I militari paralimpici al 1°raduno 2016: obiettivo “Invictus Games” di Orlando

(di Anita Fiaschetti)
25/02/16

Atleti ma soprattutto militari, amici ma più di ogni altra cosa persone speciali o, come le ha definite il generale CC Adelmo Lusi - capo del V Reparto di SMD e presidente del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa - super-abili. Sono i trenta sportivi, 28 uomini e due donne, del GSPD che si sono ritrovati a Roma per il primo raduno tecnico del 2016.

Il binomio sport e disabilità è un tema al quale la Difesa italiana da tempo guarda con molta attenzione. Ad ispirare questo interesse, la certezza che la disabilità trovi un alleato irrinunciabile nello sport: un alleato non solo per il recupero fisico, ma anche psicologico e sociale. Per questo motivo e sulla base di un Protocollo d’Intesa tra il Ministero della Difesa e il Comitato Italiano Paralimpico (CIP), nel 2014 nasce il Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, che riunisce militari delle quattro Forze Armate italiane affetti da disabilità, permettendo loro di allenarsi con continuità e partecipare a competizioni sportive dedicate, di rilievo nazionale ed internazionale. L’Italia è inoltre l’unico paese che consente ai militari che abbiano contratto tali disabilità di poter rimanere in servizio attivo, nel Ruolo d’Onore, e quindi essere ancora parte della grande famiglia delle Forze Armate.

“Gli altri Paesi hanno attuato solo un programma sportivo e a breve termine – afferma il tenente colonnello Marco Iannuzzi - noi puntiamo alla costruzione di una famiglia, di un gruppo vero, eterogeneo e di lunga durata, indipendentemente dal risultato sportivo. C’è bisogno di diffondere la cultura della disabilità e di far capire all’opinione pubblica che esiste un militare disabile e che lo stesso viene “prestato” allo sport per una serie di attività che vanno ben oltre l’agonismo. Vogliamo essere promotori di un messaggio nuovo, che parli di integrazione e di recupero”.

Nel Raduno, così come nel Gruppo, lo sport “viene dopo” come ci dice anche Domenico Russo, caporal maggiore dell’Esercito. L’appuntamento viene infatti vissuto dagli atleti come un momento di condivisione e di carica: ci si conosce e ci si confronta, ognuno porta con sé la propria storia e fa proprie quelle degli altri, si fa squadra e il bello di stare insieme traspare nel clima sereno e positivo che si respira.

Fa parte del GSPD anche Pellegrina Caputo, cms EI. A lei dicevano di portare pazienza e forse avevano ragione. Con la voglia che la contraddistingue è arrivata a vincere un argento nel lancio del peso alla VI edizione dei Giochi Mondiali Militari in Corea. “Pratico questo sport perché ben si adatta alla mia protesi, ma vorrei provarne altri come il lancio del giavellotto. Lo sport è importante e io ne ho apprezzato il valore proprio stando nel Gruppo; ti aiuta a superare le difficoltà della vita e a non farti sentire diverso. Io non sono disabile, disabile è chi mi vede come tale”.

È sempre Russo a dirci cosa si prova a vincere una medaglia. Era l’11 settembre del 2014 quando agli Invictus Games di Londra, nella gara dei 100 mt e contro un americano, vinse l’oro. “Rientrare in servizio nel 2013, dopo tredici anni di congedo, è stata per me la prima vittoria. A questa si è unita quella di entrare a far parte del Gruppo Sportivo, e quindi rappresentare l’Italia anche come atleta, e poi vincere la medaglia a Londra: un vero exploit”.

Quando nel 2014 andammo a Londra per la prima edizione degli Invictus Games – afferma il tenente colonnello Marco Iannuzzi – eravamo in 13 e senza grosse aspettative. Tornammo a casa con 5 medaglie. A maggio andremo ad Orlando, in Florida, per la seconda edizione: sappiamo di essere diventati un pochino più bravi e di essere cresciuti numericamente, adesso siamo 19”.

Un passo della poesia “Invictus” di William Ernest Henley, da cui trae origine il nome della competizione, recita così “Non importa quanto stretto sia il passaggio, quanto piena di castighi la vita, io sono il padrone del mio destino, io sono il capitano della mia anima”.  Lo sport ha dato ai nostri militari una seconda possibilità, un modo diverso di rappresentare e servire l’Italia e siamo certi che faranno bene!