Sul tetto del mondo la Cina si rafforza

(di Tiziano Ciocchetti)
20/07/22

Secondo i media cinesi, la PLAGF (People's Liberation Army Ground Force) ha testato il nuovo lanciarazzi/lanciamissili campale PHL-16 ad alta quota, potrebbe essere schierato quindi anche sul confine sino-indiano.

Presentato per la prima volta in pubblico nella parata della Giornata Nazionale Cinese del 1° ottobre 2019, l’arma si basa su di un sistema campale (su chassis ruotato 8x8) a lancio multiplo (2 contenitori/lanciatori da 4), in grado di sparare sia razzi guidati (GPS) da 370 mm, con gittata massima di 220 km che missili balistici BRE8, equipaggiati con una testata di guerra da 480 kg e con gittata massima di 360 km, oppure il missile antinave subsonico TL-7B, con gittata massima di 180 km.

Il sistema è tra i più pesanti al mondo con una portata eguagliata solo dalla sua controparte nordcoreana, ovvero il KN-25, accreditato di una gittata massima di poco inferiore ai 400 km.

Il PHL-16 consentirà alle forze di terra cinesi di superare considerevolmente i potenziali avversari, nessuno dei quali schiera sistemi comparabili. Mentre le capacità di guerra navale e aerea della Cina sono solitamente rappresentate come superiori rispetto alle sue forze di terra, in gran parte a causa della natura dei suoi principali teatri di potenziale conflitto (tutti a una certa distanza dalla costa orientale del Paese), il nuovo sistema potrebbe potenzialmente essere un punto di svolta, sia nei confronti di Taiwan che dell’India.

“Targettizzare” obiettivi strategici indiani

La catena dell’Himalaya corre per tutta la lunghezza del confine sino-indiano, prima di piegare verso sud e diventare la catena del Karakorum che costeggia il Pakistan, l’Afghanistan e il Tagikistan. In pratica costituisce una sorta di "Grande Muraglia" che separa i due paesi più popolosi del mondo.

I cinesi hanno la sindrome della c.d. “geopolitica della paura”: se la Cina non controllasse il Tibet potrebbe sempre farlo l’India. Così Nuova Dehli avrebbe le cime più importanti dell’altopiano del Tibet e una base da cui lanciare l’invasione della pianura centrale cinese, oltre al controllo delle sorgenti di tre grandi fiumi della Cina, il Fiume Giallo, lo Yangtze e il Mekong (in pratica la riserva idrica di Pechino).

Immagine: fotogramma CCTV