Libano, l’ordinario militare per l’Italia tra i “caschi blu” del contingente italiano di UNIFIL

(di Stato Maggiore Esercito)
30/01/25

“La dimensione del pellegrinaggio, che per certi versi caratterizza la vita e la missione degli uomini e delle donne delle Forze Armate, segni il cammino di fede di ciascuno di voi: perché, nella fatica e nella gioia, il Giubileo sia tempo privilegiato di crescita della comunione con Dio e della fraternità, nel comune servizio alla difesa della vita umana, alla giustizia e alla pace”. Lo ha detto monsignor Santo Marcianò, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, nel corso della solenne celebrazione eucaristica che il vescovo castrense ha presieduto nella chiesa della base “Millevoi” di Shama, nel Sud del Libano.​​​​

Nell’occasione, monsignor Marcianò ha incontrato i “caschi blu” del contingente italiano impegnato nella missione UNIFIL (la forza delle Nazioni Unite schierata al confine con lo Stato di Israele) e dare il via al rito di apertura dell’anno giubilare indetto da papa Francesco con la bolla “Spes non confundit”.​​​​

L’ordinario militare per l’Italia è stato accolto al suo arrivo all’aeroporto di Beirut dal generale di divisione Stefano Messina, comandante del settore Ovest di UNIFIL, soffermandosi sulla centralità della missione e sull’impellente necessità di portare avanti ogni sforzo necessario a scongiurare lo spettro di nuove e antiche rivalità in una regione cruciale per gli equilibri del Medio Oriente.​​​​

Segno peculiare del solenne rito di apertura dell’anno giubilare, che l’arcivescovo ha celebrato insieme a don Pietro Murgia, cappellano militare del contingente, a padre Mario Murru, direttore della comunità salesiana in Libano e a don Santo Battaglia, suo segretario particolare, è stato il breve pellegrinaggio con l’ingresso processionale dietro la croce all’interno della chiesa della base intitolata a “Maria Decor Carmeli e San Giovanni XXIII Papa”, uno dei nove edifici di culto indicati dall’ordinario militare quali “luoghi giubilari” nei teatri operativi all’estero.​​​​

“Celebriamo il Giubileo in questa chiesa, consacrata alcuni anni fa in un momento che ha visto pregare assieme gente di diverse lingue, culture, religioni, radunata dall’affetto verso i militari italiani e, certamente, dalla potente intercessione e testimonianza di pace di San Giovanni XXIII, al quale è dedicata”, ha proseguito Marcianò nell’omelia. “Questo Giubileo, per volere di papa Francesco, è il Giubileo della speranza. È dunque - ha aggiunto - nella speranza che va letta, accolta e interpretata la gioia di essere oggi qui insieme. È una speranza fondata sull’amore che Gesù ci dona e che voi avete saputo donare in questi mesi, con tutta la vostra vita, seminando la speranza della giustizia, della riconciliazione e della pace”.​​​​

Durante l’incontro con i militari italiani, il presule ha poi spiegato le ulteriori ragioni e il senso della sua visita: “Sono qui tra voi per condividere l’esperienza di stare nella precarietà di una missione difficilissima, per vivere la logica della solidarietà, che è la capacità di portare con sé i dolori e le sofferenze di coloro che ci stanno accanto, le difficoltà, le paure, le ansie e i desideri”.​​​

Al termine del pranzo consumato nella mensa della base, l’ordinario militare si è trasferito a Beirut, dove ha incontrato i militari della Missione militare bilaterale italiana in Libano (MIBIL), del comitato tecnico militare per il Libano (MTC4L) e dell’ambasciata d’Italia in Libano.​​​​