Vendiamo navi all'Egitto …ma la nostra Marina cola a picco

(di Tiziano Ciocchetti)
16/10/20

L'Egitto avrebbe firmato, in agosto, per la cifra di 1,2 miliardi di euro, l'ordine per due fregate multimissione (FREMM), il Bianchi e lo Schergat, dall'Italia, nonostante le riserve che questa acquisizione suscitasse da parte della Francia, partner nel programma (anche se i transalpini a loro volta gliene hanno venduta una, ridenominata Tahya Misr).

Almeno tre fattori avrebbero potuto far deragliare questo contratto. Il caso Giulo Regeni, lo studente italiano rapito, torturato e assassinato al Cairo nel febbraio 2016. Inoltre, la Marina Militare (l’ultimo attore ad essere messo a conoscenza della trattativa) non era disposta a vedere due delle sue nuove navi dirigersi verso l'Egitto, sia per capacità che per ragioni finanziarie. Infine, gli interessi strategici nel Mediterraneo dei due Paesi non sempre coincidono, come ad esempio in Libia.

Tuttavia, il governo italiano l'ha ignorato. Già a giugno è stato riferito che aveva acconsentito alla vendita (dopo la felice conclusione della trattativa tra l’ENI e l’esecutivo di al-Sisi) e che non restava che firmare le licenze di esportazione.

“La vendita delle fregate è un'operazione commerciale che non ha nulla a che fare con la ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni. Al contrario, è solo tenendo aperti i canali che si può pensare di ottenere qualcosa dall'Egitto”, ha chiosato a giugno il presidente Conte.

"Senza risposte reali su Regeni, l'Italia non venderà armi all'Egitto", ha assicurato, pochi giorni dopo, una mozione del Partito Democratico, membro della coalizione di governo, insieme ai 5 Stelle.

Quindi, nel bel mezzo della pausa estiva, al risveglio dal lockdown, la pratica si sblocca. L'agenzia italiana UAMA (Unità per le Autorizzazioni dei Materiali di Armamento), responsabile delle esportazioni di equipaggiamenti militari, concede, in data 10 agosto, la licenza di esportazione in Egitto delle due FREMM al consorzio Orizzonti Sistemi Navali, di cui il costruttore navale Fincantieri è il principale azionista.

La fregata Spartaco Schergat, che sta effettuando la sua campagna di prove in mare, salperà per l'Egitto entro la fine dell'anno. L’Emilio Bianchi, invece, farà rotta per l’Egitto nel 2021.

Dovendo accantonare le spese già sostenute per armare la fregata Spartaco Schergat e costretta a fare a meno della 9° e 10° FREMM, la Marina Militare ha richiesto di allungare la vita operativa delle quattro Maestrale ancora in servizio (entrate in servizio alla metà degli anni ’80 dello scorso secolo). Tuttavia queste unità sono in pessime condizioni e attualmente sono utilizzate come fornitrici di lamiera per rattoppare le due unità classe Orizzonte, Il Caio Duilio e l’Andrea Doria, anch’esse non in felici condizioni dal punto di vista strutturale.

Il ministro della Difesa Guerini (nella foto, a sinistra) ha dichiarato che nel 2024 (?) la Marina Militare riceverà altre due FREMM, ma la Forza Armata ha bisogno di nuove unità (magari funzionanti) ora!

Delle otto FREMM rimaste, attualmente, ne sono operative solo quattro (l’equipaggio del Margottini è in isolamento per covid-19); le unità della classe Maestrale, come accennato prima, sono ridotte a fornitrici di metallo; sulla situazione delle due unità classe Orizzonte ritorneremo in un prossimo articolo; l’unità portaeromobili Giuseppe Garibaldi (entrata in servizio nel 1985) attende solamente di essere smantellata, ridotta ormai ad un pezzo di metallo galleggiante.

In pratica, la Marina Militare, con le unità attualmente in dotazione, non è in grado di assolvere il proprio compito istituzionale.

Foto: Canadian Navy / Marina Militare