Il progetto OTO AS 450

10/01/22

Nel luglio del 1942 il cantiere OTO di Livorno propose alla Regia Marina italiana il progetto di un’innovativa unità di scorta a prevalente vocazione antisommergibili ed antiarea. La relazione di accompagnamento era esaustiva e accompagnata da un bel modello, dimostrando che la ditta era molto interessata al suo accoglimento.

La proposta era per una “cannoniera di scorta” da 1.260 tonnellate, in grado di raggiungere la velocità di 24 nodi, e con un equipaggio di 8 ufficiali e 126 sottufficiali e marinai. Questo tipo di unità era mirato a sostituire integralmente, in compiti di scorta convogli, i cacciatorpediniere di squadra, in modo da poterli riservare a compiti di scorta delle unita maggiori. Nel contempo avrebbero poturo costituire un miglioramento delle pur ottime corvette Gabbiano in corso di costruzione.

Per permettergli l’espletamento ottimale di compiti di scorta era previsto un armamento particolarmente pesante e completo, con artiglierie composte da tre cannoni da 135/45, un calibro ritenuto necessario per affrontare i cacciatorpediniere nemici (nella foto seguente cannoni da 135/45 imbarcati sul Garibaldi negli anni '60), e sei da 37/54 (sostituibili con altrettanti impianti binati da 20). Per la direzione del tiro era prevista una torretta con telemetro da tre metri, un radiotelemetro GUFO, e due APG (Apparecchio di Punteria Generale, ndr) notturni.

L’armamento antisommergibili sarebbe stato basato su due scaricabombe multipli Gatteschi a 7 carrelli, dotati di 56 BTG da 200 kg nonché otto lanciabombe laterali a cartuccia di tipo tedesco con 48 btg da 180 kg, ed una torpedine da rimorchio. Per la scoperta era previso un ecogoniometro.

Per autodifesa l’unità sarebbe stata dotata di due tubi di lancio da 450 mm fissi subacquei, puntati in ritirata con quattro siluri, e due apparati nebbiogeni. Per contrastare i campi minati, l’unità avrebbe dovuto essere dotata di apparecchiature per il dragaggio in corsa.

Per assicurare una velocità di 24 nodi. con un autonomia di più di 15.000 miglia a 16 nodi, fu scelto un apparato motore diesel che del resto per i suoi rapidi tempi di approntamento rispetto a una motrice a turbina costituiva la scelta ideale per una unità di scorta. Da un punto di vista marinaresco, era stato disegnato un’alto bordo libero, che garantiva una buona tenuta al mare, ed erano previste quattro eliche e due timoni che nell’insieme davano una buona manovrabilità.

Possedeva una prua rinforzata con una contro ruota a sega che sostituiva lo sperone antisommergibili di cui molte unita di scorta erano dotate. Sull’unità erano previsti appositi ampi locali dotati di servizi igenici per accogliere naufraghi, prigionieri o truppa per una capacita massima di 200 uomini ed un attrezzata infermeria capace di 14 letti. Interessante novità era anche la previsione di una sistemazione fissa per il rimorchio, un’operazione a cui spesso le unità di scorta erano chiamate per il salvataggio di unità danneggiate. Il cantiere propose altresì un progetto per utilizzare tale scafo per una piccola nave passeggeri e, dei progetti per derivare dalle Gabbiano delle motonavi per il servizio fari.

Il progetto, abbastanza avanzato da essere provato alla vasca navale di Roma, descriveva un’unità moderna, innovativa per quei tempi. L’unico appunto che potrebbe essere rivolto fu l’adozione di cannoni esclusivamente antinave mentre più utili sarebbero stati dei cannoni a doppio scopo, anche più leggeri come i 90/50, con adeguate direzione del tiro. Non si sa nulla del contesto e del seguito che ebbe questa proposta però, dopo le prime 60 corvette, secondo alcune fonti, ne sarebbero dovute seguire altre dieci pianificate nel corso del ’43 (di cui le prime tre risulterebbero effettivamente essere state ordinate ai cantieri OTO di Livorno). In realtà, a causa dell’armistizio del 1943, le lavorazioni furono abbandonate.

Dato il tenore della relazione OTO che accompagnava il progetto, fu data particolare enfasi nel rimarcare la superiorità di questa futura classe rispetto alle corvette, facendo intendendere che fosse intesa a far sostituire, in toto o in parte, l’ordinazione di questa serie integrativa di corvette con unità di classe (e costi) superiore. Questo spiegherebbe la proposta di artiglierie di calibro insolitamente alto per un unità di scorta, di progetto e produzione della stessa OTO.

Questo progetto, per le note vicende armistiziali, non si concretizzò ma alcune delle sue linee di studio si ritrovarono nelle unità di scorta italiane che furono realizzate sino agli anni 60.

Gianluca Bertozzi

(articolo originariamente pubblicato su http://www.ocean4future.org)

Fonti:
Il progetto AS 450 di Erminio Bagnasco rivista storia militare n 7 aprile 1994
Le navi da guerra italiane 1940-1945 di Erminio Bagnasco e alii.