Nasce in Italia la figura del Soccorritore Militare

(di Tiziano Ciocchetti)
04/07/22

L’esperienza maturata sul terreno, negli ultimi due decenni, dal personale militare italiano impegnato nelle missioni all’estero ha evidenziato in modo incontrovertibile la necessità di poter disporre di operatori sanitari in grado di intervenire in tempi brevissimi.

Tale necessità è particolarmente sentita dai distaccamenti delle Forze Speciali che, proprio per la natura delle loro operazioni, agiscono in contesti isolati privi del supporto sanitario di cui invece si avvalgono, in genere, i reparti convenzionali (anche se ciò non fu possibile nel caso del lagunare Matteo Vanzan, deceduto in Iraq nel 2004, in seguito alle ferite riportate dalle esplosioni di colpi di mortaio da 60 mm).

Alcuni operatori del Comparto Speciale, infatti, vengono inviati negli Stati Uniti per frequentare il corso Special Operations Combat Medic (SOCM), della durata di circa un anno, presso Fort Bragg.

Esso è composto da fasi teoriche durante le quali gli operatori studiano specifici moduli di anatomia, fisiologia, patologia, clinica medica, farmacologia, medicina preventiva, ostetricia e CBRN (Chemical Biological Radiological Nuclear).

Gli allievi acquisiscono competenze specialistiche in diverse macro-aree come il Combat Trauma Management (CTM) e il Tactical Combat Casualty Care (TCCC), nonché nell’utilizzo di tecniche, strategie di diagnosi e procedure di soccorso alle vittime in contesti ostili.

Per dimostrare il loro apprendimento, gli operatori, devono sostenere 32 esami scritti, che una volta superati con successo, consentono l’accesso alla fase pratica, organizzata per livelli di difficoltà crescente: si parte con il conseguimento del brevetto BLS (Basic Life Support), ACLS (Advanced Cardiac Life Support), per poi passare all’addestramento specifico nella gestione di un ferito politraumatizzato, nel TCCC (Tactical Combat Casualty Care) e nel PFC (Prolonged Field Care).

Qualora il candidato riesca a superare tutte queste fasi e il test finale di “Special Operation Advanced Tactical Paramedic”, può accedere alla “rotation” o modulo ospedaliero, durante il quale l’operatore può lavorare nei Servizi Medici di Emergenza Statunitensi (EMS), ossia servizi di emergenza che trattano malattie e infortuni fornendo una risposta medica urgente e il successivo trasporto verso l’ospedale più vicino.

Il completamento del corso SOCM certifica gli studenti come National EMT (Emergency MedicalTechnician) e paramedico militare, abilita al BLS (Basic Life Support), al Pediatric Education for Pre-Hospital Providers e all’Advanced Cardiac Life Support.

Tuttavia la figura professionale del paramedico non è riconosciuta in Italia.

Per ovviare a questa lacuna (a seguito del Progetto di Legge del deputato di Forza Italia Matteo Perego di Cremnago) con Decreto del Ministero della Difesa, di concerto con il Ministero della Salute, viene stabilito che: “tenuto conto delle specifiche circostanze che caratterizzano le Operazioni Speciali e della necessità di garantire l’immediatezza e la continuità degli interventi di soccorso, è istituita la qualifica di Soccorritore Militare per le Forze Speciali, in possesso di titolo conseguito all’esito della frequentazione di appositi corsi di formazione, il quale può effettuare manovre di sostegno di base e avanzato delle funzioni vitali e per il supporto di base e avanzato nella fase di gestione pre-ospedaliera del traumatizzato”.

Va ricordato che il Combat Medic è comunque un incursore, il quale deve assolvere a tutti i compiti di combattimento assegnatigli all’interno del distaccamento operativo.

Foto: U.S. Air Force