02 dicembre 1909: battezzato l’esploratore "Quarto", il precursore degli incrociatori leggeri

(di Marina Militare)
02/12/15

Il 2 dicembre 1909 viene imposto il glorioso nome Quarto alla nuova unità combattente in costruzione presso l’Arsenale di Venezia. “Il Quarto è una delle unità meglio riuscite della nostra Marina e ha reso, nei suoi ventiquattro anni di esercizio, ottimi servigi in pace e in guerra, in Patria e all’estero, confermando che le navi veramente buone, come progetto e come materiale, restano sempre buone”.

Parole di un comandante in 2^, l’allora capitano di corvetta Alberto Da Zara, che spende parole di vera ammirazione per questa splendida unità.

Progettato dal maggiore del genio navale Giulio Truccone, varato il 9 agosto 1911 ed entrato in servizio l’11 maggio 1912, il Quarto ha stupende forme di carena che gli consentono di camminare a tutta forza senza sollevare “baffi” di spuma e senza sforzo apparente; ciò ha indotto sempre tutti in gravi errori nell’apprezzamento della sua velocità, a cominciare dai sommergibili avversari, che hanno visto regolarmente sfilare i loro siluri di poppa dell’Esploratore italiano. Queste numerose evasioni sono all’origine della leggenda, nata durante la Grande Guerra, che gli austriaci esasperati avessero posto una taglia per il suo affondamento.

Il Quarto è stata una delle unità della Marina ad avere compiuto il maggior numero di missioni di guerra durante tutto il primo conflitto mondiale, ed è rimasto sulla breccia per molti anni fino ad essere riclassificato Incrociatore leggero nel primo dopoguerra. Una delle sue più note azioni di combattimento è vividamente descritta nelle parole del corrispondente di guerra Arnaldo Fraccaroli, da bordo nell’agosto 1916:

Appare lontano la terra ostile: appare Lissa. 
La nave italiana si scuote da quello che era il suo sonno soltanto apparente. La notte non la protegge più, ora. 
Corrono sul bordo figurette scure, abbassano le ringhierette di corda, denudano ancora di più la nave grigia. 
Si vedono alzare con un movimento di volante certe piccole aste sottili a poppa e a prua: i cannoncini per la difesa aerea. Gruppi di cannonieri si fermano intorno ai cannoni più grossi. Si allacciano i fili telefonici dai pezzi alla torretta di comando, i puntatori si applicano alla cuffia telefonica, i serventi stanno pronti alle gru di carico per il rifornimento dei proiettili, si forma la colonna per il passaggio delle riservette ai pezzi. La nave assume il duro aspetto di combattimento.
I due più giovani ufficiali di bordo stanno svolgendo la bandiera da battaglia per issarla sulla nave: la fiammante bandiera che le dame di Quarto hanno donato all’esploratore dal nome glorioso. Un religioso senso di reverenza e di commozione prende tutta la gente della nave. Si dispiega la bandiera che è come lo spirito sacro, che è l’anima di questa volontà armata.
…E di colpo un grido di allarme cade sul silenzio operoso della gente: - Sottomarino a prua!
Nel momento del pericolo la nave si irrigidisce tutta in una sola volontà suprema: quella del comandante.
Comincia la più dura battaglia che una nave possa incontrare: quella contro un sottomarino, contro l’ignoto che assale e non si scopre. 
Il Comandante ha dato un ordine fulmineo: - A tutta forza! Addosso!
L’esploratore ha un sussulto e si avventa verso il gorgo che si è aperto sull’inabissarsi del sottomarino.
La vedetta grida: - siluro contro prua!
La nave si sposta con una manovra immediata. Il bersaglio è sfuggito.
Ma il pericolo non è cessato. Un altro siluro può giungere. Ma non si perde di mente l’obiettivo: Lissa!
Ed ecco, mentre la scia del siluro frizza a cinque metri dal fianco della nave, le trombe intonano la “marcia sul campo”. Sul mare di Lissa, in acque guardate dagli austriaci, con un sottomarino intorno, col brivido della morte appena superata, l’equipaggio è elettrizzato.
La bandiera di combattimento è spiegata, allacciata, sventola al primo sole come uno scroscio di liberazione. Le trombe squillano il segnale: “Alza bandiera di combattimento”. 
Ogni mattina, ogni sera, a bordo delle navi il marinaio saluta la bandiera che si alza e che si ammaina, e interrompe ogni lavoro, e si scopre, e si mette sull’attenti: ogni mattina, ogni sera. Sono i momenti sacri. Ma questa è ancora qualche cosa di più: è la bandiera di combattimento, è come se la nave impennasse sull’antenna la sua vita stessa, è come se lo spirito divino della Patria si levasse a benedire e a proteggere.
Gli squilli di tromba si smorzano, svaniscono. La bandiera è issata. Allora cominciano a suonare le artiglierie con rombi fragorosi. Lissa è qui dinanzi. Sono le prime cannonate italiane sul mare di Lissa, è la prima bandiera italiana che ritorna con insolenza da padrona.