Urban Sniping: esperienze e lezioni apprese

(di Andrea Sapori)
17/02/25

Tra le conseguenze dei conflitti armati ci sono sempre state quelle che tecnici e studiosi militari definiscono “evoluzioni dottrinali”, sia tattiche che strategiche, derivate dalle esperienze di combattimento. Dalla spada di bronzo evoluta in quella d’acciaio e al relativo scudo che la doveva fermare, fino al missile ipersonico e al sistema che lo deve intercettare, e ad altro ancora che magari ignoriamo, la sfida tecnica “freccia contro corazza” continua ininterrotta.

Lasciamo le evoluzioni strategiche ad altri più autorevoli studiosi ed analisti ed occupiamoci qui di quelle che stanno iniziando ad essere le “lessons learned” provenienti dai conflitti tra Ucraina e Russia e quello mediorientale tra esercito israeliano e le organizzazioni di Hamas ed Hezbollah, con particolare attenzione alle operazioni tattiche di fanteria che si sono svolte nei centri urbani. 

Gli scontri sono stati e sono caratterizzati da cruenti combattimenti “casa per casa”, in contesti di estesa distruzione. Nel caso russo-ucraino alcune cittadine sono state quasi totalmente “spianate” da bombardamenti missilistici e di artiglieria, generalizzati, seguiti da infiltrazione di elementi di fanteria leggera che effettuavano rastrellamenti tra le rovine. Non è avvenuto, almeno sulle città più grandi, un bombardamento in stile Grozny.

In Ucraina, la “tabula rasa” cecena non è avvenuta, e questo grazie ai sistemi antiaerei occidentali che hanno tenuto lontane le forze aeree convenzionali russe (come aerei ed elicotteri d'assalto) che non hanno potuto sorvolare direttamente i centri urbani (se non molto raramente e a carissimo prezzo), limitandosi a lanci standoff.

A Gaza si è assistito a quella che si può definire come una preparazione della zona degli scontri preventiva (su segnalazione dell'intelligence o attraverso le immagini di droni e satelliti) o a seguito di richieste di intervento (CAS - Close Air Support), mirate a snidare e distruggere i centri di fuoco nemici.

Una delle scene del celebre film “Salvate il soldato Ryan” vedeva una squadra di soldati americani appostarsi tra le rovine di edifici in attesa dell’arrivo della fanteria meccanizzata tedesca. Il tiratore scelto si appostava su un campanile e faceva strage di soldati nemici, fino all'arrivo sulla sua postazione di un colpo d’artiglieria. Per quanto la scena sia avvincente, nessun comandante (degno di questo nome) avrebbe mai lasciato intatto un campanile lungo la direttrice di avanzamento, mai. Questa è la differenza tra finzione e realtà. Se questo lo sa un comandante, lo sa però anche un tiratore scelto che ha come incarico quello di fermare o rallentare la fanteria avanzante, e mai si posizionerà nel punto più prevedibile dal nemico.

Prescindendo dai due relativi livelli di preparazione del terreno, facendo invece leva sulle tecniche e tattiche di combattimento reali, possiamo affermare che lo Urban Sniping abbia giocato un ruolo importantissimo in entrambe le situazioni (soprattutto a Gaza).

Differenze tecniche e tattiche

Tolto il fatto che la missione sia sostanzialmente la stessa “eliminare uno o più nemici utilizzando un sistema d’arma di precisione” (un fucile), ci sono differenze tattiche abbastanza profonde tra il tiro di precisione in spazi aperti (cioè con una linea di mira ampia, anche di chilometri) e quello in contesto urbano, il cui raggio d’azione raramente supera i 300 metri

Per il tiro a lunga distanza (oltre i 400/500 metri, da non confondere con l’appoggio di squadra di cui abbiamo parlato in un precedente articolo sui nuovi fucili per i marksman in cal. 6.5 CRDM) si utilizzano quasi esclusivamente carabine Bolt Action (otturatore girevole scorrevole) e ottiche specificamente progettate, calibri in grado di mantenere stabilità supersonica anche ben oltre il miglio (distanza di riferimento), sistemi di calcolo balistico e controllo meteorologico ecc.

