Un porto libico per la Russia?

(di Filippo Del Monte)
11/12/24

Nel 2015 la Russia di Putin intervenne direttamente nella guerra civile siriana, sostenendo Assad. L'anno successivo, Damasco concesse ai russi l'utilizzo gratuito per 49 anni del porto di Tartus, lungo la costa meridionale siriana.

Tartus è il secondo porto della Siria dopo Laodicea, e disporre di una base navale lì per Mosca aveva significato porre un tassello fondamentale per la sua brosok na Jug (corsa verso sud), cioè il raggiungimento dei "mari caldi", che è stata sempre il traguardo strategico irraggiungibile della Russia zarista.

All'inizio dell'offensiva lanciata dagli jihadisti di Hay'at Tahrir al-Sham (HTS), che ha portato nei giorni scorsi alla caduta del regime di Assad, a Tartus i russi avevano ancorate due fregate di classe Gorshkov, una fregata di classe Grigorovich, due navi da appoggio e un sottomarino di classe Improved-Kilo. Quelle navi sono salpate da Tartus, probabilmente per evitare di diventare un bersaglio delle forze ribelli. Al momento, le navi russe sono ancorate a 13 chilometri dalla costa siriana e sono da escludersi sia il loro passaggio dei Dardanelli, chiusi dalla Turchia al transito di navi militari in virtù della Convenzione di Montreux a partire dallo scoppio della guerra in Ucraina; sia l’attraversamento dello Stretto di Gibilterra per raggiungere il Mar Baltico, anche in considerazione delle enormi difficoltà logistiche connesse.

La presenza navale in Siria rispondeva alle necessità strategiche mediterranee di Mosca, divenute centrali anche per lo scoppio della guerra in Ucraina. Come ha scritto il generale Caruso, la Russia "paralizzata dall’impegno in Ucraina e incapace di sostenere militarmente Assad, cerca ora di salvaguardare i propri interessi strategici nella regione, in particolare le cruciali basi navali nel Mediterraneo", facendo affidamento sulle sue possibilità di manovra derivate dall'accordo di cessate-il-fuoco in Siria negoziato assieme a Turchia e Iran. Il “formato Astana” resta la strada preferenziale di Mosca per tutelare la propria presenza navale a Tartus.

Tuttavia, lo scenario in Siria resta particolarmente fluido e una delle opzioni sul tavolo è anche che le nuove autorità siriane, che emergeranno dall'accordo tra le milizie della rivoluzione anti-assadista, vogliano tagliare i ponti con il passato regime e strappare l'accordo per l'utilizzo della base di Tartus con la Russia. È una possibilità che dai russi viene valutata ma, come già scritto, questo non implica necessariamente che le unità navali moscovite abbandonino il Mediterraneo in preda alle difficoltà logistiche che una navigazione lontana dalle proprie basi. Come ha scritto Aurelio Giansiracusa, esiste una possibilità remota, ma che per l'Italia rappresenterebbe lo scenario peggiore, del trasferimento del dispositivo aeronavale russo del Mediterraneo dalla Siria alla Cirenaica.

In particolare, sarebbe la città di Tobruk ad interessare ai russi, poiché ha alcune caratteristiche che la renderebbero idonea ad ospitare una base navale di dimensioni simili a quella di Tartus, come già ventilato a giugno scorso, quando l’incrociatore Varyag (foto) ed il cacciatorpediniere Maršal Šapošnikov vi fecero visita, accolte in pompa magna da ufficiali della Marina cirenaica.

Si tratta di un porto con acque profonde, protetto naturalmente dalla baia di Marsa al-Agiusa e militarmente dalla vicina base aerea russo-libica di al-Qardabiyah, lungo la costa sirtica.

Senza contare l'iperattivismo che sta connotando in questi giorni, aumentato all'inizio dell'offensiva dell'HTS in Siria, per potenziare piste di atterraggio, rafforzare difese perimetrali e costruire nuove strutture logistiche e di stoccaggio equipaggiamenti nelle tre basi militari di Brak al-Shatti nella Libia centrale, Al-Jufra, sempre nella Libia centrale, e nella già nominata al-Qardabiyah.

Spostare il proprio dispositivo navale in Cirenaica, per la Russia significherebbe rafforzare la già forte presenza nella Libia orientale, anche in funzione della propria politica africana, che è parte integrante della strategia moscovita di "accerchiamento" dell'Europa.

Foto:  Минобороны России