Un paramedico delle forze speciali italiane nella guerra all’ISIS

(di Tiziano Ciocchetti)
01/06/18

Domani, nel corso della parata militare per le celebrazioni del 72 esimo anniversario della Repubblica, alcuni operatori del 9° reggimento d’assalto Col Moschin sfileranno per i Fori Imperiali. Uno dei membri, il primo caporal maggiore Michael T. della 140° compagnia incursori, di questo prestigioso reparto delle forze speciali italiane – che i nostri lettori conoscono bene – è stato insignito del titolo di Medic of the year, nel corso dell’assemblea scientifica della Special Operations Medical Association (SOMSA) negli Stati Uniti.

La SOMSA, la cui finalità è il progresso della scienza medica nelle operazioni speciali, ha scelto Michael per il suo eccezionale operato, professionalità e predisposizione dimostrato sul campo di battaglia irakeno nell’ambito del combat medic, in un contesto certamente non permissivo nonché dall’elevata difficoltà operativa.

Schierato in Iraq, nell’ambito dell’operazione Prima Parthica (Special Forces Operational Detachment, SFOD 51), presso il Casualty Collection Point, il giovane incursore - il cui teatro operativo si trovava a ovest di Mosul - ha contribuito al trattamento sul campo e in sala operatoria di circa 120 feriti della Emergency Response Division (ERD) delle forze di sicurezza irachene (ISF), impegnate nei combattimenti per la liberazione dei territori occupati dai miliziani dello stato islamico.

Inoltre Michael si è fatto promotore di incontri con reparti analoghi degli Stati Uniti, per la realizzazione di una infermeria supplementare e il coordinamento degli interventi a favore dei combattenti feriti, in attesa di evacuazione sanitaria (MEDEVAC). Tale iniziativa ha fatto guadagnare al nostro incursore diversi apprezzamenti da parte di istituzioni e apparati militari del Paese mediorientale ma anche da parte degli Alleati dell’Italia, impegnati nell’operazioni su campo contro l’ISIS.

Gli operatori abilitati al Combat-Medic, grazie a una serie di corsi specifici, sono in grado di fornire assistenza medica sul campo di battaglia, in assenza di specifiche strutture sanitarie.

Gli operatori delle forze speciali seguono corsi formativi, anche all’estero, per ottenere certificazioni e specializzazioni (dal Mid Level Provider Special Operations Combat, SOCM al 18D dei Special Forces Group americani).

L’elevata specializzazione che viene raggiunta, permette loro di intervenire sui feriti in aree non permissive e in condizioni di isolamento ma anche di operare come istruttori nei confronti di personale a digiuno di tecniche sanitarie. Inoltre, come nel caso dell’incursore del Nono, essendo le qualifiche internazionali gli operatori sono abilitati a fornire assistenza anche alle popolazioni locali e alle forze amiche in caso di necessità.

(foto: U.S. Navy)