Uso terroristico dei droni: l'Italia è pronta o attende la prima strage?

(di Sante T.)
01/03/19

Un attacco terroristico semplice nella sua tragicità; un drone commerciale dal costo di poche centinaia di euro, un petardo acquistabile sul libero mercato, una piazza affollata nel centro di Roma ed il dado è tratto.

Panico, urla, una massa informe di migliaia di persone che corre in ogni direzione senza logica alcuna. Il risultato: morti e feriti.

Politici indignati, vertici di Forza Armata indaffarati nel trovare plausibili scuse alla loro assoluta mancanza di “vision” strategica, telegiornali che strillano allo scandalo…

La Difesa italiana, ad oggi, non è ancora dotata di un valido strumento in grado di “pre-allertare” gli organismi competenti che un drone sta violando una NFZ (No-Fly Zone).

Ma, a voler far le cose per bene, si potrebbe prendere esempio da coloro che, purtroppo, hanno già affrontato simili scenari. Israele, ad esempio.

L’industria israeliana già da tempo ha sviluppato innumerevoli sistemi di difesa C-UAS (Counter Unmannned Areal/Aircraft Systems) ed ora vede la richiesta di acquisizione di tali strumenti allargarsi in tutto il mondo.

È notizia di poche settimane fa, infatti, che addirittura la “perfida Albione” si sia affidata ad uno strumento israeliano per difendere le proprie NFL; si chiama “Drone Dome” ed è la soluzione integrata della società Rafael Advance Defence Systems Ltd.

Il concetto che sta alla base di tale tecnologia sembrerebbe essere la carta vincente contro le sempre maggiori problematiche derivanti dall’uso indiscriminato di sistemi UAS.

Nello specifico, Rafael è riuscita a realizzare un sistema che potremmo definire “a strati” (multiple layer concept). Un primo livello finalizzato all’individuazione della minaccia ed allarme, un secondo finalizzato all’identificazione della minaccia rilevata ed un ultimo per la neutralizzazione della stessa.

Le tre fasi di questo C-UAS sono realizzate rispettivamente da sistemi Radar e COMINT (Communication Intelligence), da un sistema di telecamere IR/EO (Infra-red/Electro-Optics) per l’identificazione e da inibitori di segnali GNSS e RF (Global Navigation Satellite System e Radio Frequency) per la neutralizzazione.

Il tutto, ovviamente, gestito da remoto attraverso un sistema tattico C4I.

Proviamo, ora, a riscrivere l’incipit di questo articolo.

Un attacco terroristico semplice nella sua tragicità; un drone commerciale dal costo di poche centinaia di euro, un petardo acquistabile sul libero mercato, una piazza affollata nel centro di Roma.

Niente da fare per i terroristi; il loro nano-drone è stato individuato dal “Drone Dome”, in uso alla nostra Difesa, a 3,5 km di distanza dalla piazza luogo dell’evento internazionale che ha richiamato migliaia di persone.

Il sistema C-UAS ha, poi, completato l’operazione attraverso la neutralizzazione del drone, impedendo che questo potesse scatenare il panico e causare, così, centinaia di morti.

Non pare così complesso. Basterebbe agire d’iniziativa, senza dover sempre rincorrere gli eventi e trovare soluzioni solamente dopo aver causato vittime innocenti.

Foto: Michele Marsan / Rafael