White Crane 2010: la Marina Militare con Nave Cavour ad Haiti

(di Marina Militare)
19/01/21

"White Crane", ovvero "Gru bianca". Con questo nome fu battezzata la missione umanitaria italiana interforze sotto il comando della Marina Militare che a bordo di Nave Cavour partì da La Spezia alla volta di Haiti, a seguito del tragico terremoto di magnitudo 7.0, verificatosi il 12 gennaio del 2010.

Il mondo si svegliò la mattina del 13 gennaio apprendendo del disastro, e che migliaia di persone – oltre 200 mila fu il bilancio finale – avevano perso la vita in quello che è stato uno degli eventi sismici più devastanti della storia: città e villaggi rasi al suolo, vie di comunicazione interrotte e ovunque fango, macerie e desolazione.

Un intero paese, già segnato da un’atavica povertà, si ritrovò dopo quella tremenda scossa emotivamente ed economicamente in ginocchio: tra affetti da seppellire e strutture da ricostruire.

La solidarietà internazionale per quel piccolo Stato, bagnato a nord dall’oceano Atlantico e a sud dal mar dei Caraibi, non si fece attendere e l’Italia decise di intervenire e di portare il suo contributo - poi rivelatosi di essenziale importanza - al popolo haitiano proprio via mare, con l’impiego di Nave Cavour e della consistente componente aeromobili imbarcata.

Salpato nella notte tra il 18 e il 19 gennaio del 2010 dal molo di Fincantieri di Muggiano (La Spezia) al comando del capitano di vascello Gianluigi Reversi, il Cavour - Nuova Unità Maggiore (NUM) della Marina - con i suoi 245 metri di lunghezza e 27 mila tonnellate di peso, imbarcò un dispositivo nazionale interforze di quasi 800 persone, camion, attrezzature sanitarie e 6 elicotteri medi, procedendo ad una velocità di navigazione superiore ai 27 nodi, per attraversare l’Atlantico e giungere a Port-au-Prince, la capitale haitiana, nel minor tempo possibile.

L’operazione "White Crane" rappresentò il battesimo operativo di Nave Cavour - ideata e costruita per far fronte all’esigenze del Sistema-Difesa dell’Italia - che levò le ancore per la prima volta nella sua storia assolvendo a compiti di assistenza umanitaria e di protezione civile, funzione resa possibile grazie alla sua incontrovertibile polivalenza di utilizzo.

La portaerei Cavour - fiore all’occhiello delle unità navali in dotazione alla Marina – possiede di fatto capacità di comando e controllo tali da renderne efficace l’impiego anche in scenari complessi e multi-dimensione. Le sue caratteristiche strutturali sono note: può imbarcare fino a 1200 uomini e 20 aeromobili; nei suoi hangar possono essere alloggiati veicoli, mezzi anfibi e materiali; ha 2 ambulatori medici, 2 sale operatorie, una di rianimazione, una di radiologia, una per trattare le ustioni, 8 posti letto per la terapia intensiva, un laboratorio analisi ed uno odontoiatrico.

La task force "White Crane" era costituita dalla Marina Militare, dall’Esercito Italiano, dall’Aeronautica Militare, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Croce Rossa Italiana. A bordo del Cavour era presente anche un contingente brasiliano composto da 76 persone: 45 unità della marina carioca e 31 unità dell’equipe medica integrata, nonché 2 elicotteri. Un contingente interforze ed internazionale, quindi, espressione di solida volontà condivisa di supportare un paese gravemente provato e sofferente.

Una cooperazione internazionale che si rivelò efficace negli intenti e nelle finalità, assolvendo anche a compiti di pubblica utilità: consegnare tonnellate di generi di prima necessità; fornire assistenza sanitaria e chirurgica; ripristinare le vie di comunicazione; ricostruire infrastrutture.

La Marina, in quell’operazione, impiegò 643 militari (43 donne), 50 fucilieri del reggimento San Marco, 9 palombari del Gruppo Operativo Subacquei e 85 elicotteristi, che nei 59 giorni di stanza ad Haiti contribuirono con il loro lavoro anche a ridare speranza alla popolazione ancora sotto shock per la catastrofe accorsa.

Eccezionale fu il lavoro di tutta la compagine, encomiabili le missioni svolte in loco, come quella che vide gli elicotteri EH-101 e SH-3D involarsi dal ponte di volo di Nave Cavour, alla fonda della baia di Port-au-Prince, per rifornire di cibo gli abitanti di Baradères - un piccolo villaggio situato a 80 km a sud ovest della capitale - rimasto fuori dalle vie di comunicazioni principali e raggiungibile solo via aerea.

Umanità e solidarietà, portate ad Haiti dalla Marina Militare Italiana per mare e per cielo, con 63 voli eseguiti dagli elicotteri di bordo, configurati ad hoc per rispondere al meglio all’emergenza, per effettuare evacuazioni mediche, recuperando bambini, donne e uomini - rimasti feriti in seguito al terremoto – e curati dall’equipe medica di bordo.

Il 14 aprile del 2010 Nave Cavour, dopo quasi tre mesi di missione e 14.824 miglia percorse per un totale di 1900 ore di moto, rientra in Italia, accolta nel porto di Civitavecchia da autorità politiche e militari.

Tangibile fu per tutti, anche dopo quella missione, la straordinaria caratteristica expeditionary della Marina Militare, con forze e mezzi per agire rapidamente ed in autonomia, in ogni teatro ed in ogni circostanza.

La stessa portaerei Cavour, una grande e moderna aircraft carrier, aggiornata per operare con velivoli di 5^ generazione, in grado di agire "in attacco", "in difesa" ed "in aiuto" raggiungendo - in tempi brevi - scenari lontani, siano essi di guerra o di pace, avvalorano la nativa e riconosciuta connotazione versatile e poliedrica della Forza armata.

A undici anni di distanza da quel tragico episodio nonché da quella missione necessaria, la Marina Militare ricorda ancora i volti, gli occhi e i sorrisi delle tante persone aiutate; ricorda le strette di mano, gli abbracci e i saluti prima di ritornare in Italia.

Ricorda soprattutto il motto e il monito della bandiera di Haiti: "L’Union fait la force", ovvero "L’unione fa la forza".