Operazione della Polizia di Stato contro maltrattamenti in una struttura assistenziale

(di Salvo Consoli)
29/09/17

Gli agenti della squadra mobile di Forli e dello SCO (servizio centrale operativo) hanno scoperto in una struttura socio assistenziale di Predappio una serie di azioni di maltrattamento a danni di invalidi e disabili ospitati all’interno dei locali di degenza e in esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare nei confronti del direttore (un sacerdote) e della sua collaboratrice, ritenuti responsabili del reato di maltrattamenti in concorso, nei confronti dei pazienti della struttura.

Sembra un incubo che verte sui sulle fragilità e sui bisogni espressi da una parte debolissima della popolazione che per diversi motivi si trova a essere curata in queste strutture che talvolta diventano veri e propri luoghi di violenza che arguisce e moltiplica la sofferenza che invece dovrebbe essere sollevata e curata.

Dalle indagini, gli agenti hanno osservato come gli anziani venivano immobilizzati per ore con lacci ai polsi, alle caviglie o intorno alla vita sia sulle sedie o sui letti, o dovunque si trovassero. La casa di cura fa parte di una delle 13 sedi della ‘Fondazione Opera San Camillo’, operanti in Italia. I poliziotti hanno rilevato come gli ospiti erano “sistematicamente sottoposti a pratiche illegali di contenimento, per ore”, metodo illegale utilizzato per “sopperire alla carenza di personale specializzato ed adibito all’assistenza socio-sanitaria”. Gli uomini della Polstato hanno sequestrato numerose cartelle cliniche, perquisendo tutti i locali della struttura e ascoltato numerose persone informate sui fatti così da approfondire l’andamento dei maltrattamenti.
Gli ambienti si trovano in condizioni igienico-sanitarie carenti e si è proceduto alla nomina di un nuovo direttore della casa mentre gli ispettori della ASL devono stabilire se la struttura è idonea a proseguire l’attività. Le indagini della Polizia di Stato iniziate da quasi un anno a seguito di una segnalazione fatta da una dipendente che ha ripreso alcune scene all’interno della residenza, perché rimasta contrariata dalla contenzione fisica dei malati. A quanto pare alcuni dei parenti degli ospiti avrebbero rilasciato l’autorizzazione al “contenimento” del congiunto, in caso di agitazione motoria, data la giustificazione del direttore che il personale non è sufficiente a gestire tutti i ricoverati. I filmati invece della Polizia dimostrano invece che la contenzione era una prassi utilizzata sui pazienti in condizioni di normalità.

Resta da capire che tipo e che frequenza di controlli sono stati esercita dalla locale ASL su questa Residenza, leggere l’ultimo verbale redatto nel corso dell’ultima ispezione per determinare come le cose siano andate nella realtà. Come mai solo ora ci si accorge che le condizioni di vita non sono idonee?

La cronaca oramai è piena di questi episodi e quello che va rimarcato, come mai in alcune strutture sanitarie, pure famose e blasonate, quando i familiari presentano denunce di contenimento fisico immotivato e di maltrattamenti, nessuna azione di contrasto viene messa in piedi, cosi come avvenuto in questo caso. Rimane pertanto da riflettere su questa condizione di abuso sui pazienti fragili non stia diventando un sintomo di atteggiamenti di intolleranza e di assenza di cure adeguate, efficaci somministrate da personale esperto e dedito a questa attività come professione e missione. A quanto pare risulta che le azioni di prevenzione e repressione in questo campo non sono ancora sufficienti a contrastare questa piaga che nel frattempo è diventata un business per chi la gestisce. Il tema è così ampio che richiederebbe una trattazione specifica che ci riserviamo di affrontare adeguatamente.

Ricordiamo come la contenzione è illegale ai sensi dell’art 13 della Costituzione della Repubblica Italiana. Parte I. Titolo I. Rapporti civili

“La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. In casi eccezionali di necessità e urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto. È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà. La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva”.

È chiaro pertanto che la contenzione non potrà mai essere dettata da motivazioni di carattere punitivo o giustificata per sopperire a carenze organizzative perché in tal caso potranno configurarsi i reati di sequestro di persona (art. 605 C .P.), violenza privata (art. 610 C .P.) e maltrattamenti (art. 572 C .P.).

Oltre la legge c’è però da ricordare per tutti quelli che si professano religiosi che il Vangelo di Matteo 25,31-46 non lascia adito a nessun dubbio sui comportamenti da tenere verso i più deboli: ogni essere umano che ha fame o sete, che ha bisogno di essere vestito, nutrito, curato, visitato diventa una presenza di Dio nel quotidiano: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".

Video: https://www.youtube.com/watch?v=HO5qYV5-zuw