Nel tiro “centri urbani” si hanno (anche) altre esigenze tecnico-tattiche: estrema maneggevolezza del sistema d’arma, quindi dimensioni quanto più compatte possibili (canna relativamente corta), agevole trasportabilità (muoversi tra le macerie di un edificio non è come strisciare nel deserto o in un bosco), utilizzo di carabine a tiro selettivo automatico e semiautomatico, con calibri diversi (cioè non necessariamente supersonici per chilometri), con caratteristiche certamente di precisione ma unite ad un deciso potere di arresto o antimateriale (tiro attraverso vetrate o pareti, perforazione di veicoli in movimento o statici).

Recentemente l’esercito tedesco ha adottato per i suoi Urban Sniper (e marksman) una “nuova” carabina semiautomatica derivata dal HK416, in calibro .308 (7.62x51 NATO, canna da 18 pollici): la tradizione che continua.

Va poi tenuto presente che il tiro Urban Sniper ha spesso punti di contatto con il tiro Antiterrorismo, che richiede estrema precisione (il tiro militare è basato sul concetto di colpire il nemico al bersaglio “sicuro”, prevalentemente il busto) dato che il contesto potrebbe prevedere la presa di ostaggi. In questo caso il tiratore potrebbe avere un bersaglio di pochissimi centimetri e specifici punti.

Appostarsi tra le macerie di un edificio non consente poi sempre posizioni di tiro “agevoli”, ad esempio all'interno di una stanza o da un tetto: può essere necessario effettuare quello che si definisce “tiro disagevole”, cioè da posizioni e posture che definire "scomode" è un eufemismo: attraverso pertugi, feritoie, con l’arma posizionata “in orizzontale”, cioè piegata di lato, con la relativa inversione alzo e deriva. A 200 metri, non serve comunque fare molti calcoli balistici, quello che occorre è l’assoluta padronanza nell’acquisizione rapida del bersaglio: sarà questo a fare la differenza.

Una parte sempre più rilevante, ovviamente, la stanno avendo i nuovi (e sempre più disponibili per tutti) sistemi di acquisizione del bersaglio, termici soprattutto, ma non solo (tralasceremo qui i droni). Le telecamere termiche hanno imposto di cambiare le tattiche di infiltrazione e posizionamento, soprattutto in ambito urbano, e la notte non è più (da anni ormai) l’ambiente “migliore” per combattere, anzi. Certo, la superiore tecnologia occidentale, specialmente quella israeliana, in questa tecnologia, consente di avere un relativo vantaggio tattico.

Vorrei qui accennare a qualcosa che sembra essere una nuova frontiera: l’identificazione sonora dei bersagli. Non sono ancora disponibili pubblicamente dati tecnicamente dettagliati ma suggerisco di prestare attenzione ad alcuni video che hanno ripreso soldati dell’IDF di pattuglia nel Libano del sud: "molto interessanti", altro non posso dire.

Fronte russo-ucraino

In Ucraina si è assistito a scontri tra cecchini in stile “Battaglia di Stalingrado”, dove singoli soldati o coppie composte dal tiratore e il suo appoggio (non necessariamente uno spotter, come invece sarebbe raccomandato in altro contesto), si sono sfidati in duelli di imboscate tra le rovine, culminati (sarebbe meglio dire “finiti”) anche in scontri corpo a corpo all’arma bianca. Una cosa francamente ridicola, per quanto tragica.

Questo può anche avere un certo fascino, sfide a singolar tenzone per i nostalgici dei miti cavallereschi… ma, dal punto di vista operativo, queste forme di conflitto, se rapportate a due eserciti che si ritenevano organizzati e moderni (almeno quello russo), ci dicono invece che così non è: si è tornati - come minimo - alla Prima Guerra Mondiale, salvo poi reclamizzare missili ipersonici...

Gli ucraini sono stati costretti ad affidare, almeno all'inizio, la difesa urbana un po’ a chi capitava (battaglione Azov escluso), magari anche a gente del posto disposta a combattere per difendere la propria casa. L'adattamento non è però accettabile per un esercito russo che si riteneva strutturato su livelli di operatività ben diversi, soprattutto per la fanteria leggera e meccanizzata. La ragione di questa "improvvisazione" tattica, pare essere spiegata dal fatto che le forze speciali russe si siano letteralmente dissanguate davanti e dentro Kiev, all’inizio della guerra, nel tentativo di prendere il controllo del governo ucraino con incursioni mirate, atte a colpirne i singoli componenti non collaborativi del governo ucraino. Operazioni speciali evidentemente fallite.

