La connotazione expeditionary della Marina Militare negli anni ‘90

(di Marina Militare)
30/03/21

Con l’acuirsi della crisi socio-politica in Somalia, a seguito delle decisioni del Consiglio di Sicurezza, venne costituita una Task Force Multinazionale Interforze, per il completamento dell’intervento militare ONU in Somalia, attraverso l’evacuazione del contingente Onu lì schierato – impiegato sul territorio per garantire il disarmo delle milizie e favorire la nomina di un nuovo governo – ormai non più in grado di operare in sicurezza in seguito allo scoppio della guerra civile.

L’Italia partecipò all’operazione da gennaio al marzo del 1995, nel contesto di una coalizione aeronavale, composta da 20 unità navali provenienti da 6 paesi (Francia, Gran Bretagna, Italia, Malesia, Pakistan e Stati Uniti), formatasi a supporto dell’evacuazione e dispiegata in Oceano Indiano.

A livello nazionale venne costituito il 26° Gruppo Navale – composto dalla portaerei Garibaldi, dalle due navi anfibie San Giorgio e San Marco, dal rifornitore Stromboli e dalla fregata Libeccio – che salpò a tale scopo alla volta delle coste dell’Africa orientale. Tale missione segnò il battesimo operativo della linea strike AV8B – Gruppo Aerei Imbarcati – su Nave Garibaldi. Gli aerei furono efficacemente impiegati in missioni operative di ricognizione e scorta a tutela degli 8 mila caschi blu dell’Onu.

Gli aerei effettuarono in totale oltre 100 sortite, con il massimo dell’efficienza tecnico-operativa, risultato di straordinaria valenza considerato il fatto che l’operazione fu appunto il debutto in attività reale per la nuova linea appena acquisita. 

In questo contesto emerse la naturale vocazione expeditionary della Marina, in grado di intervenire in piena autonomia e affidabilità in teatri operativi lontani dalle coste nazionali, con grande rapidità ed efficacia di azione.