandato inizialmente dal capitano Azambuja da Fonseca.

Oltre alle solite missioni di controguerriglia, furono spesso eseguite anche missioni di utilizzando distaccamenti permanenti a Porto Amelia, Mueda e Nampula, dove si trovava il comando avanzato della 3° Regione Aerea. Distaccamenti non permanenti vennero effettuati anche presso gli aerodromi di Nova Freixo, Vila Cabral e Beira.

Nel teatro delle operazioni del Mozambico, le attività dei guerriglieri erano concentrate inizialmente nei distretti di Niassa e Cabo Delgado e, più tardi, anche in quello di Tete. Tuttavia, era nel Planalto dos Macondes, una zona di fitte foreste, che vi erano le maggiori basi del movimento di liberazione locale. In particolare, le basi ribelli "Beira" tra i fiumi Mueda e Nangade, "Gun-gunhana" e "Mozambico" nella valle del fiume Muer. Distrutte più volte ma rapidamente ricostruite facilmente a causa della morfologia del terreno, esse erano altresì pesantemente protette con armi antiaeree.

Armi antiaeree tra le quali figurava anche l’oramai onnipresente Strela, il cui primo avvistamento fu il 10 aprile 1974, quando fu sparato su due G91, ma con risultati negativi.

Sempre nel 1974, con la vicinanza dell'indipendenza della provincia, avvenne però anche il ritiro dei Fiat basati in Mozambico. I G91 vennero così traferiti presso la Base Aerea n.° 9 situata a Luanda, nell’altra provincia coloniale dell’Angola, con l’aiuto della Squadrone Traporto Aereo Militare (TAM). Questa flotta era inizialmente comandata dal capitano Damásio Teixeira.

Durante il breve periodo di operazioni nel territorio angolano, tra novembre 1974 e ottobre 1975, la missione assegnata era essenzialmente quella di eseguire azioni di ricognizione a favore delle truppe operanti in quel teatro circa gli spostamenti dei ribelli locali. Raramente venivano assegnati altri compiti ai caccia Fiat. Qualche volta poteva capitare di dover fare dei sorvoli per scoraggiare i gruppi armati dall’attentare alle varie fondamentali linee di comunicazioni presenti.

Per l'esecuzione di queste missioni, vennero approntati distaccamenti presso Negage, Cabinda, Nova Lisboa e Bengue. L'unica azione a fuoco avvenuta in Angola venne posta in essere nel novembre 1974 contro un posto di confine occupato dal Fronte di Liberazione del Cabinda sito nell'anonima enclave.

Successivamente, l'attività dei G91 scemò notevolmente e si limitò essenzialmente a dare sostegno dell'attuazione delle misure militari previste dall'Accordo di Alvor siglato nel 1975.

In tale periodo, un po' come passatempo si potrebbe dire, vennero organizzate delle dimostrazioni aeree sulle basi di Benguela e Luanda in cui si esibì anche il Fiat G91 pilotato dal capitano António Gomes.

Ma il tempo del G91 con le insegne portoghesi nei vari teatri africani era oramai giunto alla fine dopo nove anni di servizio in un ambiente di combattimento con condizioni meteoclimatiche spesso molto avverse.

Il caccia Fiat, nonostante tutto quanto, si dimostrò essere un ottimo cacciabombardiere leggero, decisamente versatile nel supporto tattico, anche se limitato dal suo breve raggio d'azione, dalla ridotta capacità di carico dell'armamento e dalla mancanza di attrezzature adeguate per eseguire azioni notturne.

(foto: web)