Non esistono prove “certe” al riguardo, ma la cosa risulta abbastanza plausibile: questo spiegherebbe, almeno per chi scrive, anche il sostanziale fallimento (leggi "non intervento"), durante l’attentato avvenuto a Mosca, e l’abbandono (in dieci giorni!) della Siria, ai combattenti filo turchi calati da nord senza la minima reazione, pur disponendo di basi aeree e navali in loco. Si dovrebbe osservare, e con un certo interesse, il sostanziale dissolvimento del tanto rinomato Gruppo Wagner, con specifico riferimento all’avanzata dei mercenari ugandesi in Congo nella zona mineraria. Che questo abbia avuto come conseguenza il mancato invio di operatori addestrati al CQB (Close Quarters Battle - combattimento ravvicinato, ndr) da utilizzarsi a loro volta anche come addestratori, indispensabili specie nei combattimenti urbani nel Donbass e limitrofi appare abbastanza evidente.

Si ritiene che queste operazioni siano state affidate a personale dell’esercito siriano, iraniano, insorgenti iracheni (oltre che ai ceceni di Kadyrov), milizie di Hezbollah, con esperienza in combattimento urbano nella guerra contro l’Isis, Israele e gli insorgenti siriani anti Assad. Tutto questo al prezzo di dissanguare le truppe siriane, che hanno poi lasciato passare senza combattere i ribelli filo turchi. Al di là di ogni giudizio sul coraggio di questi soldati, emerge chiaramente l’inadeguatezza dell’apparato bellico russo, soprattutto nell’equipaggiamento della fanteria.

Immagini online mostravano combattenti più simili a guerriglieri che a soldati, con abbigliamento improvvisato come tute sportive, scarpe da tennis e nastri adesivi per identificare l'appartenenza (mi ricordavano i cecchini serbo-bosniaci di Sarajevo...). Forma di mimetismo urbano o semplice adattamento creativo?

Passando ora all'armamento utilizzato (visibile sempre in rete), oltre ai soliti onnipresenti e sempre validi SVD Dragunov e ad alquanto rari fucili di precisione russi di nuova generazione, anche bullpup, in dotazione ai reparti d’elite, si sono potuti notare sistemi d’arma occidentali progettati e costruiti da aziende specializzate nella produzione ed assemblaggio di carabine per il tiro sportivo Long Range ed Extreme Long Range, a cui spesso sono applicati visori termici, usati per la caccia notturna, anche di ottima fattura, da applicare direttamente sulle ottiche.

Paradossalmente questa, che per qualsiasi ufficiale agli approvvigionamenti di qualsiasi esercito occidentale sarebbe una orripilante eresia, oltre che una faccenda legalmente (almeno ufficialmente) impossibile da attuare, si è dimostrata una scelta “vincente”: dotare di un equipaggiamento tecnicamente efficace ed efficiente la fanteria leggera che combatteva tra le rovine delle città e nei campi gelati delle pianure dell'est ucraino.

Carabine di vario calibro (dal 6.5 al .338), di chiara derivazione sportiva, con canne decisamente troppo lunghe e troppo pesanti (cioè spesse) per un impiego in “centri urbani” e cromate (!!!), con calci tattici di eccellente design ma certamente non progettati per l’utilizzo rude su un campo di battaglia, dotate di ottiche MILRAD (e non MILDOT, come USMC docet), validissime in un poligono ma di dimensioni un po’ troppo voluminose per uno sniper, specie urban, pare abbiano fornito comunque ottime prestazioni.

Peraltro queste forniture “speciali” hanno riguardato (e molto) anche l’esercito ucraino, qualsiasi cosa si intenda per questo, forse in misura fin maggiore, e cioè anche per le forze paramilitari, composte in modo decisamente eterogeneo, che in taluni scenari hanno coadiuvato le forze regolari. Questo rende senz’altro onore alle capacità tecniche delle “piccole aziende speciali” che producono e assemblano carabine sportive di vario tipo e per varie discipline sportive, grazie all’utilizzo di nuove tecnologie di progettazione e meccaniche che, basandosi su specifiche richieste del “cliente”, consentono customizzazioni ottimali, in base agli utilizzi previsti, e di cui l’Italia può vantare eccellenze conosciute a livello internazionale

Comunque, se la storia serve ad insegnarci qualcosa, è che la perplessità iniziale non deve essere confusa con la sottovalutazione finale. Se i russi hanno mostrato carenze evidenti in armamenti ed equipaggiamenti, soprattutto per la fanteria, temo che abbiano già individuato queste lacune e le correggeranno. La vera questione, che noi occidentali non dovremmo sottovalutare, è: "quanto tempo" ci metteranno a farlo?

