La Repubblica di Cina-Taiwan è un paese democratico molto ben conosciuto a livello internazionale principalmente per aspetti specifici quali il rapporto problematico con la Cina Popolare, l'importanza della sua eccellenza nell’industria dei semiconduttori, l'amicizia di lunga data con gli USA. Questi e pochi altri temi tendono a oscurare realtà molto più ricche e un potenziale geopolitico finora inesplorato.
Lo sviluppo economico è la superficie, ma la sostanza è costituita sia dall'evoluzione di una specifica cultura cinese, radicata in un patrimonio millenario sia dalla crescita di una vivace società civile, che emerge da una dura lotta contro la dittatura ma anche dalla realizzazione di libertà democratiche con caratteristiche peculiari. Se questo è un dato di fatto, il potenziale per un diverso atteggiamento geopolitico è intrinsecamente possibile, vale a dire il passaggio da “consumatore di sicurezza a fornitore di sicurezza”.
La sicurezza, da molti decenni, non riguarda solo forze armate e sistemi d’arma, ma comprende una varietà di questioni come la prevenzione delle crisi, la gestione della salute pubblica, le minacce ibride, la criminalità organizzata, i traffici illeciti, il terrorismo, il cambiamento climatico. In tutti questi campi Taiwan può fornire il proprio contributo positivo e distintivo come fornitore di sicurezza cooperativa e ciò implica che può avere il suo posto, formale o informale secondo le circostanze, all’interno delle aree dell’Indo-Pacifico, europea o anche transatlantica.
In questo senso la Repubblica di Cina-Taiwan ha tutto l'interesse ad allargare e approfondire il dialogo con l'Europa, di là dell’indispensabile rapporto con gli USA (come rilevato dal presidente Tsai), per rafforzare la stabilità e la pace oltre lo Stretto che la separa dalla Cina Popolare. Questo quadro più ampio è nell’interesse di diversi paesi, che vogliono cambiare il paradigma esistente Cina Popolare-Taiwan, in modo graduale, cauto e abile, senza inimicarsi Pechino.
L’Indo-Pacifico rappresenta una regione strategica complessa perché comprende quattro attori principali (Cina Popolare, India, Giappone, Russia e Stati Uniti) le cui relazioni sono tutt’altro che stabili, mentre le “sotto regioni” sono spesso coinvolte in rivalità e conflitti di lunga data, per non parlare di menzionare le questioni di sicurezza transnazionale.
Per quanto riguarda gli USA, nei giorni scorsi il segretario alla Difesa Lloyd Austin e l'ammiraglio Dong Jun, Ministro della Difesa Nazionale della Cina Popolare, si sono incontrati a Singapore per discutere anche delle relazioni di difesa tra i due paesi comprese questioni di sicurezza regionali e globali. Il segretario Austin ha rilevato l’importanza di mantenere aperte le linee di comunicazione militare-militare tra Washington e Pechino e confermato il proposito del presidente Biden e del presidente della cinese Xi Jinping, nel novembre 2023, secondo cui entrambe le parti riprenderanno i contatti e s’intende convocare un gruppo di lavoro sulle comunicazioni di crisi entro la fine dell'anno. Austin ha espresso preoccupazione per le recenti attività provocatorie di Pechino attorno allo Stretto di Taiwan e ha ribadito che la Cina Popolare non dovrebbe usare la transizione politica di Taiwan (parte di un normale processo democratico inviso a chi comanda a Pechino) come pretesto per misure coercitive. Il segretario americano ha sottolineato che gli Stati Uniti restano impegnati nella loro politica di lunga data con la “Cina unica”, che è guidata dal Taiwan Relations Act e ha inoltre riaffermato l'importanza della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan.
Il segretario ha chiarito che gli Stati Uniti continueranno a volare, navigare e operare, in modo sicuro e responsabile, ovunque il diritto internazionale lo consenta. Austin ha sottolineato l'importanza del rispetto della libertà di navigazione in alto mare garantita dal diritto internazionale, in particolare nel Mar Cinese Meridionale. Austin ha anche discusso della guerra tra Russia e Ucraina e del ruolo di Pechino nel sostenere la base industriale della difesa russa. Il segretario di Stato alla difesa USA ha inoltre espresso preoccupazione per le recenti provocazioni da parte della Nord Corea, compresi i suoi contributi diretti all’aggressione in corso da parte della Russia all'Ucraina.
La libertà di navigazione in alto mare, garantita dal diritto internazionale, appare la regione dell'invio della nostra portaerei Cavour (foto) nell'Indo-Pacifico per attività addestrative con i partner della regione. Si tratta di una novità importante per il nostro Paese nel quadro della crescente rilevanza e interconnessione dell'Indo-Pacifico con il Mediterraneo Allargato, area di prioritario interesse italiano.
Le politiche aggressive della Cina Popolare, sostenute da una crescita senza precedenti delle proprie Forze Armate, proiettano influenza in Africa, Medioriente e Balcani, e sono giudicate perlomeno come una sfida dai documenti strategici scaturiti dagli ultimi summit NATO e UE. I Paesi dell'Indo-Pacifico che fanno strategicamente riferimento all'Occidente, dal Giappone all'Australia passando per la Corea del Sud, chiedono maggiore cooperazione e presenza militare alleata nella loro regione mentre continuano a sostenere l'Ucraina. Quindi, un ruolo più attivo dell'Italia rispetto alla sicurezza internazionale e agli interessi nazionali, nel Mediterraneo, e non solo, è stato accentuato dal governo Meloni. In particolare, rispetto all'Indo-Pacifico, per la prima volta un importante programma multinazionale di procurement come il Global Combat Air Programme (GCAP) tra Giappone, Italia e Regno Unito, è stato ufficialmente approvato.
Inoltre, come indicato, la portaerei Cavour parteciperà a esercitazioni nell’Indo-Pacifico e si prevede anche una visita addestrativa in Giappone. Tale partecipazione potrebbe essere argomento in agenda quando, dopo sia la fine della presidenza del G7 sia le elezioni europee, a luglio il Presidente Meloni si rechera’ in visita a Pechino.
Le citate questioni di sicurezza particolarmente rilevanti, che possono avere implicazioni regionali e globali, sono state a centro del seminario di alto livello “La questione dell’Indo-Pacifico: sicurezza cooperativa e il libero scambio” organizzato a Roma (foto seguente), lo scorso 29 maggio, dalla NATO Defence College Foundation con il Chung-Hua Institution for Economic Research (CIER) di Taiwan.
Tra le conclusioni è emerso che la combinazione di situazioni cooperative può aiutare a mitigare e prevenire i principali rischi e minacce e che il libero scambio in una globalizzazione in evoluzione può creare stabilità politica e sicurezza economica nelle potenziali aree di cooperazione anche tra attori affini e non affini.
Foto: U.S. Navy / U.S. DoD / Marina Militare / NATO Defence College Foundation