Se c’è un popolo che ha dimostrato di saper gestire e reagire alle avversità, è quello russo. Anche, se non nella sconfitta... Il punto, per noi occidentali, è comprendere cosa intendano i russi per “sconfitta”. Se considereranno questa in Ucraina una sconfitta, cosa che di fatto è, allora noi occidentali avremo tempo per prepararci. Al contrario, se i russi si considereranno vincitori, di tempo temo che ne avremo pochissimo.

Fronte Israele-Hamas-Hezbollah

Rilevanti in questo conflitto sono le perdite relativamente basse della fanteria israeliana. Ricordiamo che, per quasi tutti gli analisti, i tunnel sotto Gaza sarebbero stati una "trappola mortale" per i soldati di Tsahal. Gli stessi, me compreso, erano preoccupati dalle capacità controcarro di Hamas e di Hezbollah (foto - avevano colpito con micidiale efficacia i Merkava nel 2006 con sistemi a carica cava in tandem russi). Le rovine di Gaza avrebbero rappresentato sicuramente il terreno di scontro ideale per Hamas.

A distanza di questi mesi passati si può affermare che le perdite israeliane sono state contenute. Come sia stato possibile, è un misto tra tecnologia, intelligence, addestramento e spietata determinazione. 

La tecnologia è quella dei micro droni, dei sistemi di rilevazione termica ed intercettazione elettronica, di armi individuali e di squadra ottimali, della capacità CAS di aerei ed elicotteri d’assalto (che operavano quasi senza minaccia antiaerea, da quote relativamente alte), e che nei centri urbani richiede eccezionali capacità di comando e controllo, carri armati Merkava Mk 5 in appoggio alla fanteria dotati sia di nuove corazzature che di eccellenti sistemi di scoperta, oltre a tattiche di utilizzo con regole di ingaggio poco restrittive… ed altro ancora.

Intelligence al solito (almeno in attacco) efficiente, a cui è stata data ampissima capacità di determinazione dei possibili target (a volte anche presunti).

Per quanto concerne l’addestramento… non scopriamo niente di nuovo: le IDF sono un’eccellenza mondiale. A cui è stata data una motivazione che in taluni casi ha sconfinato nel fanatismo (comprensibile o meno che sia).

Per quanto concerne il contesto dei combattimenti, possiamo sicuramente affermare che questo conflitto ha rappresentato, e credo rappresenterà, il compendio tattico dello Urban Sniping. Si è data grande importanza alla preparazione del terreno di scontro, come sopracitato, ma a fini tattici, non strategici. Nonostante quello che è stato riportato dai media, i bombardamenti aerei non sono stati in stile 2a GM, per intenderci: non sarebbe stato possibile e nemmeno necessario. Sono state usate tattiche di copertura assolutamente efficaci, con l’uso di tutta la disponibile tecnologia, e questo vuol dire non solo poterne disporre, ma avere soldati in grado di usarla. Questo ha fatto la differenza.

Le singole capacità del fante israeliano sono valorizzate probabilmente non prescindendo anche dalle sue esperienze civili. Ho inoltre notato l’utilizzo esteso di unità cinofile (anche in funzione ricerca e allarme), specialmente della razza Malinois belga, impiegati anche dalla Legione Straniera.

Non ho certezza sull’impiego di piccole aliquote delle forze speciali distaccate presso i plotoni di fanteria leggera, ma non c'è dubbio che il modo di combattere “cerca e distruggi” dei plotoni in ricognizione, abbia attinto alle loro esperienze pregresse.

La dottrina di impiego della fanteria dell’IDF, che prevede la salvaguardia, per quanto possibile, di ogni singolo soldato, inteso come una risorsa preziosa attuale e futura, si dimostra (per chi scrive) uno standard di riferimento per tutte le forze armate del mondo. Non è qui il caso di tornare alle tattiche di combattimento degli Urban Sniper israeliani, che sono già state trattate genericamente sopra. Certamente la decennale esperienza di combattimento in città e villaggi dal sud Libano fino al deserto del Sinai, è sicuramente stata preziosa.

Foto: IDF / U.S. Marine Corps / MoD Ukraine / X